Perchè l'Europa delle regioni sarebbe il proseguimento dell'egemonia tedesca con altri mezzi

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Con l’esplosione della crisi catalana si parla sempre piu’ spesso del superamento dello stato nazione e di una transizione verso un’Europa delle regioni. German Foreign Policy mette in guardia dai facili entusiasmi: l’Europa delle regioni non è un concetto neutro ma un altro modo per portare avanti l’egemonia economica e politica tedesca all’interno dell’UE. Avremmo nel centro d’Europa un blocco omogeneo di regioni economicamente molto forti, collegate ad altre regioni ricche semi-periferiche, e i tedeschi continuerebbero ad imporsi. Ne parla German Foreign Policy con un articolo molto interessante.

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Martedì scorso sulla versione online del quotidiano Die Zeit è uscito un accorato appello per il superamento dello stato nazione. L’autore è lo scienziato politico Ulrike Guérot. Nella prima metà degli anni ’90 Guérot ha lavorato come collaboratrice del parlamentare della CDU Karl Lamers partecipando alla stesura del documento “Schäuble/Lamers”, incentrato sulla creazione di un nucleo piu’ stretto all’interno dell’UE. Successivamente ha lavorato per la Commissione guidata dall’allora presidente Delors, è stata poi consigliere per diversi Think Tank molto influenti (Deutsche Gesellschaft für Auswärtige Politik, German Marshall Fund, European Council on Foreign Relations), fino alla fondazione nel 2014 di un “Laboratorio Europeo per la Democrazia” presso la European School of Governance di Berlino. In passato è stata membro della CDU, oggi è molto vicina ai Verdi .[1]

“Regione etnica”

Già da molto tempo Guérot cerca di rivendere all’opinione pubblica tedesca un concetto politico nuovo fondato sulla dissoluzione dello stato nazione. Come lei stessa scrive, “lo stato nazione…scomparirà”.[2] Al suo posto in Europa entreranno in scena “tra le 50 e le 60 regioni”, ciascuna “con una propria identità”. [3] Nel suo piano fa riferimento al concetto di “regioni etniche”[4], cioè una comunità di popoli con una origine ben definita. Come scritto da Guérot, “fra le regioni etniche e gli stati non c’è corrispondenza”, come accade ad esempio in Irlanda o a Cipro. Ulteriori esempi sono le Fiandre in Belgio, il Veneto o il Tirolo. Le Fiandre e il Veneto sono 2 regioni ricche che si definiscono in termini linguistici ed etnici (“olandese” o “veneto”) e prendono le distanze dalle parti piu’ povere del paese, mentre il costrutto di lingua tedesca “Tirolo” comprende una parte del territorio nazionale italiano e austriaco. Guérot indica poi la lista delle regioni da liberare dalle catene dello stato nazionale, fra queste c’è anche la Catalogna. Anche il movimento indipendentista catalano, che sta portando avanti la sua battaglia per la separazione dalla Spagna, ha una connotazione ampiamente etnica. Cosi’ il movimento autonomista collabora con cittadini francesi che vivono fuori dalla Catalogna spagnola, che pero’ si considerano “catalani etnici”; nelle manifestazioni si urla; “né con la Francia, né con la Spagna, ma con la Catalogna”[5] .

Europa delle regioni

Secondo Guérot solo una “repubblica europea” in cui “le regioni hanno un ruolo di attore centrale e costituzionale” sarà in grado di salvare l’unione dai conflitti nazionalisti.[7] Per questo motivo le regioni dovrebbero unirsi per costituire una “seconda camera” nel Parlamento europeo – “un senato europeo”. Guérot ha chiarito piu’ volte che le competenze politiche dovranno essere nuovamente suddivise fra l’UE e le regioni. A tal fine sarà necessario costituire a Bruxelles un nuovo centro di potere per il controllo della politica militare ed estera, mentre le regioni avranno un proprio margine di azione economica da finanziare ad esempio attraverso la tassazione del commercio. Questo margine dipenderà in ultima istanza dalla forza economica delle rispettive regioni. Al di là della sua costituzione etnica, “un’Europa delle regioni” implica una riduzione di potere per le sue unità piu’ piccole. Guérot critica ad esempio il fatto che “l’UE è da un lato è formata da grandi regioni (come il Nordrhein-Westfalen) che in Europa non possono far sentire la loro voce, e dall’altro da piccoli stati (come il Lussemburgo o Malta), che invece lo possono fare”. Questa situazione dovrà cambiare. Malta ad esempio, in futuro, invece di essere uno dei 28 voti in seno al Consiglio Europeo, avrà un solo voto a disposizione fra i “50 e i 60 rappresentanti regionali” del “senato europeo”; non potrà piu’ in alcun modo opporsi al centro economicamente dominante dell’UE.

Stati Uniti d’Europa

Il concetto di Guérot ha dei precursori, sponsorizzati sia dagli ambienti legati ai servizi segreti del dopoguerra che dagli ambienti economici interessati ad una evoluzione in questo senso: sempre pero’ sotto il pretesto di una presunta democrazia regionale che invece serviva a coprire altri interessi. Guérot stesso prende ad esempio “i Federalisti Europei”, in particolare lo svizzero Denis de Rougemont. I “Federalisti Europei” sin dalla metà degli anni ’40 miravano alla costituzione degli “Stati Uniti d’Europa” in quanto spazio economico unico e baluardo di difesa dai piani di sviluppo del mondo socialista e dalle idee, all’epoca popolari, che anche in Europa occidentale proponevano un cambiamento radicale degli approcci economici. Per questa ragione i Federalisti Europei furono sostenuti economicamente e guidati prima dal precursore della CIA, allora chiamato Office of Strategic Services (OSS) e poi direttamente dalla CIA stessa.[8] Rougemont, uomo fidato della CIA e Federalista dichiarato, nel suo “messaggio agli europei” del 1948 lamentava che l’Europa “è bloccata da barriere che intralciano la circolazione dei prodotti” e a causa delle quali “c’è il rischio di un crollo dell’economia”; per questo “è necessaria una immediata unificazione” per “costituire la piu’ grande entità politica e la piu’ grande unità economica del nostro tempo”. Rougemont dal 1952 al 1966 è stato anche presidente del “Congresso per la libertà culturale”, anch’esso finanziato dalla CIA.

“Perdita di identità”

Alcuni concetti regionalisti sono stati portati avanti anche da Wolfgang Schäuble, con il quale Guérot nel 1994 ha collaborato per la stesura del documento Schäuble/Lamers. Schäuble nel 1979 è stato anche presidente della Arbeitsgemeinschaft Europäischer Grenzregionen (AGEG), una organizzazione che aveva come obiettivo quello di ridurre il ruolo dei confini in Europa. Gli interessi economici avevano in questo progetto un ruolo di primo piano, per questo motivo l’AGEG ha trovato degli importanti sostenitori nel mondo dell’industria tedesca. Nella “Carta europea delle regioni transfrontaliere”, redatta nel 1981 dalla AGEG, era scritto che “è urgente l’eliminazione delle barriere economiche e infrastrutturali in Europa”. Ad esempio è necessario “espandere e costruire nuovi centri di trasporto transfrontalieri combinati” e incoraggiare l’espansione delle reti energetiche transfrontaliere. Il concetto è stato esagerato con affermazioni come quella secondo cui l’Europa è emersa “da un patchwork di paesaggi storici”, in cui le frontiere hanno creato delle cicatrici “e una perdita di identità tra la popolazione”. L’attuale “effetto di blocco svolto dalle nazioni” deve essere ridotto se non abolito, è scritto nel documento redatto dalla AGEG sotto la presidenza di Schäuble [9].

Continuità tedesche

Fra i membri della AGEG e nei suoi immediati dintorni ci sono stati anche ex-funzionari nazionalsocialisti che hanno preso parte al piano di “razionalizzazione” delle aree di confine europee, fra questi Gerd Jans, ex-membro delle Waffen-SS in Olanda, il responsabile del “piano generale per l’est” (Generalplan Ost) Konrad Meyer, Hermann Josef Abs della Deutsche Bank, oppure come scrive il pubblicista Hans-Rüdiger, “Alfred Toepfer noto per i suoi tentativi di sovversione dei confini nazionali in Alsazia”. Minow in uno studio molto dettagliato ha descritto la continuità del progetto con i concetti nazionalsocialisti.[10]

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Supremazia tedesca

Guérot fa campagna per il suo concetto di regionalizzazione sostenendo che con lo smantellamento dello stato nazione “sarebbe finalmente possibile superare l’egemonia tedesca”. In realtà accadrebbe proprio il contrario. I grafici di Eurostat sulla distribuzione della ricchezza in Europa mostrano chiaramente in quali regioni si trova la ricchezza e quindi il potere economico. Si tratta di un blocco che ha il suo centro nella Germania meridionale e centrale, ad ovest si estende fino alle Fiandre e a una parte dell’Olanda, verso sud ad una parte dell’Austria e dell’Italia del Nord come ad alcune singole regioni nell’Europa del nord e dell’ovest. Un certo numero di queste regioni ha forti legami con la Repubblica Federale Tedesca o con altre regioni tedesche. Questo blocco chiaramente dominato dai tedeschi non avrebbe nessuna difficoltà a controllare una “Europa delle regioni”.

[1] Ulrike Guérot: Adorno liest man nicht am Schwimmingpool. blogs.faz.net 17.03.2015.
[2] Steffen Dobbert, Benjamin Breitegger: “Der Nationalstaat wird verschwinden”. www.zeit.de 03.01.2017.
[3] Ulrike Guérot: Europa einfach machen – einfach Europa machen. agora42.de 25.09.2017.
[4] Ulrike Guérot: In Spaniens Krise offenbart sich eine neue EU. www.zeit.de 10.10.2017.
[5] Morten Freidel: Die Brüder im Süden haben es besser. www.faz.net 08.10.2017.
[6] Hunderttausende kontern Unabhängigkeitspläne in Katalonien. www.zeit.de 08.10.2017.
[7] Ulrike Guérot: In Spaniens Krise offenbart sich eine neue EU. www.zeit.de 10.10.2017.
[8], [9], [10] Hans-Rüdiger Minow: Zwei Wege – Eine Katastrophe. Flugschrift No. 1. Aachen 2016

[11] S. dazu Die Ökonomie der Sezession (II).MmsiMJ5VtnE

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