Attacco incrociato al prof Orsini, ovvero come eliminare il pluralismo e la libertà di informazione

Media di intrattenimento e di istruzione unipolare

Ogni mattina, mentre faccio colazione, scorro le prime notizie sul cellulare. Devo dire che le news riferite in ‘prime time’ come principali, rispondono sempre più spesso al criterio di guadagnare visualizzazioni pubblicitarie, cercando quindi di trattenere sempre più il lettore sullo schermo dello smartphone, piuttosto che chiarire quanto prima possibile il senso dell’articolo.

Come se la cattiva pratica – ormai prevalente – non bastasse, noto che la maggior parte delle volte gli articoli sono di ‘istruzione‘, ovvero propongono una lettura dei fatti che puntualmente riflettono la posizione statale, ovvero quella che rispecchia la posizione dell’Unione Europea e dei grandi poteri intorno a cui ruota – in maniera apparentemente indissolubile – tutta la politica italiana.

Infine, ci sono gli articoli che agiscono come finestra di Overton su particolari argomenti. Sono quelli che tendono ad orientare su ciò che dovrà accadere e a costruire una opinione addomesticata su particolari decisioni statali che saranno prese in futuro. In questo caso, l’intenzione è trasformare la percezione di misure lesive i diritti dei cittadini, come misure positive o ineluttabili.

Ad esempio, è almeno più di un anno che viene legittimato ogni decisione governativa in tema di vaccini e pensioni. A piccoli passi, l’informazione prepara a nuovi interventi di austerità, come stamattina la ripresa del tentativo di trasformazione del TFR in quote da elargire insieme alla retribuzione ed ai versamenti integrativi presso enti privati etc.

Insomma, un quadro desolante quello dell’informazione italiana, totalmente asservito alle esigenze del potere aziendale e delle lobby.

Sostituire alla dialettica scientifica e politica il discredito personale: il caso del prof Orsini

A tema, oggi ho notato un attacco, che direi coordinato, fatto dal Foglio, dal Giornale e dal Corriere della Sera con il chiaro scopo di screditare il professor Alessandro Orsini. Ma ciò che mi ha particolarmente infastidito non è l’attacco stesso – questo è in conto nella normale dialettica politica – ma il metodo, esclusivamente basato sulla tecnica del travisamento dei suoi interventi ed indirizzato contro un dissenso efficacemente motivato.

Ciò che sorprende è la vacuità e l’inconsistenza delle argomentazioni, rispetto alle artiglierie:

– Nello specifico, il Foglio ha ritenuto di dedicare un articolo intero su una presunta gaffe, ove Orsini avrebbe tradotto male il nome di un giornalista americano, tale ‘Ampio’ che alla fine sarebbe stato correttamente “Broad”. Questo il titolo molto eloquente de il Foglio: “La gaffe di Orsini sul nome del giornalista “Broad” deve far vergognare tanta gente”, ove ‘tanta gente’ equivale a dire che Orsini dovrebbe vergognarsi. Infatti lo vien detto ancora più chiaramente in seguito: “Google translator che smaschera la millantata traduzione simultanea. Più che al sociologo, dovrebbero provare imbarazzo i tanti conduttori televisivi e le testate che in una situazione drammatica come la guerra in Ucraina hanno legittimato un personaggio simile”.
In questa circostanza (qui il video in questione), è molto importante precisare che il giornalista non si è soffermato affatto a commentare il contenuto del video di Orsini sul “Memorandum di Budapest” -molto più complesso, strutturato ed interessante -, ma ha sottolineato solo la presunta gaffe linguistica, ovvero il suo incartarsi nel traduttore automatico“, tralasciando completamente il contesto del suo intervento. Da qui è stato reputato coerente emettere una sentenza irrevocabile riguardo alla autorevolezza accademica dello stesso (che tra l’altro scrive libri, insegna e parla correntemente in lingua inglese).

– Stessa polemica sul Corriere della Sera “La gaffe di Orsini che si affida alla traduzione automatica: il giornalista “Broad” diventa “Ampio”” ed in un altro articolo Gramellini “Il servizio pubblico non può ignorare i limiti culturali di Orsini”, finalizzato alla sua eliminazione mediatica televisiva perché non conoscerebbe l’inglese.

– Lo stesso giorno, il Giornale ha canzonato Orsini in merito ad un video su YouTube in cui egli rispondeva ad alcuni psicologi i quali hanno affermato che egli – nei suoi interventi televisivi, – usa la gestualità delle mani “come arma”.  Orsini aveva però precisato come la sua replica fosse ironica, prendendo comunque spunto dalla vicenda per offrire un rapporto più personale con la sua community su YouTube, svelando alcuni aspetti della propria personalità ed esperienza di vita.
In definitiva, a tema del video era la sua passione per le arti marziali, ma soprattutto come questo lo avesse aiutato a radicare nella sua personalità il rispetto per gli avversari, cosa che evidentemente non trova riscontro nei suoi detrattori e calunniatori. Insomma tutto era chiaro. Ma ugualmente c’è stato qualcuno che ha trovato l’occasione ‘ghiotta’ per ironizzare e ricucire un artificioso fraintendimento sulla cosa.

La faziosità che traspare dal titolo dell’articolo del Giornale, è grande: “Le mie mani sono un’arma“. “L’ultima sparata di Orsini – Il professore-opinionista ha speso 21 minuti per un video dedicato alle sue mani, tra la teoria del conflitto e l’importanza del karate“. Poco è importato al giornalista che il professore – titolando il suo clip “le mie mani sono un’arma” (qui il video in questione) – abbia voluto solo ironizzare suoi detrattori e così incuriosire per invogliarne la visione del suo canale.

Orsini, da quando ha aperto il suo canale YouTube, ha già realizzato parecchi video in cui prende spunto dalle domande dei suoi followers su temi di politica internazionale e sull’informazione pubblica. L’intenzione è quella di poter offrire un contributo di pensiero più complesso, rispetto alla estrema semplificazione offerta dai media mainstream (con particolare riguardo al conflitto ucraino). La preoccupazione che lo ha portato a dar vita a questa iniziativa è l’offrire un utile contributo ad una società più libera, ove realmente il pluralismo di posizioni sia rispettato. Questo è il movente della inedita presenza di Orsini su YouTube, che ripete incessantemente. A fronte di questi fatti, ciò che preoccupa è che non cessa il fuoco di fila dei media mainstream, che attuano in misura ancor più smaccata l’opera di manipolazione, cercando di trasferire l’attenzione dai contenuti alla denigrazione personale.

E’ significativo che l’attacco coordinato al prof Orsini sia stato attuato con insolita tempistica, ovvero quando Orsini ha criticato l’editorialista del Corriere Massimo Gramellini nel video “Come Gramellini abbassa il livello culturale degli italiani: il paragone stupro-invasione di Putin”)la presidente della Commissione UE von der Leyen.

Ciò che l’informazione a senso unico cerca di fare – e non solo con Orsini – è evidentemente deformare, distorcere ed equivocare i contenuti delle voci libere ed evitare un confronto su taluni temi molto seri. L’obiettivo manifesto è quello di non entrare assolutamente nel merito dei contenuti e dei giudizi proposti, ma invece enfatizzare la sottolineatura di aspetti marginali e falsi, tesi a screditare l’avversario.

VPNews

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