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Da Bloomberg, una foto impietosa della relazione tra crisi demografica e crisi economica italiana, basata sul rapporto Istat pubblicato questa settimana. Dopo aver perso il 25% della produzione industriale nella crisi più profonda dalla Seconda Guerra Mondiale, con la disoccupazione ufficiale all’11% e la popolazione in povertà assoluta triplicata nell’ultimo decennio e arrivata a quasi 5 milioni di persone, non è difficile capire perché gli italiani facciano meno figli: fare un figlio significa diventare poveri. La demografia è ormai il nuovo campo della lotta di classe in Italia.
di Lorenzo Totaro e Giovanni Salzano, 13 luglio 2017
Gli italiani che vivono al di sotto del livello di povertà assoluta sono quasi triplicati nell’ultimo decennio, mentre il paese attraversava una doppia recessione di durata record.
L’agenzia statale di statistica, Istat, oggi ha dichiarato che i poveri assoluti, ovvero coloro che non sono in grado di acquistare un paniere di beni e servizi necessari, hanno raggiunto i 4,7 milioni l’anno scorso, dai quasi 1,7 milioni nel 2006. È il 7,9% della popolazione, e molti di questi poveri sono concentrati nelle regioni meridionali dell’Italia.
Mentre l’Italia tra il 2008 e il 2013 attraversava la sua più profonda recessione, e quindi la più lunga, dalla Seconda Guerra Mondiale, più di un quarto della produzione industriale nazionale è stato spazzato via. Nello stesso periodo, anche la disoccupazione è aumentata, con il tasso di disoccupazione cresciuto fino al 13% nel 2014, partendo da un livello basso, del 5,7%, nel 2007. La disoccupazione era all’11,3% nell’ultima rilevazione di maggio.
Per decenni l’Italia ha lottato con un basso tasso di fertilità: solo 1,35 bambini per donna rispetto a una media di 1,58 in tutta l’Unione Europea a 28 paesi nel 2015, l’ultimo anno per il quale sono disponibili dati comparabili.
“Il rapporto sulla povertà mostra che è inutile domandarsi per quale motivo ci siano meno neonati in Italia”, ha dichiarato Gigi De Palo, presidente del Forum delle Associazioni Familiari. “Fare un figlio significa diventare poveri, sembra che in Italia i bambini non siano visti come un bene comune”.
Il numero di poveri assoluti è aumentato l’anno scorso tra le classi sociali più giovani, raggiungendo il 10% nel gruppo di quelli tra i 18 e i 34 anni. Il rapporto Istat ha mostrato anche che tra i più anziani è sceso, arrivando al 3,8% nel gruppo degli ultra65enni.
All’inizio di quest’anno, il Parlamento italiano ha approvato un nuovo strumento contro la povertà chiamato “reddito di inclusione”, che sostituisce le misure esistenti per il sostegno al reddito. Sarà utile a 400.000 famiglie, per un totale di 1,7 milioni di persone, secondo quanto riferisce Il Sole 24 Ore citando documenti parlamentari. Il programma quest’anno sarà finanziato con risorse per circa 2 miliardi di euro, che dovrebbero salire a quasi 2,2 miliardi di euro nel 2018, secondo quanto riporta Il Sole 24 Ore.
Anche l’incidenza della povertà relativa in Italia, calcolata sulla base della spesa media di consumo e che interessa un numero di persone più grande, è aumentata l’anno scorso.
Secondo il rapporto dell’Istat, gli individui poveri in termini relativi sono quasi 8,5 milioni, il 14% della popolazione, con una incidenza maggiore nelle famiglie con un numero maggiore di bambini e nei gruppi di età inferiore ai 34 anni.
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