Benedetto XVI e la parabola storica della ragione (Benedicto XVI y la parábola histórica de la razón)

ANCORA OGGI MOLTI CATTOLICI SONO ORIENTATI CHE LA RELIGIONE CATTOLICA È TRASCENDENZA E NON IMMANENZA, questo è il male che da secoli è stato fatto dal pensiero illuminista  e ateo che ha colpito anche a volte il corpo della chiesa stessa, tutto il pontificato di Benedetto XVI cerca di correggere questa mistificazione per tornare a Cristo presente:

fonte Digital Pages articolo Carbajosa Ignacio, responsabile di Comunione e Liberazione in Spagna 20/04/2010

250px Pope 13 march 2007Il pontificato di Benedetto XVI, esemplificato nel discorso di Regensburg, ha segnato una pietra miliare nella parabola della ragione descritta negli ultimi tre secoli, nella cultura occidentale. L’Illuminismo ha iniziato un programma di radicale separazione della ragione e della fede che, nel tempo, relegato a credere e le religiose nel regno dell’irrazionale, o almeno a-razionale. Agli occhi del movimento illuminista, la Chiesa cattolica è stata un ostacolo alla conoscenza di che sembrava solo sbarazzarsi. Ma la ragione è chiamata ad essere aperta a tutta la realtà, compreso il suo significato, in modo che l’esclusione della domanda religiosa è una “autolimitazione moderna della ragione”, come Benedetto XVI ha chiamato. Paradossalmente questo cammino storico ha portato a un “pensiero debole” che il postmodernismo ha abbandonato, in pratica, la ragione.

Nella nostra società questa negligenza è particolarmente evidente. Nel dibattito pubblico in nome la libertà di ciascuno, sono stati “estesi i diritti”, ma pochi hanno aderito alla ragione. Il discorso del papa a Regensburg, conclude questa parabola storica. E ‘paradossale che, all’inizio del XXI secolo è stato proprio un Papa che chiama l’Occidente di “avere il coraggio” di “espandere il concetto di ragione”. E questo invito è a sua volta fondamentale per la presentazione di oggi il cristianesimo, come “non agire secondo ragione è contrario alla natura di Dio”.

originale in spagnolo:

El pontificado de Benedicto XVI, ejemplificado en el discurso de Ratisbona, ha marcado un hito en la parábola histórica que la razón ha descrito en los últimos tres siglos en la cultura occidental. La Ilustración partió con un programa de separación radical de razón y fe que, con el tiempo, relegó el creer y el hecho religioso al campo de lo irracional o, al menos, a-racional. A los ojos del movimiento ilustrado, la Iglesia católica constituía una rémora para el conocimiento de la que parecía justo desembarazarse. Pero la razón está llamada a ser apertura a la realidad total, incluyendo su significado, por lo que la exclusión de la pregunta religiosa representa una “autolimitación moderna de la razón”, tal y como la ha llamado Benedicto XVI. Paradójicamente este recorrido histórico ha desembocado en un “pensamiento débil” que en la posmodernidad ha abandonado, en la práctica, la razón.

En nuestra sociedad española este abandono resulta especialmente evidente. En el debate público se alude a la libertad de cada uno, a “ampliaciones de derechos”, pero pocos se atienen a la razón. El discurso del Papa en Ratisbona, culmina esa parábola histórica. Es paradójico que a principios del siglo XXI haya sido precisamente un Papa el que llame a Occidente a “tener el coraje” de “ampliar el concepto de razón”. Y este llamamiento es a su vez decisivo para la presentación del cristianismo hoy, ya que “no actuar razonablemente es contrario a la naturaleza de Dios”.

 

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