Gli Stati Uniti prendono di mira i capi di al Nusra ma badano bene di lasciare intatte le sue forze

Il giornale online Almasdarnews riferisce che un frone Usa ha ucciso Abu Ibrahim Al-Tunisi, comandante di Fateh al-Sham (ex Fronte Al-Nusra). Abu Ibrahim Al-Tunisi è stato assistente del leader attuale del gruppo terroristico di Al-Qaeda, Ayman al-Zawahri. L’omicidio mirato è avvenuto nella città Aqirybat, nella campagna settentrionale Idlib. La notizia è stata confermata anche da altre fonti.

Almasdarnews riferisce che “nel solo mese di gennaio circa 50 appartenenti ad al Nusra sono stati uccisi da droni o da IED”.

Gli attacchi sono concentrati tutti nella zona di Idlib. Da queste azioni possiamo dedurre con certezza che quello che gli USA e i turchi stanno cercando di fare è incrementare l’influenza di Arhar Sham rispetto ad Al Nusra. Ricordiamo infatti che Arhar Sham è sotto l’influenza turca ed ha accettato i negoziati di Astana mentre al Nusra è esclusa, inoltre sappiamo che quest’ultima organizzazione è considerata una organizzazione terroristica anche dagli Stati Uniti (oltre che dalla Russia).

Entrambe le formazioni sono gruppi jihadisti e non differiscono come ideologia e fanatismo. La differenza è che al Nusra non ha voluto accettare i compromessi turchi. Infatti è dall’inizio dell’attività diplomatica intrapresa da Russia e Turchia sono cominciate le uccisioni di leader di al Nusra ed è stato colpito un centro di comando ad Idlib. Tutti i raid sono avvenuti a 50 km dal confine turco. Da questi episodi possiamo dedurre che il governo turco conosce benissimo la dislocazione delle installazioni di al Nusra (centri di comando, magazzini etc), la Turchia può contare su centinaia di informatori locali.

Perchè allora non si attaccano direttamente le forze di al Nusra? Siamo alle solite: se da un lato un attacco aereo massiccio è fattibile conoscendo dislocazioni, vie di rifornimento dalla Turchia etc., dall’altro lato si vuole proprio  evitare di indebolire il fronte ‘dei ribelli’ perchè altrimenti si favorirebbe l’esercito siriano.

Conclusione: non si abbandona la condotta di aiutare i fanatici estremisti jihadisti in funzione anti-siriana.

Intanto, da parte sua, il governo siriano conta su i conflitti sempre più accesi tra le diverse sigle ‘ribelli’ ad Idlib. Numerosi gruppi ribelli negli ultimi tre mesi si sono scontrati con il gruppo con Jund al Aqsa in Idlib e in alcuni casi si sono verificati scontri anche con al Nusra. Chi ne ha trovato giovamento dal caos generato e dal mancato coordinamento tra le forze ‘ribelli’ è l’esercito governativo che ha potuto riconquistare ad Hama il 75% dei territori precedentemente persi.
I ribelli a nord di Hama sono afflitti da mesi da conflitti crescenti e questa situazione è deliberatamente acuita dalle migliaia di estremisti provenienti dai territori liberati dall’esercito siriano che ha aumentato la confusione, culminata spesso in scontri cruenti, imboscate, uccisioni.

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