Rapiti due cooperanti di una Ong tedesca in Pakistan: uno è italiano

Il sequestro è avvenuto nella provincia orientale pakistana del Punjab di Patrizio Ricci Un cittadino italiano e uno olandese, entrambi collaboratori della ONG tedesca Welthehungerhilfe, sono stati rapiti ieri negli uffici dell’organizzazione. I due cooperanti lavoravano per la ricostruzione dei danni causati dalle disastrose inondazioni avvenute l’anno scorso in Pakistan. Il sito dell’emittente pachistana Geotv …

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La mancanza di unità tra i cristiani impedisce un annuncio più efficace del Vangelo

Città del Vaticano (Agenzia Fides) – “Da quando il movimento ecumenico moderno è nato, oltre un secolo fa, vi è sempre stata una chiara consapevolezza del fatto che la mancanza di unità tra i cristiani impedisce un annuncio più efficace del Vangelo, perché mette in pericolo la nostra credibilità”. Lo ha sottolineato il Santo Padre …

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L'invadenza del Quatar in Libia

[youtube jt6fypfzUjc] fonte: Time World: Il ruolo del Qatar è stato fondamentale durante i primi giorni della rivoluzione. Ha guidato lo sforzo della Lega araba per sollecitare le Nazioni Unite per stabilire una no-fly zone in Libia. La risoluzione ha aperto la strada per la campagna aerea della NATO che ha trasformato le sorti della …

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Quando nell’Inghilterra «riformata» frati e preti cattolici venivano squartati vivi

http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=42018 di Francesco Lamendola – 18/01/2012 Se si chiede a uno studente medio italiano (“medio” non nel senso che frequenta la scuola media, ma nel senso della preparazione, della maturità e della capacità critica), anche di livello universitario, che cosa gli facciano venire in mente espressioni come Riforma e Controriforma, nove volte su dieci, crediamo, …

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New York: E' il cristianesimo. Semplice

  da Sussidiarionet: “Christianity is easy”, scandisce don Julián Carrón, sfidando senza timore ogni insidia linguistica o culturale. Easy non è certo sinonimo di  “facile”, “leggero”, “rilassato”:  vuol dire invece che il cristianesimo è “immediato”, “diretto”, “ragionevole”, “autentico”. La platea del New York Encounter, in ogni caso, capisce “facilmente”. Mentre il presidente di Cl parla scorrono …

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Costa Concordia, i rischi ambientali per l'Isola del Giglio

L’imbarcazione è affondata in un’area protetta e non è solo il carburante a minare la sua sicurezza. Ci sono anche lubrificanti, vernici, sostanze clorurate e amianto fonte:  web magazine Wired – ( autore  Chiara Di Martino): Costa Concordia, si teme l’emergenza ambientale: al dramma delle vittime e alla preoccupazione per i feriti, si aggiunge l’allarme …

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Concordia, comandante nega l’avaria e fugge E a lanciare il mayday è una passeggera

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costa concordia

da il Fatto Quotidiano

La Procura di Grosseto accusa Francesco Schettino, capitano della Concordia, di avere abbandonato la nave molto prima che i passeggeri fossero tratti in salvo. Ilfattoquotidiano.it è in grado di ricostruire i movimenti e i contatti del comandante in fuga: “Lo chiamò la Capitaneria intimandogli di tornare a bordo, ma non ne volle sapere”

Si porterà per sempre appresso due nomi la tragedia dell’isola del Giglio: uno è Concordia, il nome della nave, l’altro è Schettino, nome di battesimo Francesco, campano, l’uomo fermato dai magistrati e ritenuto il responsabile numero uno di quanto accaduto venerdì notte: è stato lui, secondo la Procura, a dirottare la nave verso la costa, lui che si è avvicinato troppo, lui che ha abbandonato i passeggeri e l’equipaggio al loro destino.

Il fattoquotidiano.it è in grado di ricostruire tutto quanto avvenuto quella maledetta sera che, fino a oggi, ha restituito cinque cadaveri e un milione di incertezze.

Il mayday mai dato. “Costa Concordia, tutto ok?”. “Sì, Compamare Livorno, solo un guasto tecnico”. “Costa Concordia, siete sicuri che è un guasto tecnico. Sappiamo che a bordo ci sono i passeggeri con i giubbotti salvagente”. “Compamare, confermiamo: è un guasto tecnico”. E’ andata più o meno così, secondo le testimonianze raccolte dal Fatto.it e secondo le prime ricostruzioni della Guardia costiera, la conversazione tra la plancia di comando della Costa Concordia e la sala operativa della Capitaneria. Anzi, bisogna dire piuttosto tra la Capitaneria e la Concordia, visto che sono stati i militari della guardia costiera a chiamare la nave. Chissà quanto avrebbero atteso ancora a chiedere aiuto, se non fosse stato per una signora pratese a bordo.

L’allarme? Lanciato dalla passaggera. Atterrita, ha chiamato la figlia a casa, dicendo di trovarsi all’interno della nave, che si stava già inclinando, in un locale in cui era buio pesto e con addosso il giubbotto salvagente. La figlia ha chiamato la Capitaneria di Savona perché la madre aveva detto che era nel tratto tra Civitavecchia e il porto ligure, ma la sala operativa non sapeva niente. Così la telefonata successiva è stata ai carabinieri di Prato che hanno contattato i colleghi di Livorno. E hanno coinvolto la Capitaneria di Livorno che si è messa “a caccia” della nave Costa grazie al cosiddetto ‘Ais’ (Automatic Identification System), il sistema tecnologico di identificazione navale.

“Solo un guasto”. Dalla sala operativa livornese hanno dunque chiamato a bordo del Concordia. “Problemi?”, hanno chiesto. Dall’altra parte hanno risposto che era solo un guasto tecnico (e siamo già alle 22 passate, almeno un quarto d’ora dopo la collisione contro gli scogli secondo gli orari della Procura). Ma il militare della Capitaneria è vispo, sente che qualcosa non torna: un guasto tecnico e i passeggeri hanno il salvagente? Meglio chiarire: scusate, Concordia, ma allora perché i passeggeri hanno il giubbetto? Dall’altra parte, di nuovo la stessa risposta: confermiamo, guasto tecnico. Una risposta che hanno sentito anche i finanzieri della prima motovedetta arrivata in assoluto sul posto, appartenente al Reparto aeronavale delle fiamme gialle di Livorno. “All’inizio dalla nave hanno detto che si trattava di un guasto tecnico, senza specificare la natura – racconta il tenente colonnello Italo Spalvieri, comandante del reparto – Successivamente hanno chiesto all’equipaggio della motovedetta di poter agganciare un cavo in modo da essere trainati, ma era come chiedere a una formica di spostare un elefante”. Dopo circa 20 minuti, spiega Spalvieri, hanno dato l’ ‘abbandono nave’, il segnale per l’evacuazione.

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