Attacco israeliano su Damasco (anche su centri residenziali)

Ieri sera si è verificato l’ennesimo attacco missilistico israeliano su Damasco (vedi qui Almasdarnews), probabilmente in risposta ad un lancio di quattro missili partiti dal Golan – lato siriano su Israele (tutti neutralizzati da Iron Dome). Secondo AFP, “l’esercito israeliano ha dichiarato di aver preso di mira circa una dozzina di siti militari, inclusi magazzini e centri di comando militari”. “È stato molto intenso”, ha detto il portavoce Jonathan Conricus all’AFP. IDF ha dichiarato che l’obiettivo principale era un sito all’interno dell’aeroporto di Damasco.

Naturalmente sorgono molti legittimi dubbi sull’attacco dalla Siria su Israele. Evidentemente la motivazione della ‘risposta’ è sembrata più un pretesto: chi mai lancerebbe , da parte siriana, quattro missili terra terra quando è certa una reazione immediata israeliana ed assai più cruenta? Gli ultimi a farlo furono jihadisti in ricerca di intervento israeliano contro la Siria. Come ricorderete, anche in quelle occasioni Israele rispondeva mirando non sui jihadisti ma sulle truppe dell’esercito siriano, perché – diceva IDF – ” la responsabilità è sempre del paese ‘ospitante’. Naturalmente Tel Aviv diceva questo sorvolando sul supporto che essa stessa forniva ai nemici della Siria. Purtroppo sembra una barzelletta ma la cosa è drammaticamente seria, con decine di morti, feriti sofferenze e la popolazione allo stremo dopo 9 anni di guerra.

L’attacco israeliano di ieri sera è stato in parte intercettato dal sistema di difesa aerea siriano. Purtroppo però alcuni missili sono giunti a destinazione . Dalle esplosioni registrate, si deduce che è stato colpito almeno un deposito munizioni compreso tra le installazioni militari delle forze iraniane al Quds e le  installazioni militari siriane. Secondo il’agenzia statale SANA  ci sono vittime civili e feriti e le prime foto lo dimostrano. Testimonianze dirette dicono che è stata colpita anche l’area residenziale di Dahyat kudseia . Secondo fonti dirette sono morte tre persone della stessa famiglia. Invece, l’agenzia l’agenzia siriana SANA segnala due civili martirizzati. Le vittime sono confermate anche dall’agenzia AFP che riporta – citando fonti SOHR-    complessivamente 23 vittime, di cui 21 militari e due civili.

L’esercito israeliano ha dichiarato di essere pronto per vari scenari dopo che “ha preso di mira obiettivi ampiamente militari della forza iraniana di Quds e dell’esercito siriano nel territorio siriano”, secondo una dichiarazione ufficiale.

Nonostante questa ennesima aggressione che non tiene conto come sempre dell’avversario che dovrebbe essere comune – il jihadismo –  a mio avviso, la Siria ora deve portare avanti il suo interesse vitale con pragmatismo, pena la sua sopravvivenza. Solo se continuerà ad esistere conservando le sue peculiarità di tolleranza e laicità dello stato, potrà porsi positivamente nella regione. Ma ora tutti i progressi compiuti sono in gioco. Spero che si risponda alle aggressioni israeliane con lungimiranza. Adesso la Siria di tutto ha bisogno meno che un catastrofico conflitto con Israele.

Intanto è rilevante e significativo che stamattina i più importanti media italiani hanno riportato l’attacco Israele ma non l’attacco israeliano su Damasco. Segno di una informazione fortemente orientata che arriva anche alla censura, sottraendo elementi di giudizio alla pubblica opinione.

Il contesto dell’attacco israeliano.

Netanyahu dice da settembre e lo ha ripetuto ancora che «Non dobbiamo perdere quest’opportunità storica. Il primo atto del governo di unità nazionale sia l’annessione della Valle del Giordano».  La valle in questione si estende dalla città israeliana di Beit Shean, a nord, fino al mar Morto, a sud. Rappresenta, con i suoi 2.400 kmq di superficie, quasi un terzo della Cisgiordania, territorio palestinese occupato da Israele nella guerra dei Sei giorni del 1967. Secondo l’ong israeliana per la difesa dei diritti umani B’Tselem, vivono in questo territorio circa 65 mila palestinesi e 11 mila coloni israeliani.
Quindi la necessità di mostrare i muscoli e di catalizzare il consenso a suon di missili.

Mancano appena 24 ore allo scadere del mandato a Gantz per formare un governo in Israele (Gantz ha ricevuto il mandato il 23 ottobre, dopo che Netanyahu ha fallito nel suo incarico di formare un governo in seguito alle elezioni del 17 settembre). Il presidente Rivlin è perplesso sull’ipotesi di un governo di minoranza, spinge per l’accordo tra Likud e Blu e Bianco e ha convocato di nuovo Netanyahu e Gantz. Proprio mentre sono a colloquio con lui, però, Bibi sui social diffonde la dichiarazione citata che mostra a che cosa serve la svolta di ieri con la dichiarazione ufficiale del segretario di Stato Usa Pompeo sugli insediamenti. Da pro Israele a pro Netanyahu.
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