Alla Siria niente fa più male che la compassione accompagnata da un’assenza di giudizio

[su_heading style=”modern-2-blue” size=”20″ align=”left”]L’esigenza per la Chiesa, di una unità che parta dall’esperienza[/su_heading]
Nel caos della guerra siriana c’è anche un altro aspetto non di poco conto: occorre prendere atto che a fronte della commovente testimonianza di tanti suoi servitori fedeli, anche nella Chiesa stessa esiste una divaricazione quando si tratta di parlare di Siria. Infatti, la comunione con la chiesa siriana, totale quando si tratta di solidarietà per le sofferenze, si arena quando si tatta di discernimento delle circostanze.

E’ un fatto doloroso perchè sappiamo che quando la solidarietà non si trasforma anche in unità di giudizio, vuol dire che si è inincidenti sulle azioni della politica. E siccome i vuoti sono riempiti sempre da altri, ciò vuol dire che la chiesa cattolica che storicamente e vocazionalmente si è battuta sempre per la pace, sembra aver abbracciato il punto di vista della comunità internazionale dei paesi più ricchi .

[su_panel]L’impressione è quella di assistere a pronunciamenti antitetici: da una parte ci sono i religiosi ed i responsabili delle comunità cristiane in medioriente che dicono che è in corso una guerra di aggressione e che il governo difende i cittadini. Dall’altra, in alcuni ambienti ecclesiastici, la posizione è spalmata su una collocazione che vede l’attuale conflitto simile ad una catastrofe naturale dove non esistono responsabili e tutt’al più se i responsabili ci sono, c’è una corresponsabilità suddivisa in modo ‘equo'[/su_panel]

E’ come se il compito della chiesa non fosse anche quello di ‘non aver paura’ (Luca 12,32) e di rendere omaggio solo alla verità. Se la posizione del cristiano è sempre aperta al martirio va da sè che non di meno deve esserlo per la verità. Dovrebbero essere due cose inscindibili.

[su_heading style=”modern-2-blue” size=”20″ align=”left”]L’esempio dei martiri[/su_heading]

L’amore per i martiri dovrebbe, senza esitazione far capire che la verità non è un’opzione ma un obbligo insito nella fede in Cristo. In una parola, per noi cristiani dovrebbe essere improponibile  la posizione della Comunità Internazionale che non distingue l’aggressore dall’aggredito.

Tale posizione viene esplicitata soprattutto dai principali media cattolici ove ci si sofferma invece sul dolore, sui patimenti ma senza andare oltre.  E’ chiaro che certe dissonanze a volte esprimono anche una posizione problematica anche sul piano teologico. Non è infatti la solidarietà e l’amore per il prossimo il centro della nostra fede ma l’amore al Destino dell’uomo.

La chiesa in terra di Siria ha potuto sopportare prove così forti solo per vero amore al Destino dell’uomo che è Cristo. E’ per questo che si giustifica l’estremo sacrificio di tanti. Ma gli innumerevoli eroici episodi di carità fraterna e di dono di sé che tutte quelle comunità cristiane ci hanno offerto, non possono non interrogarci sul nostro presente e su quelle forze che vogliono fare ‘tabula rasa’ dei fondamenti della fede .
La nostra vita non è mai estranea a come ci concepiamo e come si concepiscono gli avvenimenti. Perciò, il compito dei pastori è anche quello di preservare la comunità cattolica italiana e mondiale dalla menzogna in atto.  Se ci si sottraiamo a questa responsabilità, siamo complici delle sue conseguenze.

[su_heading style=”modern-2-blue” size=”20″ align=”left”]Il tentativo coraggioso da sostenere[/su_heading]

L’aspetto più doloroso di questo atteggiamento e il più eclatante, è che alla giornaliera diffusione della narrativa di guerra si aggiungano i media controllati dalla Chiesa. Questo fatto è aggravato dalla circostanza che i vescovi siriani, nel corso degli anni del conflitto siriano hanno fatto letteralmente ‘spola’ in Italia per smuovere le nostre coscienze con la loro testimonianza.

Li abbiamo visti portare le loro testimonianze e richieste in Vaticano, nelle diocesi, nelle parrocchie, ed anche in Parlamento. Sì, sono venuti a portarci storie di vita vissuta di dolore e di innumerevoli storie di solidarietà fraterna ma hanno anche fatto appelli come quello di rimozione delle inique sanzioni.
Ci hanno sollecitato alla preghiera ma anche anche all’altro aspetto imprescindibile della fede che è una presa di coscienza dei fatti e se possibile, un’azione comune.

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