Negli ultimi giorni, il Metapneumovirus umano (MPV) è diventato protagonista di numerosi articoli e notizie che sembrano dipingere una situazione per certi versi, contraddittoria. Il tema, affrontato con toni a tratti allarmistici, solleva interrogativi non solo sulla reale pericolosità del virus, ma anche sulle dinamiche che sembrano guidare queste narrazioni.
A proposito di queste dinamiche, ci sarebbe molto da dire. Infatti, sembra che alcuni ambienti siano impazienti di replicare, almeno in parte, il disastro della gestione pandemica, che per alcuni ha portato grandi vantaggi. Peccato che, invece, il cittadino comune sia stato vessato in ogni modo, sia nella propria dignità che nella sua salute. Tanto che ormai sono numerosi i medici delle ASL e i medici di famiglia che, di fronte alle domande dei pazienti su nuovi disturbi di ogni genere – alcuni mai osservati prima con questa frequenza – non di rado ammettono l’evidenza di acutizzazioni di varie patologie e, a volte, l’esplosione di disturbi mai visti prima. Fenomeni così numerosi che non possono non sollevare interrogativi su una possibile correlazione con gli effetti di mutazioni genetiche o di altre conseguenze derivanti dalle iniezioni dei farmaci sperimentali.
Fatto questo ‘insight’ per inquadrare meglio il problema, sembra quasi che il tentativo di replica cerchi nuove coniugazioni:
1. Un virus “vecchio” ma ora al centro dell’attenzione
L’MPV è stato identificato nel 2001 e da allora non è mai stato considerato una minaccia significativa. Secondo alcune fonti (Sky TG24 link, Corriere della Sera link), i sintomi legati all’MPV sono generalmente lievi e autolimitanti, paragonabili a quelli di un comune raffreddore.
Tuttavia, i toni allarmistici di alcune testate (Il Messaggero link, Il Mattino link) parlano di ospedali sotto pressione e di un ritorno delle mascherine in Cina.
Ma come si concilia questa emergenza con le dichiarazioni delle stesse autorità cinesi, che descrivono l’MPV come un virus influenzale privo di reale pericolo (CGTN link)?
2. Una narrazione che si smentisce da sola?
All’interno dello stesso panorama mediatico italiano si trovano articoli che smentiscono l’allarmismo iniziale. Per esempio, fonti come Fanpage link rassicurano che non ci si deve aspettare una nuova pandemia, ma parlano di rischi per i bambini (ne parla anche l’edizione italiana di Scientific American, ma sembra più una precisazione prudenziale: “I sintomi comuni dell’HMPV, come naso che cola, tosse e febbre, sono in genere lievi. Tuttavia, i bambini piccoli, gli adulti anziani e le persone immunocompromesse possono essere a maggior rischio di malattie gravi”. “. Questo si traduce in un messaggio ambiguo: non siamo di fronte a una minaccia globale, ma si paventa un pericolo specifico per alcune fasce della popolazione.
Al contrario, la stampa internazionale (ad esempio The Guardian link e Washington Post link) sembra concorde nel minimizzare il fenomeno, definendo l’MPV come un semplice virus respiratorio.
In proposito, vedi anche l’edizione italiana di Scientific American che dice “I casi di un comune virus respiratorio chiamato metapneumovirus umano, o HMPV, stanno aumentando in diversi paesi asiatici, ma gli esperti dicono che la situazione non dovrebbe far temere una più ampia minaccia per la salute globale. L’HMPV rientra nello stesso mix di infezioni invernali come l’influenza e il virus respiratorio sinciziale (RSV), che spesso raggiungono il picco in questo periodo dell’anno nell’emisfero settentrionale (…)”. Anche se dice che nelle fasce più deboli (anziani e bambini) potrebbe generare casi più gravi. Ma onestamente questa sembra più una precisazione prudenziale , che una chiamata alla vaccinazione di emergenza.
3. Una strategia di marketing farmaceutico?
Un elemento che emerge con chiarezza in molte di queste narrazioni è il continuo riferimento all’assenza di un vaccino specifico. La sottolineatura ricorrente sembra quasi preparare il terreno per la percezione di un bisogno. Ed è qui che entra in scena una certa casa farmaceutica, che sta sviluppando un vaccino a mRNA contro l’MPV già dal 2019 (studio disponibile su PubMed link).
Gli studi preliminari sul vaccino sollevano alcune domande: durante i trial clinici, alcune reazioni avverse sono state registrate, ma dichiarate non correlate al trattamento. Per esempio, una paziente ha sviluppato un cancro al seno e un’altra la diverticolite (Trials link). Come interpretare questi risultati, considerando il limitato numero di partecipanti?
Un altro aspetto degno di attenzione è l’uso del vaccino su bambini piccoli (12-55 mesi), evidenziato nello studio presentato alla FDA link. Tre bambini sono stati ospedalizzati dopo aver ricevuto il vaccino, ma il trial non è stato interrotto. È sufficiente l’attuale normativa sui trial clinici per garantire sicurezza?
4. Domande aperte: cosa c’è dietro?
Di fronte a queste dinamiche, sorgono alcune riflessioni:
- Perché un virus noto da oltre vent’anni sta diventando improvvisamente una notizia globale?
- Quanto influisce la comunicazione dei media nel creare una percezione di emergenza, e quali interessi potrebbero esserci dietro?
- L’assenza di un vaccino è un argomento scientifico o una leva per alimentare una domanda artificiale?
- Siamo di fronte a un fenomeno sanitario reale o a una campagna di marketing mascherata?
Se qualcuno è ancora incerto nel formulare un giudizio definitivo sull’ultima emergenza pandemica, è utile considerare che nella storia recente non sono mancati episodi di manipolazione legati a presunte crisi sanitarie. Tra questi, il caso del Covid-19 si distingue non solo per l’insolita pressione esercitata dai governi verso la vaccinazione di massa con preparati sviluppati in tempi estremamente rapidi e con sperimentazioni limitate, ma anche per l’adozione generalizzata di misure autoritarie, giustificate dall’emergenza. A ciò si aggiunge la decisione di molte autorità di escludere o marginalizzare trattamenti farmacologici alternativi che avevano mostrato una certa efficacia, alimentando ulteriori interrogativi. Questo approccio sembra inserirsi in un progetto più ampio, in linea con un modello di società progressista-liberale, fortemente promosso proprio durante il contesto pandemico. In definitiva , il tutto è sembrato più un grande reset che una emergenza sanitaria. Del resto i vari slogan allora diffusi, sono stati molto eloquenti, come il “Ricominciamo meglio” di Biden o la “NextGenerationEU”in Europa, entrambi solo altamente evocativi di un cambio di rotta sociale e non solo circoscritti ad una emergenza sanitaria.
Non è la prima volta che il mondo si trova di fronte a situazioni in cui emergenze sanitarie sono state sfruttate – o addirittura alimentate – per fini economici. Nella storia recente, alcuni casi emblematici hanno evidenziato come l’allarmismo possa diventare uno strumento per spingere la vendita di farmaci o vaccini:
- L’influenza suina (H1N1) del 2009: La dichiarazione di pandemia da parte dell’OMS, accompagnata da previsioni di mortalità catastrofiche, portò molti governi ad acquistare ingenti quantità di vaccini e antivirali come il Tamiflu. Successivamente, emerse che la gravità dell’epidemia era stata sovrastimata, e diversi lotti di farmaci rimasero inutilizzati. Alcune indagini rivelarono che membri dei comitati consultivi dell’OMS avevano legami con le case farmaceutiche produttrici dei vaccini.
- La SARS del 2003: Sebbene fosse un virus reale e pericoloso, la narrazione mediatica contribuì a creare un clima di paura globale. Questo spinse alcune aziende farmaceutiche a finanziare progetti per vaccini e antivirali mai utilizzati, ma venduti come soluzioni “pronte” per una futura emergenza. Molte di queste ricerche si rivelarono infruttuose, ma i fondi pubblici vennero comunque spesi.
- La “crisi del papilloma virus” negli anni 2000: La campagna globale per la vaccinazione contro l’HPV venne accompagnata da narrazioni che enfatizzavano il rischio immediato di cancro cervicale, anche in contesti dove i tassi erano relativamente bassi. Molti studi criticarono il marketing aggressivo delle case farmaceutiche, che mirava a spingere vaccini non sempre adeguatamente testati, come Gardasil, poi soggetto a controversie per reazioni avverse segnalate.
- L’epidemia di colera ad Haiti nel 2010: Subito dopo il terremoto, diverse ONG e case farmaceutiche spinsero per l’acquisto e la somministrazione di vaccini contro il colera. Tuttavia, successive analisi dimostrarono che l’epidemia era stata causata da contaminazione ambientale legata a operazioni di soccorso, e non era risolvibile solo con i vaccini.
Lungi dal trarre conclusioni definitive, è fondamentale continuare a porre queste domande, mantenendo uno sguardo critico e aperto su come si costruiscono e si comunicano le emergenze sanitarie.