rompere la congiura del silenzio: Osservatorio sulle condizioni dei Cristiani nel Medio Oriente

terra-sanctadi Massimo Granata – fonte: appunti  
La visita di Papa Benedetto XVI in Libano, aveva a suo tempo attirato i riflettori dell’attenzione internazionale sulla situazione dei cristiani che vivono nella regione medio orientale, il cui numero si è ridotto considerevolmente in questi ultimi anni, ma l’impatto è durato poco . Certo uno dei fattori della diminuzione dei cristiani in questa parte del mondo è dato dal fatto che la radicalizzazione dei musulmani, guidata dalla proliferazione delle moschee wahabite, li ha resi incapaci di convivere con persone di altre religioni. Tuttavia, sebbene sia vero che i cristiani subiscono discriminazioni in alcuni paesi musulmani, sono più spesso la violenza e le guerre, come oggi in Siria e in Iraq, e le crisi economiche, non l’oppressione, che li spingono a rimpolpare i ranghi della diaspora. E pur tuttavia il silenzio sulle loro condizioni sui media occidentali è, per usare un facile ossimoro, assordante.
Ciò anche oggi mentre le drammatiche vicende della Siria, in primis, ma anche l’onda integralista che cresce in Egitto li vede in prima linea come candidati all’esodo dalle loro terre natali che, non dimentichiamolo, sono state le terre dove la fede cristiana ha visto le sue origini, dall’Egitto che ha dato rifugio a Cristo bambino, alla Palestina e al Libano che ne hanno visto la predicazione e la resurrezione, alla Siria che vide la conversione di S. Paolo, all’Armenia che vide la prima conversione di una intera nazione.
Come altre minoranze nel mondo, i cristiani mediorientali sono stati i primi a soffrire ogniqualvolta i loro paesi sono stati invasi da forze straniere o devastati da conflitti interni, e sono fra coloro che sono più colpiti in tempi di crisi economica.
[pullquote]Ciò anche oggi mentre le drammatiche vicende della Siria, in primis, ma anche l’onda integralista che cresce in Egitto li vede in prima linea come candidati all’esodo dalle loro terre natali che, non dimentichiamolo, sono state le terre dove la fede cristiana ha visto le sue origini, dall’Egitto che ha dato rifugio a Cristo bambino, alla Palestina e al Libano che ne hanno visto la predicazione e la resurrezione, alla Siria che vide la conversione di S. Paolo, all’Armenia che vide la prima conversione di una intera nazione.[/pullquote]
Più della metà degli 800.000 cristiani che risiedevano in Iraq prima dell’invasione americana del 2003 è fuggita. Tantissimi cristiani palestinesi, come i loro concittadini musulmani, sono stati cacciati dalla loro patria, e coloro che sono rimasti sono costretti a sopportare le difficoltà fisiche ed economiche della vita sotto l’occupazione israeliana. Decine di migliaia di cristiani libanesi sono fuggiti dai molteplici conflitti del loro paese, o hanno lasciato la loro patria per inseguire migliori opportunità economiche. Allo stesso modo,la Giordania ha perso circa il 20% dei suoi cristiani, sebbene la comunità cristiana giordana goda dei pieni diritti e dell’appoggio ufficiale delle autorità. E oggi tocca alle variegate comunità cristiane della Siria, ivi compresa quella caldea già profuga, valutare, nella disperazione, la dolorosa ipotesi di fuggire dalle propria terra.

Il cercatore di perle. Per una comunicazione nella verità

fonte: CulturaCattolica.it  – Autore: Mangiarotti, Don Gabriele Ci sono interessi che superano il particolare della vita individuale e privata. C’è, in noi, il desiderio che la società rispetti quei valori che fondano le ragioni personali del vivere. C’è il desiderio di influire sul modo di vivere, perché ci sembra che, seguendo il ragionamento di Kant, …

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In Africa c’è la piaga dei ‘bambini soldato’, ad Aleppo li chiamano ‘combattenti’

da La Perfetta Letizia, 6.4.13  autore Patrizio Ricci Il quotidiano britannico ‘The Telegraph’ ha diffuso, come tutte le principali testati on line, un video in cui, tra le rovine di Aleppo, nel quartiere Salahedddin, un bambino parla, seduto tra due ribelli siriani armati (uno è suo zio): un colpo di mortaio ha ucciso suo padre (combattente …

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I Vescovi: “forze oscure” operano per disarticolare Stati e istituzioni.

patriarca maronita, cardinale Béchara Raï
patriarca maronita, cardinale Béchara Raï

Il rischio di conflitti religiosi nelle possibili derive oscurantiste della Primavera araba in Siria
 “La crescita del fondamentalismo islamico minaccia i musulmani moderati, che sono la maggioranza”. “Fra incudine e martello i cristiani non hanno scelta”. Timori che il conflitto porti a inasprire l’antagonismo tra sunniti e sciiti libanesi.

da Asia News – 05/04/2013  di Fady NounLo slancio democratico della “primavera araba” nasconde sempre meno il rischio, almeno in Siria, della discordia confessionale, che minaccia di estendersi ad alcune regioni libanesi, e la possibile deriva oscurantista. Alla viglia della sua partenza per la Francia il patriarca maronita, cardinale Béchara Raï, torna a ribadire la sua presa di distanza da un fenomeno che aveva suscitato tante speranze.

“Forze oscure – ha detto in tono grave lunedì scorso, davanti all’ambasciatore francese Patrice Paoli – operano per disarticolare Stati e istituzioni, e cercano instancabilmente di accendere la ‘fitna’ tra le diverse confessioni religiose che, finora, coesistono pacificamente e questo, per ironia, in nome della democrazia e della ‘primavera araba’”.
Le riserve espresse dal patriarca nei confronti della rivolta araba, in particolare quella in Siria, chiaramente indicata dal capo della Chiesa maronita, sembrano essere state capite meglio di quelle che egli aveva indicato in occasione della sua prima visita nella capitale francese, nel settembre 2011.
In 18 mesi, in effetti, molte cose sono divenute più chiare sia per i libanesi che per i responsabili francesi. Questi ultimi, d’altro canto, non hanno appena deciso di rinunciare all’idea di armare l’Esercito libero siriano, nel timore che le armi finiscano nelle mani di gruppi fondamentalisti?
Per ciò riguarda la valutazione del patriarca, essa riguarda, a quanto sembra, sia i fondamentalismi jiahdisti di Jabhat al-Nosra, che consolidano la loro presa su alcune zone di conflitto in Siria, sia il fondamentalismo politico portato avanti dai Fratelli musulmani sul (cattivo) modello egiziano. Il fatto che egli parli di forze “oscure” può far pensare che questi gruppi siano manipolati.
“La Francia delle luci non sarà indifferente (…) di fronte alla crescita del radicalismo e del fondamentalismo e al proliferare di un oscurantismo rinforzato dalle contraddizioni politiche e dalle interferenze regionali e internazionali”, ha affermato il capo della Chiesa maronita, davanti all’ambasciatore Paoli. E ha chiamato la Francia, per laica che sia, alla “chiaroveggenza”, chiedendole di non ignorare il ruolo di “fermento democratico” che giocano i cristiani all’interno delle società arabe. “La crescita del fondamentalismo islamico minaccia i musulmani moderati, che sono la maggioranza. Essi rischiano di cadere nel pensiero fondamentalista, se i cristiani perdessero la loro presenza effettiva e la loro influenza benefica all’interno delle società arabe”.

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… fermati o sequestrati?

Nei giorni scorsi i media italiani hanno specificato che i 4 giornalisti Italiani spariti in Siria sono nelle mani della formazione paramilitare Jabhat al-Nusra.L’organizzazione è nella black list dei terroristi islamici dagli USA, è un ramo di al-Qaeda in Iraq – un gruppo costituito da jihadisti sunniti islamici. Conta circa in Siria circa 6.000 uomini …

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La persecuzione contro il cristianesimo in Europa

  La Bandiera Svizzera e le vacanze pasquali in Belgio. Ormai l’Europa sta cadendo in basso, perdendo la sua identità nel peggiore dei modi: viene scambiato il dialogo, con il permissivismo rincarato con una buona dose di relativizzazione culturale. Gli islamici protestano in Svizzera a causa della bandiera: la quale porta nel sottofondo rosso una …

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Gregorio III: “Una dittatura della stampa sulla crisi siriana”

Résistance.fr, 9 maggio 2012 (trad. Ossin) fonte OSSIN

Gregorio III: “Una dittatura della stampa sulla crisi siriana”
Capitaine Martin

“Non c’è più rivoluzione, non ci sono più manifestazioni. C’è solo del banditismo e il mondo intero si rifiuta di riconoscerlo”. Queste parole non sono state pronunciate dal presidente siriano Bachar el-Assad, né da qualcuno dei suoi ministri, e neppure da qualche membro di uno dei governi arabi che sostengono il regime, ma dal patriarca della Chiesa greco-cattolica melchita, con sede a Damasco.

Il prelato non è ricorso ad espressioni ambigue per descrivere lo stato attuale delle crisi in cui è piombata la Siria: “alcuni stranieri sono entrati nel paese e hanno anche cominciato a colpire i cristiani, che sono stati costretti ad abbandonare Homs, data la pericolosità della situazione”, ha spiegato il patriarca che non ha nascosto una certa insoddisfazione di fronte all’atteggiamento del Vaticano, a suo avviso troppo morbido. Gregorio III se l’è presa poi con la stampa europea con la quale ha avuto dei contatti nel corso della sua recente visita nel Vecchio Continente, per raccontare cosa stava succedendo in Siria. “Io non giustifico il regime, come ho sentito dire in Francia, ma affermo una realtà. I giornali sono stereotipi, hanno delle fonti uniche e non sono disposti ad ascoltare nessuno, nemmeno me”, ha sostenuto il prelato che non ha esitato a  parlare di una vera e propria “dittatura della stampa al servizio degli Stati Uniti”. Il patriarca ha anche raccontato un aneddoto capitato al nipote di un vescovo che lavora a Dubai (Emirati Arabi Uniti) e che, un giorno che si recava al lavoro, ha sentito dietro di sé un uomo che diceva di trovarsi ad Homs mentre le truppe del governo stavano dando l’assalto alla città, uccidendo donne e bambini.

“Si parla di complotto, ma è ben più grave di questo: c’è una volontà internazionale di recare danno alla Siria”, ha affermato ancora Gregorio III chiedendosi anche come sia possibile che alcuni Stati intendano cambiare in pochi mesi “un regime che ha fatto tanto per il suo popolo”, mentre questi stessi Stati non riescono a mettere fine al conflitto israelo-palestinese. “Nessuna sanzione è stata varata contro le colonie israeliane , ha aggiunto, nonostante siano illegali. Tutti lo sanno ma nessuno fa niente”.

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