Aleppo sta morendo, strangolata dalle forze ribelli al governo di Damasco nell’indifferenza delle potenze, mediorientali e occidentali, che sostengono economicamente e finanziariamente la guerra contro il regime. Pubblichiamo dal sito “Ora Pro Siria”, che segue con particolare attenzione il dramma siriano e cerca di battersi per una soluzione di pace, una testimonianza drammatica.
Aleppo sta morendo, strangolata dalle forze ribelli al governo di Damasco nell’indifferenza delle potenze, mediorientali e occidentali, che sostengono economicamente e finanziariamente la guerra contro il regime. Pubblichiamo dal sito “Ora Pro Siria”, che segue con particolare attenzione il dramma siriano e cerca di battersi per una soluzione di pace, una testimonianza drammatica.
“L’ ASL e il Fronte al-Nosra, illusi, parrebbe, da una finta offensiva generale su Aleppo per deviarli da Homs, che era il vero obiettivo dell’esercito arabo siriano, tentano di punire la città del nord colpendola con violenza inaudita, combinando attacco militare e privazione dei beni essenziali. Da giorni, una pioggia di proiettili “silenziosi” si è riversata su Aleppo e dintorni, causando ingenti danni e numerose vittime che non possono essere curate negli ospedali svuotati dei medici, in cui i farmaci mancano palesemente e dove la mancanza di elettricità paralizza l’uso degli strumenti. Aleppo sta soffocando militarmente ma anche economicamente.
Dal momento che si prolunga la durata di questa guerra, ci son sempre meno prodotti freschi: non c’è più carne, non c’è più pane e quando i panifici lo producono il prezzo raggiunge 400 lire siriane al chilo; non ci sono più polli nè uova, il prezzo delle quali tocca £ 550 siriane per un cartone da trenta . Frutta e verdura sono diventati un lusso. L’elettricità è fornita con parsimonia. L’acqua così vitale, non arriva che per un’ora al giorno. E vi sono 36 gradi!
Questa scarsità creata dalla barbarie degli uomini ha bisogno di fondi e pesa come una doppia penalità sulla popolazione che priva dei beni di prima necessità, sottraendole pure i suoi ultimi spiccioli. Le banche private e perfino l’Istituzione ufficiale, non hanno più abbastanza denaro. La Banca nazionale non è più in grado di pagare gli stipendi.
Il fondo della miseria non è stato ancora del tutto raggiunto dal popolo aleppino, perché, per la prima volta, vediamo donne velate, da poco vedove, mettersi a fare il lavoro di tassista: veicoli privati o veicoli senza targhe, qualsiasi cosa. Altre donne sono impegnate nella vendita di benzina, atti inconcepibili fino a poco tempo fa, ma comunque accettabili rispetto a coloro che cercano di offrire il loro corpo per essere in grado di mangiare. Purtroppo le si vede di notte in cerca di opportunità. Recentemente, ho incontrato presso l’ospedale universitario una donna velata che aveva la sofferenza incisa sul volto. Nello scambio che abbiamo avuto, lei mi chiede se sono disposto a prendere il suo neonato da educare. Non son riuscito a trattenere le lacrime e le ho porto una moneta. Come affrontare la disperazione? I cristiani, che si pensava fossero al riparo da un tale declino sociale, stanno raggiungendo ad Aleppo livelli di miseria senza precedenti. Di notte, nei loro quartieri, le famiglie non esitano ad uscire tra la spazzatura in cerca di cibo. Come può il mondo tollerare questo ? La rivolta monta nel cuore degli abitanti del luogo. Anche i sostenitori del regime hanno minacciato di scendere in strada per protestare contro la condizione insopportabile a cui questa guerra barbarica li ha sottoposti. Rivolta contro il governatore e le autorità militari di Aleppo che non ascoltano abbastanza la popolazione, impegnando la forza delle loro reazioni agli assalti dell’esercito siriano libero e il Fronte al-Nosra.
Ma questa minaccia di proteste può essere attuata? Non ci sono forse abbastanza minacce adesso ad Aleppo? L’unica azione possibile, non è una minaccia; è un movimento controcorrente nella direzione della preghiera sincera; a casa, al riparo, perché la preghiera è l’opera di Dio in mezzo alla nostra confusione e l’opera di Dio non ha mai fatto del male”.