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La doppia strage di cristiani oggi in Egitto, uccisi durante la messa delle Palme, ma anche l’attentato a Stoccolma, e poi la bomba disinnescata a Oslo, insieme all’attacco alla Siria: tutto in una manciata di giorni. E’ definitivamente scoppiato quel mondo islamico con al centro i terroristi dell’Isis che sono ancora da sconfiggere: un cancro lasciato crescere colpevolmente quando ancora lo si poteva fermare, e che adesso pare non si riesca più a contenere.
Mentre assistiamo esterrefatti a tutto questo, due parole sull’attacco alla Siria da parte di Trump, cioè il fatto nuovo, il più significativo dal punto di vista politico.
Un attacco che ci ha stupito e lasciato disorientati, spiazzati, tutti. Ci ho pensato a lungo, spiazzata anche io, ma adesso dico quel che penso. Dopo aver letto, visto e discusso, e alla luce degli attentati di oggi.
Non credo proprio che Trump sia diventato all’improvviso un matto guerrafondaio, né che abbia cambiato improvvisamente idea rispetto al passato. Mi pare piuttosto che abbia consapevolmente e pragmaticamente rimescolato le carte, internamente e esternamente al suo paese, rimettendo l’America al centro della politica internazionale, dopo i pasticci di Obama.
Le domande che ci siamo fatti sono: ma siamo sicuri che le armi chimiche le ha messe Assad? Perché avrebbe dovuto fare una mossa così idiota, proprio adesso che sta vincendo? E perché Trump non ha aspettato per intervenire, per capire cosa effettivamente fosse successo? Perché ha rischiato di mettere a repentaglio il rapporto con Mosca?
Le risposte possono essere le più diverse, soprattutto alla prima domanda (da cui derivano poi le altre considerazioni): un’analisi di Guido Olimpio oggi sul corriere (giornale non certo pro-Trump) fa capire quanto sia complicata la situazione sul campo, e che sono plausibili le ipotesi più diverse.
Potendo fare solo ipotesi, limitiamoci ad osservare i fatti certi
– sicuramente sono state usate armi chimiche, contro civili siriani;
– il numero di vittime del bombardamento americano è stato molto limitato (15 secondo l’agenzia di Assad, 5 secondo gli americani), proprio perché l’attacco è stato esclusivamente mirato alla base siriana e soprattutto perché Trump ha avvisato prima i russi, in tempo utile. Non è stato un blitz a sorpresa, per fare il massimo dei danni: non è stata Pearl Harbor, per intenderci. C’era la volontà palese, invece, da parte americana, di limitare al massimo i danni, cioè di dire “non ho problemi a intervenire, se necessario, questo è solo un segnale, un avvertimento”.
– la risposta americana velocissima ha spiazzato tutti, e la faccenda è già finita. L’11 e il 12 aprile il segretario di stato americano Tillerson sarà in visita a Mosca, come già concordato: l’appuntamento non è stato cancellato.
Fin qui i fatti. Adesso le osservazioni, cioè le conseguenze dell’azione americana:
– innanzitutto, paradossalmente solo adesso i tentativi di distensione con Putin non saranno più boicottati, non saranno più un motivo di feroce attacco interno a Trump, da parte dei suoi oppositori, come è stato finora. Adesso Usa e Russia potranno dialogare senza che l’amministrazione Trump sia accusata di “collusione” con il nemico di sempre, cioè la Russia. (Vorrei sottolineare una cosa che a noi italiani è poco chiara, ma conoscendo la storia americana e soprattutto leggendo la loro stampa è evidente: il vero punto di attacco a Trump, e la sua fragilità, è nei suoi rapporti con la Russia, tanto che su questo è saltato Flinn, e su una questione del tutto irrilevante. Sul presidente degli USA non sono tollerate neppure ombre di sospetto di collusione con la Russia, cioè il nemico per eccellenza).
– è poi definitivamente finita l’era Obama, cioè l’epoca del presidente Usa che, dopo aver minacciato fuoco e fiamme contro chi avrebbe usato le armi chimiche, quando effettivamente le armi chimiche sono state usate, in Siria, ha girato la testa dall’altra parte facendo finta di non vedere, contribuendo a dare un senso di totale impunità a tutti: qualunque cosa fosse successa, gli Usa avrebbero lasciato fare.
– in questo modo Trump ha dato anche un avvertimento molto pesante e credibile alla Corea del Nord, e alla Cina.
– se la situazione internazionale è quel che è, lo dobbiamo anche agli otto anni di Obama, con le guerre sbagliate fomentate, i mancati interventi, le alleanze fasulle (dalla distruzione di Gheddafi all’accordo al riarmo nucleare dell’Iran, tanto per dirne un paio).
Questi i fatti e le conseguenze, secondo me. Vista la totale inadeguatezza europea nel decidere alcunché – siamo ancora a cincischiare se si tratti o no di una guerra in cui c’entri qualcosa la religione islamica, sui libri di storia racconteranno stupiti di quanto siamo stati inspiegabilmente scemi – io spero nella nuova amministrazione americana, e non ne sono affatto delusa. Spero anche in un intervento divino, ovviamente. Ricordando però a tutti che la storia cammina con le gambe degli uomini.
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