Alcune considerazioni “fuori schema” sulla vicenda di Viktor Bout, indicato da tutti i media come ‘Lord War’

Quindi l’ex trafficante di armi Viktor Bout è stato scambiato con la cestista  Brittney Griner. La notizia, naturalmente è stata di quelle di prime time.

La stampa americana lo ha definito “l’uomo più pericoloso della terra” e il ministro degli Esteri britannico “il venditore di morte”. Bout, è un tizio come il protagonista nel film Lord War ( ha ispirato il film di “Lord of war” di Nicolas Cage), insomma è uno che ha venduto armi anche a tizi poco raccomandabili ed è stato al centro di traffici in Africa ed in tutto il mondo.

Tuttavia l’enfasi data dai media alla sua figura adotta ancora una volta il sistema dei due pesi e due misure: gli Stati Uniti hanno effettuato lo stesso tipo di attività in Siria, in Afghanistan e in Libia e hanno anche fornito armi a terroristi sudamericani, in altri termini: ovunque la politica statunitense lo consigliava.

Time è una delle poche pubblicazioni, forse l’unica che in questa occasione si fa una domanda seria: “In un momento in cui il trasferimento di armi e materiale richiede la nostra attenzione – perché è il fattore critico che deciderà il destino dei conflitti sulla linea di faglia dall’Ucraina all’Afghanistan – è sconcertante vedere gran parte dei media spacciare la stessa vecchia narrativa sui supercriminali che ha preso piede attraverso libri come Il mercante di morte di Stephen Braun e Doug Farrah prima del processo di Bout a New York nel 2012. I cattivi sono uomini neri“.

six della foto Brittney Griner, a dx Bout

È evidente che c’è molta ipocrisia: la verità è che vendere armi anche in zone di guerra (o a “terroristi”) può essere fatto legalmente, ma solo se a farlo sono entità rispettabili, imprenditori occidentali accreditati dai governi o gli stessi stati.

Quindi, per una maggiore comprensione della vicenda, è necessario porre le domande giuste. In questo caso quella cruciale è: Bout, ha agito a nome suo o anche in accordo con il suo paese? Probabilmente, visti gli sforzi per il suo rilascio da parte del Cremlino, è più plausibile la seconda ipotesi.

Ma veniamo ai fatti che hanno portato alla liberazione di Bout, o meglio, allo scambio del trafficante di armi con la cestista americana:

  • A metà degli anni ’90, sui media iniziarono ad apparire informazioni secondo cui la compagnia di Bout era coinvolta nel trasporto di armi. I “clienti” potrebbero essere governi o ribelli in Afghanistan, Angola, Togo, Ruanda, Liberia, Sierra Leone, nonché organizzazioni terroristiche internazionali.
  • Nel 1999, il quotidiano The Guardian riferisce che la flotta aerea di Bout trasportava armi e nel 2002 l’uomo d’affari è stato formalmente accusato.
  • Alla fine Bout diventa troppo noto e decide di limitare la sua attività solo in Russia, ma con un escamotage la DEA escogita una trappola in Thailandia.
  • Nel 2008, agenti americani della DEA arrivano ​​a Bangkok fingendosi combattenti delle Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (FARC). Quindi offrono a Bout di venire nella capitale thailandese, presumibilmente per concludere un accordo per l’acquisto di missili terra-aria. Bout accetta e vola all’incontro.
  • Qui l’epilogo della carriera di Bout. L’uomo viene arrestato in Thailandia nel 2008 e due anni dopo viene estradato negli Stati Uniti accusato di aver tentato di vendere armi a un gruppo terroristico colombiano.
  • Nel 2012 un tribunale federale degli Stati Uniti lo condanna a 25 anni di carcere. Booth non si è mai dichiarato colpevole. Washington rifiuta ripetutamente la richiesta di Mosca di espellerlo.
  • Alla fine di luglio, Washington, secondo i media, ha offerto a Mosca di scambiare Bout, che aveva già passato 14 anni in reclusione negli Stati Uniti. La richiesta americana era scambiare Bout con Paul Whelan, condannato in Russia per spionaggio, e la giocatrice di basket Greiner, che ad agosto era stata condannata a nove anni di carcere per traffico di droga. Come sappiamo, la Russia ha accettato lo scambio con la cestista.

Osservando le dinamiche che lo vedono coinvolto, Viktor Bout non appare esattamente come i media vogliono farlo apparire. In realtà ha fatto sempre gli interessi della Russia. Anche i suoi studi e la sua carriera appaiono più il percorso di formazione di un agente piuttosto che quella di un criminale comune. Nel suo curriculum spicca una laurea presso il leggendario Istituto tutto russo di lingue straniere, l’Istituto militare di lingue straniere, dal 1974 l’Istituto militare del Ministero della difesa dell’URSS, da cui sono usciti molti diplomatici, ufficiali dell’intelligence, combattenti del visibile e dei fronti invisibili, partecipanti a tutti i conflitti locali in cui la Russia è stata segretamente o apertamente coinvolta.

Probabilmente, Viktor Bout era al servizio diretto del governo russo ma non lo ha mai ammesso in tutti i 14 anni di detenzione, altrimenti presumibilmente avrebbe avuto uno sconto di pena. Questa può essere ‘una valida ragione per riportarlo a casa’ ed è da notare che il Cremlino ha scelto il suo nominativo piuttosto che due spie russe di nazionalità statunitense, che perciò rimangono in carcere.

In altri termini, Viktor Bout era un protagonista dell’influenza russa in Africa. Il fondatore della PMC Wagner , Yevgeny Prigozhin è arrivato lì sulle orme di Bout, ed allora gli interessi nazionali sono iniziati ad essere espressi pubblicamente.

Oggi, dopo i noti eventi del 24 febbraio, la produzione e la vendita nel settore degli armamenti si sono decuplicati e gli investimenti sono cresciuti esponenzialmente, trasformando gli stati in investitori per conflitti militari su larga scala in Asia, Africa e Sud America.

‘Investitori’ o ‘trafficanti di armi’, dipende dalla nazionalità, evidentemente…

VPNews

 

Patrizio Ricci

Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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