Analizzando l’andamento attuale del conflitto israelo-palestinese, emergono alcune dinamiche sorprendentemente complesse.
Inizialmente, la risposta dell’IDF ai combattimenti ha creato una finestra di 36 ore che ha permesso ad Hamas (che ha il supporto della popolazione e che quindi potremmo chiamare ‘forze palestinesi’) di espandere ulteriormente la loro presenza e il controllo territoriale.
Ciò è dovuto alla tattica di evitare scontri militari diretti, permettendo ai gruppi di manovra senza armamenti pesanti di avanzare verso est e nord-est di Israele, zone che sembrano destinate a essere teatro di importanti operazioni militari nei prossimi giorni.
Anche se non possiamo ancora affermare che Hamas abbia conquistato grandi città, è evidente che i palestinesi stiano mirando alle città israeliane entro un raggio di 30 chilometri dalla Striscia di Gaza, tra cui Ashkelon, Ashdod, Ofakim, Beer Sheva e Netivot, così come alcuni kibbutz situati entro un raggio massimo di 20 km dai confini della Striscia.
Ora, concentriamoci su alcune stranezze relative all’attacco di Hamas in Israele. Gli attacchi palestinesi hanno cambiato natura, spostandosi dalla modalità di scontri diretti a operazioni di sabotaggio e imboscate contro piccoli gruppi dell’IDF. Nonostante i tentativi di contrastarli con l’uso di aerei militari, queste azioni non hanno un impatto duraturo poiché le forze di Hamas sono in grado di sfuggire rapidamente utilizzando passaggi sotterranei e rifugi. L’IDF ha difficoltà a fermare questi attacchi a causa della mancanza di forze sufficienti e di un piano preciso di espansione.
D’altro canto, l’uso attivo di droni nomadi Sayyad (Zouari) da parte di Hamas è degno di nota. Questi droni sembrano essere utilizzati in quantità tali da consentire a Hamas di colpire numerosi obiettivi. La portata delle loro munizioni vaganti è sufficiente per colpire sia obiettivi civili che militari dell’IDF, rappresentando una minaccia potenzialmente pericolosa. Tuttavia, sembra che l’IDF non abbia ancora adeguatamente considerato questa nuova minaccia.
Da parte dell’IDF, permangono delle sfide. A cinque giorni dall’inizio del conflitto, l’IDF non è ancora riuscito a risolvere il problema degli attacchi missilistici contro le città. Molti siti di lancio palestinesi, anche se individuati, sono ancora operativi e utilizzati per lanciare missili non guidati a lungo raggio. Inoltre, da parte israeliana si sono verificate riduzioni significative nell’uso di droni d’attacco, con molti droni Hermes 900 impiegati solo per scopi di ricognizione. L’IDF non ha ancora preso il controllo di una zona di 30 km lungo il confine della Striscia di Gaza, il che potrebbe indicare un ritardo nei preparativi per l’operazione di terra.
Inoltre, è chiaro che Hamas non ha abbandonato i suoi piani di combattere in Israele, e l’effetto sorpresa sembra non essere completamente dissipato, con nuovi attacchi missilistici a lungo raggio che raggiungono Haifa. Inoltre, si nota il crescente ruolo degli Hezbollah libanesi nel conflitto, e nel prossimo futuro nello scontro potrebbero inserirsi altre fazioni regionali.
Infine, si evidenzia che Israele ha attualmente più truppe che equipaggiamento, e l’IDF deve affrontare nuove minacce come i droni e le contromisure contro i carri armati e gli elicotteri israeliani.
La situazione attuale richiede una comprensione approfondita e, a mio avviso, non si può liquidare semplicisticamente.