Blinken offre il Donbass e la Crimea se non ci sarà offensiva russa

Le notizie circa la guerra Ucraina, che ormai è guerra globale, si rincorrono e spesso sono indecifrabili, apparentemente incoerenti e senza una logica razionale.
In questo caso Pepe Escobar su The Cradle (https://thecradle.co/article-view/20878/a-panicked-empire-tries-to-make-russia-an-offer-it-cant-refuse)  ha segnalato un articolo del Washington Post che rivela che gli USA intenderebbero dar un segnale di apertura a Mosca.

La nuova direttiva è stata trasmessa al Segretario di Stato Antony Blinken e il corrispondente da Mosca della vecchia scuola del Washington Post, John Helmer, ha fornito un servizio importante, offrendo il testo completo dell’offerta di Blinken (…). Quindi è stata prontamente pubblicata il 25 gennaio sul Washington Post.

Pepe Escobar precisa “nella divisione del lavoro dei media mainstream statunitensi d’élite, il New York Times è molto vicino al Dipartimento di Stato. e il Washington Post alla CIA. In questo caso, però, la direttiva era troppo importante e doveva essere trasmessa dal giornale di registrazione nella capitale imperiale. È stato pubblicato come Op-Ed (dietro il paywall)”.

Fondamentalmente, l’offerta degli Stati Uniti consiste nel suggerimento che se i russi accettano di fidarsi degli americani e ritardare l’offensiva pianificata, e se consentono alle linee ferroviarie di rimanere aperte tra la Polonia e Lvov, gli americani ricambieranno mantenendo le consegne di carri armati Abrams e Leopard in condizioni verificabili, ovvero tenendolo tassativamente circoscritte a ovest di Kiev.

“Per favore, non passare all’offensiva”

Ecco i punti salienti dell’offerta di Blinken:

  • Il messaggio di Washington potrebbe, a prima vista, dare l’impressione che gli Stati Uniti ammetterebbero il controllo russo su Crimea, Donbass, Zaporozhye e Kherson – “il ponte di terra che collega la Crimea e la Russia” – come un fatto compiuto.
  • L’Ucraina avrebbe uno status smilitarizzato e il dispiegamento di missili HIMARS e carri armati Leopard e Abrams sarebbe limitato all’Ucraina occidentale, mantenuto come “deterrente contro ulteriori attacchi russi”.
  • Ciò che potrebbe essere stato offerto, in termini piuttosto nebulosi, è in realtà una spartizione dell’Ucraina, compresa la zona smilitarizzata, in cambio dell’annullamento da parte dello Stato Maggiore russo della sua ancora sconosciuta offensiva del 2023, che potrebbe essere devastante quanto l’interruzione dell’accesso di Kiev al Mar Nero e/o interrompendo la fornitura di armi della NATO attraverso il confine polacco.
  • L’offerta degli Stati Uniti si definisce come il percorso verso una “pace giusta e duratura che sostenga l’integrità territoriale dell’Ucraina”.
  • Viene anche evocata la possibilità di un accordo diretto Washington-Mosca su “un eventuale equilibrio militare del dopoguerra”, inclusa l’esclusione dell’adesione dell’Ucraina alla NATO. Per quanto riguarda la stessa Ucraina, gli americani sembrano credere che sarà “un’economia forte e non corrotta con l’adesione all’Unione europea”.

Naturalmente, dato che gli Stati Uniti non raramente in passato hanno fatto promesse per lucrare concessioni apparenti, salvo poi puntualmente smentirle a proprio favore, è improbabile che Putin e l’establishment russo, ora ampiamente disillusi, credano ad una proposta siffatta, che immancabilmente arriva (in modo stranamente circospetto a mezzo stampa) in questa fase in cui le forze ucraine sono più deboli.

Infatti, Pepe Escobar dice che è molto chiaro che si tratta di “una disperata mossa degli Stati Uniti per temporeggiare e presentare alcune carote a Mosca nella speranza di ritardare o addirittura annullare l’offensiva pianificata dei prossimi mesi“.

Anche gli agenti dissidenti di Washington della vecchia scuola – non legati alla galassia dei neocon straussiani – scommettono che la mossa sarà un ‘niente hamburger’: nella classica modalità di “ambiguità strategica”, i russi continueranno sulla loro spinta dichiarata di smilitarizzazione, denazificazione e de-elettrificazione e si “bloccherà” in qualsiasi momento e ovunque lo riterranno opportuno a est del Dnepr. O oltre.

È da ricordare la notizia recente che, sia l’ex cancelliera tedesca Merkel sia l’ex presidente francese Hollande, hanno data prova di come sia usuale ingannare la Russia, rivelando pubblicamente che gli accordi di Minsk sono stati un bluff per consentire all’Ucraina di armarsi e tener testa alla Russia nella guerra tanto ricercata.

In definitiva, ciò che cerca il Deep State è frenare i russi per poi tornare in vantaggio con l’arrivo di ulteriori armamenti occidentali promessi all’Ucraina. La sconfitta della Russia eviterebbe che si realizzi l’unione Cina – Russia in previsione del tanto decantato e realistico “conflitto contro la Cina”.

In realtà, lo scenario di un conflitto di lunga durata rimane sempre come agenda, tant’è che è contenuto in due documenti strategici del Consiglio Atlantico (vedi qui e qui) alla fine dell’anno scorso in cui si prevedevano:

  • sostegno e trasferimenti di assistenza militare a Kiev sufficienti per consentirle di vincere;
  • aumentare la letalità dell’assistenza militare trasferita per includere aerei da combattimento che consentirebbero all’Ucraina di controllare il proprio spazio aereo e attaccare le forze russe al suo interno;
  • tecnologia missilistica con portata sufficiente per raggiungere il territorio russo;
  • addestramento dell’esercito ucraino “per usare armi occidentali, guerra elettronica e capacità informatiche offensive e difensive, e per integrare senza soluzione di continuità nuove reclute nel servizio”;
  • rafforzamento delle “difese in prima linea, vicino alla regione del Donbass”, compreso “l’addestramento al combattimento concentrandosi sulla guerra irregolare
  • imporre sanzioni secondarie a tutte le entità che fanno affari con il Cremlino;
  • Confisca i 300 miliardi di dollari che lo stato russo detiene in conti esteri negli Stati Uniti e nell’UE e usa i soldi sequestrati per finanziare la ricostruzione.
Tutto questo è esattamente quello che sta avvenendo. Il resto sono solo specchietti per le allodole.

 

Patrizio Ricci

Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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