Attualità

Attacchi agli impianti petroliferi sauditi: i droni dello Yemen provenivano dall’Iraq?

Come avrete sentito, la più grande struttura petrolifera dell’Arabia Saudita è stata colpita da missili da crociera yemeniti. Secondo le immagini di Digital Globe almeno 16 missili da crociera hanno colpito gli impianti sauditi.

L’attacco ragionevolmente è connesso con il conflitto yemenita, quindi l’autore è la resistenza ussita. Però – sul luogo di lancio di questo attacco – al momento si fanno molte congetture. In proposito in queste ore l’argomento viene discusso da esperti e analisti , alcuni dei quali sostengono che i missili possano provenire dal territorio iracheno.

La versione più lineare è quella  che gli ussiti hanno annunciato lo sviluppo di nuovi droni, quindi ciò ha permesso di superare almeno 800 chilometri partendo dalla base più vicina in Yemen. Ma – come già detto –  alcuni esperti ritengono che molti indizi parlino a favore della versione irachena, questa versione è avvalorata dal fatto che l’Iraq è due volte più vicino agli oggetti attaccati.

Nello stesso tempo, è chiaro che la versione ufficiale rimarrà l’attacco di droni dallo Yemen, poiché – al di là delle reazioni a caldo – nessuno vuole una escalation e il conflitto militare diretto. L’attacco ai campi petroliferi in Arabia Saudita ha già portato a un calo del 50% della produzione di petrolio nel paese e ad un aumento del 20% dei prezzi mondiali del petrolio e il ripristino della produzione nel regno non richiederà solo qualche giorno, ma settimane.

La Casa Bianca ha declassificato le immagini satellitari della raffineria di petrolio  attaccata ad Abkaik, che serve il più grande giacimento di petrolio di Gavar. Nelle immagini, è possibile vedere che gli oggetti volanti provengono da nord-ovest verso i serbatoio utilizzati per immagazzinare il petrolio e il gas associato. Mentre lo Yemen si trova – in relazione all’ impianto – a sud-est.

Questa però approfondendo sembra rivelarsi una versione semplicistica.  Di diverso avviso è infatti  l’analista Stefano Orsi – che seguiamo soprattutto per le sue analisi ed aggiornamenti sulla crisi siriana – secondo il quale i droni molto difficilmente possono provenire dall’Iraq:

[su_heading style=”modern-2-blue” size=”21″ align=”left”]Aggiornamento sul caso Aramco[/su_heading]

Ho dato una occhiata alle immagini pubblicate dalle agenzie con le prime foto da satellite che mostrano i punti dove i droni hanno colpito gli impianti, purtroppo non tutte sono chiarissime e si vede bene il punto di impatto , ma in queste si e si possono già avanzare delle ipotesi e valutazioni che chiariscono con sufficiente margine di sicurezza che l’attacco sia arrivato dallo Yemen e non come USA e media dicono dall’Iraq e meno che mai dall’Iran.
I fori come si vede sono posizionati ad ovest, i droni hanno seguito una traiettoria curva seguendo probabilmente alcuni punti di riferimento per allinearsi sui bersagli, hanno volato da sud fino a colpire gli impianti estrattivi di Khurais e gli altri hanno proseguito virando verso est fino a raggiungere i loro bersagli e colpendoli da ovest.


Queste traiettorie, sebbene possibili anche in caso di lancio da altre posizioni, divengono molto improbabili in caso di attacco da est, ovvero dall’Iran o da nord est ovvero dall’Iraq, in quel caso avrebbero volato sul mare e colpito da est i bersagli o da nord est al limite, non di certo da ovest in quanto avrebbero dovuto prolungare la loro traiettoria di volo rischiando di essere poi abbattuti.


Inoltre, e questo taglia la testa al toro, se fossero arrivati dall’Iran, avrebbero dovuto sorvolare la vicinissima base USA della 5° Flotta americana, 20 missili o droni armati chevolano sopra alle teste di tutto il sistema di difesa aerea USA senza essere ne visti ne individuati da radar o sistemi infrarossi, non so cosa sia peggio per loro francamente …


Le stesse forze yemenite avevano diffuso questo video nel gennaio di quest’anno, presentando proprio il modello i cui resti sono stati trovati dalle truppe saudite dopo gli attacchi.
https://www.yemenpress.org/…/video-combat-capabilities-of-…/


Quindi i droni potrebbero addirittura essere stati autoprodotti, sicuramente su progetto e conoscenza iraniana, ma gli Houti ne hanno le capacità.

(Stefano Orsi)

In tutti i casi sembra che all’Arabia Saudita non importi la base di partenza dei missili giacchè ha incolpato senza mezzi termini l’Iran.

Continua intanto la indecente indifferenza dei nostri media che descrivono la vicenda come un attentato terrorista, senza connetterla con la guerra in corso contro il popolo yemenita , peraltro non coperta minimamente.

Questa una nota dell’agenzia Parstoday:

PARSTODAY-“Dopo il raid contro gli impianti petroliferi di Aramco sui media italiani si parlava di più dell’accusa all’Iran che della guerra nello Yemen perchè nei media occidentali non se ne parla quasi della guerra in questo paese arabo,

infatti ormai è un tabù perchè il protagonista di questa guerra è l’Arabia Saudita che ha molti amici tra i proprietari dei giornali, delle televisioni e dei politici…”, Cosi’ Stefano Orsi, redattore della piattaforma SakerItalia e il SudEst.it a Parstoday sull’esplosione della compagnia petrolifera nazionale Saudi Aramco.

patrizio ricci by @vietatoparlare

Patrizio Ricci

Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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