Quella in corso in Siria non è una guerra contro Assad ma è una guerra contro il popolo siriano. E c’è un altro aspetto spesso trascurato: è in gioco la libertà del singolo, di ognuno di noi.
I media ripetendo in modo ossessivo che ‘la colpa è tutta di Assad’ non renderanno la cosa più vera ma le tecniche psicologiche messe in atto per sostenere questo messaggio ci attaccano quasi a nostra insaputa, puntando sulla nostra distrazione, ci suggeriscono le risposte per strapparci un consenso che altrimenti non daremmo conoscendo tutti i fattori in gioco.
Ed allora che fare? Ovviamente non basta dire la verità perché cambi qualcosa ma indubbiamente la verità è capace di farci vivere con dignità e consapevoli. Forse non possiamo avere il controllo dei nostri soldi o di fattori indipendenti la nostra volontà, però accogliere la verità è l’unica cosa che ci farà sentire realmente liberi, qualsiasi sia la nostra condizione.
Sulla guerra siriana le notizie dei media mainstream non rispondono mai alle nostre domande più vere. Si zittisce la parte avversa negandogli il diritto di parola e si usa come unica fonte quella dei ribelli anche se essa sostiene le forze in campo che sostengono l’islamismo radicale.
Nel mondo, ciò che ci ha preservato per decenni dalle guerre, non è la mancanza di violazione dei diritti umani ma bensì il principio di non ingerenza e il rispetto della sovranità degli stati. Solo in tempi relativamente recenti, dall’11 settembre in poi, questi principi sono stati cinicamente e pretestuosamente cancellati in nome del principio umanitario di intervento. Verrà sancita la dottrina ‘responsability to protect‘, l’ ispiratrice dell’intervento internazionale contro la Libia e di tutte le guerre.
E’ sotto gli occhi di tutti che il principio dell’ ‘intervento umanitario’ è diventato per la Comunità Internazionale niente più che un utile escamotage per aggirare i parlamenti nazionali e scatenare guerre non dichiarate contro paesi terzi, rei di soffocare sanguinosamente le ‘rivoluzioni di popolo’.
Non ci vuole molta fantasia per capire che con simili presupposti è facile mettere in atto delle messinscena e provocare quei moti di piazza che poi sistematicamente sono passati di mano a veri professionisti appositamente addestrati, pronti ad entrare in scena al momento opportuno.
Paradossalmente, la motivazione di tanto accanimento contro la Siria è da ricercare nell’atteggiamento laico della dirigenza siriana verso le minoranze e non nel regime repressivo. La Siria, invisa a Israele, invisa alle potenze regionali arabe (che mirano al predominio nell’aerea e ad un islam più ortodosso) rischia di cadere sotto i colpi inferti da una coalizione internazionale che ha innescato ed organizzato una guerra per procura, guerra indolore per i rispettivi paesi ma capace di annientare decenni di sviluppo e secoli di tradizione.
Ora però, come sappiamo, è arrivato il terzo incomodo, la Russia ed è per questo che le reazioni e le dichiarazioni sono quanto mai illogiche. Intanto continua la comica dei ribelli moderati ed ISIS: le grandi potenze sono più preoccupati per essi che per i due milioni di aleppini che oltre alla morte di sete subiscono quotidianamente i bombardamenti dei ribelli.
Vedremo nei prossimi giorni che insegnamenti vorrà darci chi è sempre dalla parte giusta della storia.
Patrizio Ricci – Vietato Parlare