Come già riportato da Notizie Pro Vita, a Vicenza si è consumato un vero e proprio delitto. Siamo di fronte ad una situazione agghiacciante a cui si stenterebbe a credere in una società che si ritiene “civile”. Una ragazza di 16 anni è stata costretta dal padre ad abortire nonostante lei non avesse la minima intenzione di farlo. In tre ore quel bambino ha cessato di vivere e con conseguenze tremende per la giovanissima madre. A nulla sono servite le disperate richieste di aiuto della ragazza. È inaccettabile che i tanto decantati “diritti” siano sempre difesi a spada tratta in maniera univoca: una donna ha il diritto di uccidere il proprio bambino ma non ha alcun diritto di preservarne la vita e di amarlo per il solo fatto che esiste, così come il bambino non ha alcun diritto di vivere. Viviamo in una realtà in cui per abortire si possiedono tutti gli incentivi possibili ma nell’eventualità di un ripensamento si devono anche pagare tutte le spese per gli accertamenti clinici di routine che si effettuano prima di entrare in sala operatoria.
Come mai un uomo arriva al punto di arrogarsi il diritto di decidere della vita o della morte del proprio nipote ritenendo l’aborto “il meglio” per la figlia? Tutto ciò ricorda molto il melenso e deplorevole “best interest” col quale hanno ammazzato Isaiah, Charlie e Alfie. Niente di più, niente di meno. Ciò avviene in primis a causa di una mentalità mortifera ormai giornalmente denunciata e in secundis perché le persone ormai si sono ridotte a semplici oggetti da possedere. Il fidanzato possiede la fidanzata (o viceversa) così come un padre (o una madre) sembra poter possedere il proprio figlio e di poterne disporre a piacimento solo per il fatto di averlo messo al mondo. Cari genitori, i figli non sono vostri oggetti, sono un dono. Un uomo e una donna possono decidere di cooperare o meno al miracolo della vita, ma quest’ultima va infinitamente oltre le possibilità dei singoli. La chimica, la biologia, la fisica e il mistero si mescolano assieme per dar luogo ad una persona (non un oggetto) unica e irripetibile, in grado di prendere posti di grande rilevanza nel mondo.
Ormai siamo innestati in una cultura tale per cui non molti sono in grado di ampliare i propri orizzonti e vedere a lungo termine ma, se ci si ferma un momento a riflettere, distruggere una vita equivale a distruggere tutto ciò che quella vita potenzialmente può dare al mondo qualora essa aderisse al bene e alla verità. Chi agisce in maniera così meschina come il padre di quella ragazza sta egoisticamente disponendo delle persone, non sta proteggendo il bene dei propri figli, non sta proteggendo la loro libertà, non sta difendendo la loro vita. Come fa lui a sancire che quello è un bene per la figlia? È lui a decidere ciò che è giusto e cosa no oppure le cose sono giuste o ingiuste indipendentemente dalle opinioni dei singoli? Quel padre non solo ha fatto uccidere suo nipote, ma ha assestato una coltellata mortale anche al ventre della figlia. E lo dico senza mezzi termini. Il ruolo del padre, protettore per eccellenza della propria famiglia, è stato vessato al punto da arrivare a questi paradossi. Quest’uomo avrebbe potuto guidare la figlia ad una sessualità bellissima e vera, sublimata nel dono della vita, invece ha preferito ricorrere alla morte per sopperire alla sua evidente e tremenda mancanza come figura genitoriale. Non lasciamo che questa storia cada nel silenzio e facciamola conoscere affinché tutti sappiano come in realtà è liberticida e omicida una legge come la 194.
Fonte: https://universitariperlavita.org/2018/06/14/aborto-best-interest-di-una-minorenne/
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