di Marco Tosatti.
Il prefetto emerito Cdf ribatte sulla piaga dell’omosessualità nel clero come causa degli abusi e respinge l’idea che la crisi sia causata dal “celibato o da presunte strutture di potere ecclesiale”. “Questi abusi non sono di potere, piuttosto, il potere viene usato per gratificare desideri sessuali disordinati. Fare chiacchiere sul clericalismo è un insulto alle molte vittime di abusi sessuali”.
Qualche settimana fa, in un’intervista rilasciata a Lifesitenews il cardinale Gerhard Müller, già prefetto per la Dottrina della Fede, aveva sostenuto un chiaro legame fra gli abusi e l’omosessualità nel clero; un elemento confermato dalle cifre, ma che né il Pontefice regnante, né le persone che lo attorniano sembra vogliano riconoscere.
Le parole del porporato avevano suscitato reazioni oltraggiate, specialmente fra i vescovi tedeschi, che pure si trovano a fronteggiare scandali e crisi relativi agli abusi, e un’emorragia continua di fedeli.
In difesa di Müller ha parlato qualche giorno fa il cardinale Walter Brandmüller – uno dei firmatari dei Dubia – dicendo che questa forte reazione “è strana”, dal momento che il cardinale Müller “ha semplicemente ripetuto ciò che si può leggere al riguardo nel Catechismo. Questo è l’insegnamento che è sempre e ovunque valido”. La Chiesa insegna che gli atti omosessuali portano alla perdita della grazia santificante in un’anima, ha detto. Una risposta così forte alle parole del cardinale Müller è per Brandmüller Il segnale di “mancanza di conoscenza” o di “opposizione all’insegnamento della Chiesa”. Aggiungeva: è “un sintomo allarmante della perdita della fede in Germania”. ” Ma chi ora pensa di non poterlo più affermare o confessare, dovrebbe essere onesto e non chiamarsi più cattolico”. commenta. Inoltre Brandmüller sottolinea che il suo confratello si è limitato a dichiarare i fatti: ha indicato che la maggioranza delle vittime di abusi sessuali da parte del clero sono maschi. “Per il bene delle vittime, dobbiamo prendere sul serio questi fatti e adottare misure di conseguenza” , ha concluso, come è stato fatto nel Codice di diritto canonico del 1917 per quanto riguarda le sanzioni canoniche imposte ai preti omosessuali.
E oggi è Müller stesso che risponde, con una dichiarazione scritta, diffusa da LifeSiteNews.
Müller rifiuta l’idea di colpevolizzare in generale gli omosessuali per la crisi degli abusi sessuali; ma insiste su un elemento: “Il fatto non può rimanere ignorato dal momento che più dell’80% delle vittime (degli abusi sessuali) sono di sesso maschile”.
Il cardinale tedesco respinge anche l’idea che la crisi degli abusi sia stata causata dal “celibato o da presunte strutture di potere ecclesiale” e sottolinea che “i criminali hanno commesso crimini omosessuali”. Quindi, questi abusi non sono “abusi di potere”, ma piuttosto, il potere viene usato per gratificare i propri desideri sessuali disordinati. Ricordiamo che in occasione dello scandalo McCarrick, e di altri che ne sono seguiti (come quello del braccio destro del card. Maradiaga) il Pontefice aveva accusato il “clericalismo”.
Müller afferma: “Tuttavia, quando un adulto o un superiore molestano sessualmente qualcuno che è affidato alle sue cure, il suo potere è solo il mezzo (anche se male usato) per la sua azione malvagia, e non la sua causa. È un doppio abuso, ma non si può confondere la causa del crimine con i mezzi e le occasioni per la sua attuazione al fine di scaricare la colpa molto personale del colpevole sulle circostanze o sulla “società” o sulla “Chiesa”.
Müller non addolcisce le parole, su questo punto: “Fare chiacchiere qui sul clericalismo o sulle strutture della Chiesa come causa (degli abusi sessuali), è un insulto alle molte vittime di abusi sessuali (fuori della Chiesa cattolica) da parte di persone che non hanno nulla a che fare con la Chiesa e gli ecclesiastici”.
Ecco qualche brano della dichiarazione: “Quando un ecclesiastico commette il reato di abuso sessuale di un adolescente, gli ideologi non esitano ad accusare i sacerdoti in generale o “la” Chiesa – in modo teologicamente disinformato. Questo è l’unico caso in cui è ancora permesso generalizzare in modo spericolato, e persino di presentare allegramente le loro fantasie di una colpa collettiva. Quando un islamista commette un atto di terrore, sono esattamente le stesse persone – con i loro ottusi pregiudizi contro il celibato e contro il disprezzato insegnamento morale della Chiesa – che assolvono l’Islam da ogni complicità e che – giustamente – difendono la maggioranza dei musulmani pacifici” .
Allo stesso modo in cui, non si possono rendere responsabili “gli” stranieri per il crimine di un individuo, così non si possono accusare “i” sacerdoti in genere per il crimine di una persona che appartiene anche a quella stessa professione”.
“Quando si analizzano gli abusi sessuali su minori commessi da ecclesiastici cattolici, non si può ignorare che oltre l’80 per cento delle vittime sono di sesso maschile. Nulla sarà reso migliore negando i fatti o vagamente insinuando che “gli” omosessuali – a chiunque si possa riferire in questo modo – siano ritenuti responsabili di tutti gli abusi sessuali, così come non ha senso ritenere responsabili “i” sacerdoti per esso come un gruppo”.
“Inoltre ciò non ha nulla a che fare con il celibato o con le presunte strutture di potere ecclesiale, ma, piuttosto, con il fatto che i criminali hanno commesso crimini omosessuali. Non esiste “l’omosessuale” come un tipo specifico di uomo, ma, piuttosto, esistono uomini con un’attrazione per lo stesso sesso – indipendentemente dalla valutazione morale degli atti omosessuali.
Le organizzazioni e le ideologie omosessuali non rappresentano gli interessi di quelle persone che affermano, all’interno della Fede Cristiana, l’insegnamento morale della Chiesa in questa materia. La testimonianza personale di un uomo impegnato, Daniel Mattson, e il suo libro altamente qualificato Why I Do not Call Myself Gay (San Francisco: Ignatius Press, 2017), è di gran lunga superiore a tutta la propaganda omosessuale e all’ipocrita orchestrazione dei cattolici “progressisti”. Tuttavia, l’arroganza con cui chi non segue l’ideologia omofila è esposto al disprezzo, come un subalterno omofobico (“Untermensch“), merita ora l’opposizione di ogni uomo giusto e retto”.
Fonte: La nuova Bussola Quotidiana
[ad_2]