La ricetta dell’Italia per la Siria, sanzioni e fornitura di armamenti ai ribelli?

L’ennesima testimonianza: il Vescovo di Aleppo in un incontro pubblico promosso dalla diocesi Ambrosiana, della Regione Lombardia e dal Centro Culturale di Milano, racconta gli effetti dell’embargo e il riaccendersi dei combattimenti.

di Patrizio Ricci – LPLNews24
Il Vescovo di Aleppo nell’incontro a Milano, descrive gli effetti dell’embargo (delle sanzioni ce ne siamo occupati nell’articolo ‘Le sanzioni ed il finto problema dei profughi’) e racconta del rinvigorimento dei combattimenti che sono coincisi con le rinnovate forniture di armi ai ribelli. E’ chiaro che la guerra di Siria è una guerra che per gli attori esterni ‘non va come deve andare’, perciò è una partita senza fine
, piena di colpi bassi e proibiti.Dalla testimonianza del Vicario Apostolico di Aleppo mons. George Abou Khazen, è emersa chiara l’urgenza di porre fine alle sanzioni contro la Siria che colpiscono soprattutto la società civile: la sospensione delle sanzioni sarebbe un provvedimento attuabile da subito (indipendentemente dal disaccordo tra le parti che impedisce la conclusione positiva dei negoziati).

Mons. George Abou Khazen non ha voluto dare accenti politici alla sua esposizione, ma inevitabilemnte ha descritto ‘l’altra guerra nascosta’, quella contro la  popolazione civile indifesa: gli effetti del conflitto sono infatti acuiti dalla svalutazione della moneta nazionale, dalla carenza di beni di prima necessità, dalla disoccupazione. Sono gli effetti di una guerra evitabile e di sanzioni, anch’esse evitabili. Ma tant’è: da cinque anni, i leader delle maggiori potenze mondiali riaffermano la propria vicinanza al popolo siriano e manifestano il desiderio di volere donare ai siriani un governo più democratico. Però, le decisioni intraprese nelle ‘riunioni al vertice’ non nascono da una preoccupazione buona ma da un atteggiamento sempre di più di parte.L’afflusso di armi donate in maniera sempre più massiccia all’opposizione armata (composte in gran parte da milizie che auspicano uno stato settario religioso) viene motivato dagli USA e dalla UE con la giustificazione di ‘riequilibrare’ i due fronti opposti. Questa motivazione è veramente offensiva per la ragione: una simile condotta pone il campo di battaglia in una ‘stasi’ diabolica, un lento logoramento degli antagonisti che passando per un inevitabile imbarbarimento del conflitto: va avanti fino alla definitiva distruzione sia dello stato che della società civile.
In definitiva, la comunità internazionale sta facendo affidamento solo sulle proprie risorse finanziarie e militari ed è solo interessata ad acquisire un certo controllo sulla Siria. L’embargo ad oltranza, che uccide tutti, finnchè non si giunga alla capitolazione senza condizioni, è sempre più simile all’assedio delle fortezze in epoca antica. Naturalmente, le sanzioni non dicono di avere motivazioni strategiche di questo tipo (vietate peraltro dalla Convenzione di Ginevra)  ma dicono di essere messe in atto ‘per far cessare le angherie del regime sulla popolazione civile e così proteggerla’. Ci accorgiamo però quanto questa sia un’affermazione falsa e continuamente contraddetta dalla realtà; per esempio, la contraddice la notizia dei 500 villaggi siriani in cui la popolazione ha chiesto ai ribelli di uscire dai centri abitati e di smettere di combattere e per ultima, la notizia della gente che rimprovera l’esercito siriano perchè non interviene contro i ribelli  (riportata da Zenit ieri ‘finita la tregua ricomincia la strage‘).Ma veramente c’è qualcuno ancora che crede che noi siamo ‘i buoni’? Beh, alla luce di quanto detto, il popolo siriano ha tutte le ragioni per sentire questa guerra, come una guerra beffarda  dell’occidente contro di sè.

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