ASIA/COREA DEL SUD – Legge marziale, caos a Seoul. I Vescovi di Corea: “Yoon chieda scusa ai cittadini e si assuma le responsabilità di quanto accaduto”

L’articolo di Pascale Rizk illumina la complessa crisi politica in Corea del Sud, scaturita dalla controversa dichiarazione di legge marziale del presidente Yoon Suk Yeol. Una mossa che appare come un tentativo di proteggersi da una richiesta di impeachment, sostenuta da oltre 800.000 firme raccolte in pochi giorni, e da crescenti accuse di irregolarità nella sua gestione politica. A questa decisione, che ha ulteriormente polarizzato il Paese, ha risposto con fermezza la Chiesa cattolica coreana, richiamando il presidente alle sue responsabilità costituzionali e invocando il rispetto della democrazia:

di Pascale Rizk

Seoul (Agenzia Fides) – “Il comportamento del presidente Yoon, uomo falso, che nega ciò che esiste e afferma ciò che non esiste, non ci sorprende più. Ci chiediamo: come può ci si può comportare in questo modo?”.

Se il gruppo di 1.466 sacerdoti cattolici, inclusi cinque membri di alto rango del clero, si aspettava una riposta alla dichiarazione pubblicata una decina di giorni fa con la quale criticavano il Presidente per aver trascurato le sue responsabilità costituzionali, accusandolo di alimentare la divisione della società e chiedendone le dimissioni, questa non è tardata ad arrivare.

Alle 10 di ieri sera, infatti, il presidente Yoon Suk Yeol ha proclamato l’istituzione della legge marziale in diretta tv. Yoon ha affermato di voler proteggere la democrazia tramite la legge marziale per “sradicare le forze filo-nordcoreane e proteggere l’ordine democratico costituzionale”.

Alle 2 di notte, orario di Seoul, il voto del Parlamento ha revocato la legge con 190 voti su 300. Un voto reso possibile dall’arrivo nel palazzo dei parlamentari nonostante il blocco imposto dai militari.

Erano le 10 anche 44 anni fa, quando la repressione e l’opera dell’esercito sudcoreano sfociò nel massacro di Gwangju il 18 maggio 1980, quale risposta alla rivolta popolare dopo gli eventi del 1979 e 1980.

A stretto giro torna a farsi sentire la Chiesa cattolica. In una nota diffusa nella mattina di oggi, 4 dicembre, la Conferenza Episcopale Coreana afferma: “L’imposizione della legge marziale d’emergenza ieri sera deve aver tenuto molti coreani svegli durante la notte. A meno che non ci sia una necessità urgente, le procedure di governo e amministrative di uno Stato dovrebbero essere svolte in modo normale e dovrebbero essere note ai cittadini”.

La nota reca in calce la firma del portavoce della Conferenza Episcopale Coreana, Matthias Iong-hoon RI, attuale vescovo di Suwon – la seconda Diocesi più importante del Paese – che insieme alla delegazione Faith and Ministry (composta dal Consiglio nazionale delle Chiese in Corea NCCK di cui fanno parte, oltre alla Chiesa cattolica anche la Chiesa presbiteriana, l’Esercito della Salvezza, la Chiesa ortodossa, la Chiesa anglicana, la Chiesa di Dio e la Chiesa luterana, ndr.) aveva incontrato Papa Francesco in piazza San Pietro a Roma al termine dell’udienza generale di una settimana fa, il 27 novembre, per chiedere al Pontefice di pregare per la pace nella penisola coreana e di effettuare una visita a Pyongyang al momento opportuno per mediare pacificamente le relazioni fra le due Coree.

“Noi che confessiamo la nostra unità in Cristo, specialmente coloro che hanno vissuto la tragedia della guerra di Corea, preghiamo affinché le attuali tensioni non degenerino in una terza guerra mondiale e che venga stabilito uno stato di pace nella penisola coreana. Questo significativo incontro diventi un trampolino di lancio per la pace e l’unificazione della penisola coreana”, le parole della delegazione coreana dette al Pontefice sette giorni fa.

Tornando alla lettera diffusa oggi dai Vescovi cattolici, nel documento si legge: “Gli studiosi di diritto costituzionale sono concordi nell’affermare che la dichiarazione di legge marziale d’emergenza del presidente Yoon presenta molti problemi di legittimità procedurale. Sebbene lo stato di emergenza sia stato revocato a seguito di un voto parlamentare, è discutibile se la questione fosse abbastanza grave e urgente da giustificare tale dichiarazione, revocata dopo solo sei ore”.

“Molti chiedono al Presidente se sia stata una decisione giusta quella di dichiarare la legge marziale nel 2024, istituita solo durante il regime militare, quando non c’era alcuna invasione nemica esterna o minaccia visibile di guerra”, continuano i Vescovi, che nella parte finale si rivolgono direttamente al Presidente Yoon: “È imperativo che il Presidente si presenti personalmente al popolo per spiegare quanto è accaduto, scusandosi sinceramente con la popolazione e assumendosi la responsabilità del processo di dichiarazione e revoca della legge marziale. La nostra democrazia è stata costruita con grandi sacrifici. La Chiesa cattolica in Corea sostiene attivamente ed è solidale con il popolo coreano per salvaguardare la nostra democrazia, costruita con il sangue e il sudore di molte persone nel corso degli anni”.

“Chiediamo con forza al presidente Yoon Seok-yul e al governo di rispondere sinceramente alle richieste della Chiesa cattolica coreana e del popolo coreano”, conclude la lettera. (Agenzia Fides 04/12/2024)