Bibbiano, chiusa l’inchiesta: 26 indagati, 108 capi di imputazione

NUOVI ORRORI sui bambini rapiti per essere affidati a coppie LGBT: spettacoli hard, peni di gomma ed effusioni gay. Confermata la condivisione di iniziative per la difesa dei diritti lgbt anche sugli affidi a omosessuali.
Impressionanti consonanze con i progetti di educazione sessuale e gender promossi dalla Sanità della Regione Emilia-Romagna. Vedere anche: https://www.ilrestodelcarlino.it/reggio-emilia/cronaca/bibbiano-anghinolfi-1.4980272

Di Cristina Gauri

Reggio Emilia, 15 gen – Bibbiano era solo “un raffreddore” che aveva perturbato l’Emilia Romagna: lo aveva assicurato Giuliano Limonta, presidente della commissione tecnica regionale sui minori, introdotta dalla giunta Bonaccini dopo i fatti di Bibbiano.

La notizia della chiusura dell’inchiesta Angeli e Demoni sullo scandalo dei presunti affidi illeciti della val d’Enza, notificata a 26 indagati e che ha portato alla contestazione di 108 capi di imputazione, ci ha rivelato che il “raffreddore” in realtà è una piaga purulenta ben lontana dalla guarigione.

Dalle carte della Procura sono emersi infatti dei particolari raccapriccianti che riguardano Federica Anghinolfi, la psicoterapeuta “papessa” del “sistema Bibbiano” e Francesco Monopoli, entrambi indagati. Lo rivela Il resto del Carlino.

Progessivo allontanamento
I due avrebbero affidato una bambina alla coppia di donne omosessuali formata da Daniela Bedogni e l’attivista Lgbt Fadia Bassmaj (entrambe indagate), diradando progressivamente gli incontri con la famiglia naturale “senza alcuna motivazione, isolando la piccola e impedendo altresì lo scambio di corrispondenza e regali”.

Nella chat dei servizi sociali la Anghinolfi e Monopoli discutevano su come dilazionare progressivamente la presenza dei veri genitori della bimba: “Come giustifichiamo la sospensione degli incontri protetti?”, chiede lui. “Relax della minore…vacanza”, risponde lei, parlando di “spostare l’attenzione per spostare l’emozione”. Ed era stata proprio della Anghinolfi la decisione di non inoltrare alla bambina i messaggi del padre che le scriveva di volerle “un mondo di bene”.

I due avrebbero anche testimoniato che nella casa paterna c’era cibo avariato “lasciato sui mobili da diversi giorni”, fatto smentito poi dai carabinieri.

Particolari terribili
Le due affidatarie lesbiche sono indagate “per aver omesso di riferire al perito particolari rilevanti relativi alla vita della minore“.
A quanto pare, infatti, la vita nella famigliola arcobaleno non era proprio rose e fiori.

Le indagini hanno infatti rilevato la presenza di “un disegno della bambina” che raffigurava “le donne mano per mano con la frase ‘Vai via perché se ci sei tu non possiamo fare l’amore’”.

Da segnalare il ritrovamento di una frase scritta dalla piccola sul disgusto della provato “nel ricevere la buonanotte” da una delle due indagate “nuda”, nonché nell’assistere a un’effusione tra le due.

Ma compaiono anche i racconti dei sogni fatti dalla minore “da lei descritti in fogli sequestrati, su spettacoli teatrali pornografici’ con ‘peni finti’ messi in scena dalle affidatarie”.

Le due donne sono indagate anche “per aver omesso di riferire al perito dell’intenso rapporto di amicizia tra Bassmaji e Anghinolfi, e della condivisione di iniziative per la difesa dei diritti lgbt anche sugli affidi a omosessuali“.

Altre accuse
Ad Anghinolfi la Procura contesta anche di aver corrisposto all’ex compagna Cinzia Prudente, (indagata), “un ingiusto profitto di 250 euro al mese per l’affido di una minore, in assenza di una reale necessità, anche dopo che la bambina era diventata maggiorenne, per incontrarla due volte al mese per due ore per prendere un caffè e chiacchierare, come indicato dalla stessa ragazza”.

Non solo: la psicoterapeuta di Bibbiano è anche indagata per violenza privata nei confronti di un’assistente sociale, “perché approfittando della sua posizione di debolezza di neoassunta a tempo determinato, l’ha costretta a redigere relazioni finalizzate ad allontanare minori contendenti circostanze false od omesse che avrebbero permesso all’autorità giudiziaria una valutazione ulteriore e diversa”.

Vaff… in ghanese
E che dire dei rivoltanti soprusi di cui è stata fatta vittima una famiglia del Ghana?
Il padre, che non era in grado di parlare o intendere l’italiano, era stato costretto dalle assistenti sociali a sostenere un colloquio per capire se avesse o meno abusato della figlia.
Nella relazione finale le stesse riportarono che l’uomo aveva avuto “un atteggiamento di totale chiusura”.
Dalle chat scoperte nei cellulari sequestrati durante le indagini è però emersa una realtà molto diversa da quella riportata. Così commentavano infatti gli operatori: “Oh comunque noi parliamo anche il ghanese, come si dice ‘vaff’ in ghanese? Muoio dal ridere”.

Nei gruppi Whatsapp fioccavano poi le lamentele sui giudici ritenuti “non amici”.
In una delle conversazioni, Monopoli riteneva che l’audizione protetta in sede del primo incidente probatorio fosse stata “uno schifo”: colpa del magistrato che a suo parere si era comportato in modo “così ignobilmente suggestivo” impedendo alla bambina di confessare gli abusi. Abusi mai subiti o accertati.

Cristina Gauri

fonte https://www.FattiSentire.it

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