Cultura e Società

Bucha: una lezione nella guerra dell’informazione (WarOnFakes)

L’Occidente ha iniziato a replicare una nuova ondata di falsi su presunte “atrocità russe” in Ucraina.
L’articolo che segue è tratto dal sito WarOnFakes nella traduzione dellAntidiplomatico.

Bugie globali su Bucha: come vengono manipolate le menti delle persone

WarOnFakes

La situazione a Bucha è diventata la notizia principale di tutti i media del mondo. Oggi è discussa da molti politici europei e statunitensi. Questo significa che una provocazione attentamente pianificata ha raggiunto il suo risultato. E ora dimostreremo che questa è una provocazione. Per tutti coloro che sono già riusciti ad accusare la Russia di “crimini disumani”, è tempo di ricordare la famosa espressione di Bismarck: “Le persone non mentono mai come dopo una caccia, durante una guerra o prima di un’elezione”.

In primo luogo, le truppe russe hanno lasciato Bucha il 30 marzo. Ecco il comunicato ufficiale.

In secondo luogo, il 31 marzo è stata ascoltata un’altra prova di una cinica provocazione a Bucha: una dichiarazione del sindaco di Bucha Anatoly Fedoruk. “Il 31 marzo passerà alla storia del nostro insediamento e dell’intera comunità territoriale come il giorno della liberazione dagli orchi russi, occupanti russi dei nostri insediamenti da parte delle nostre forze armate ucraine”, disse il sindaco con un sorriso gioioso sul volto.

Si rallegrerebbe se decine di suoi connazionali in quel momento giacessero per strada fucilati? Perché non dice nulla nella sua dichiarazione sulle atrocità dei carnefici russi? Di tortura, stupro e omicidio?

Inoltre, la prima unità delle forze armate ucraine ad entrare a Bucha fu quella delle forze speciali della Guardia nazionale ucraina. Il canale Telegram ufficiale della Guardia Nazionale ha pubblicato un video, filmato dagli stessi combattenti di questo distaccamento. Possiamo vedere in questo video che i militari ucraini passano tranquillamente per le strade della città – e su queste strade non sono visibili “montagne di cadaveri”.

Quindi i soldati ucraini parlano con la gente del posto e non c’è una sola lamentela da parte della popolazione sui “terribili occupanti russi”. I residenti raccontano semplicemente quali strutture a Bucha sono state usate dalle truppe russe come basi per l’alloggio.

Questo dimostra inequivocabilmente il fatto che al momento della transizione di Bucha sotto il controllo delle forze armate ucraine, non c’erano ancora i segni di “crimini di guerra” in questo insediamento. Non c’erano cadaveri per le strade, né fosse comuni, né civili legati e uccisi.

La comunità internazionale è pronta a dare un’occhiata più da vicino a questo video? È pronta a interrogare sotto giuramento i soldati delle forze speciali della NGU in modo che descrivano il quadro REALE di ciò che hanno visto quando sono entrati in città?

Va inoltre notato che i primi video con cadaveri compaiono su Twitter solo nella tarda serata del 1 aprile e le informazioni in merito iniziano a diffondersi solo il 3 aprile.

Allora da dove venivano i cadaveri per le strade di Bucha. E chi sono queste persone?

La risposta potrebbe risiedere nel video della difesa territoriale dell’Ucraina, dove si ascolta chiaramente la domanda “Posso sparargli se non hanno bracciali blu?” a cui segue una risposta positiva. Il video è stato originariamente pubblicato dal leader della difesa territoriale Sergey “Botsman” Korotkikh.

A tal proposito, nei video diffusi dalla parte ucraina, quasi tutti i cadaveri hanno delle fasce bianche. Questo è un segno distintivo del Ministero della Difesa della Federazione Russa e della popolazione civile.

Inoltre, Katerina Ukraintseva, membro del consiglio comunale di Bucha e volontaria per la difesa, ha ammesso in un’intervista a Meduza che le truppe russe non hanno sparato alle persone in sua presenza. Nella stessa intervista, conferma che l’esercito ucraino è responsabile della principale distruzione: “Se le forze armate ucraine avessero risposto all’esercito russo con tutta la potenza di fuoco, la città sarebbe stata completamente distrutta“.

Bucha non è l’unica “strana questione del giorno” apparsa negli ultimi giorni nello spazio informativo ucraino. Il 4 aprile, un consigliere del presidente dell’Ucraina ha pubblicato un post sui suoi social network secondo cui a Gostomel una donna aveva una svastica incisa sul corpo. Tuttavia, questi materiali fotografici sono stati pubblicati dai combattenti della DPR il 27 marzo e sono stati realizzati non a Gostomel, ma a Mariupol, dove una ragazza sarebbe stata torturata a morte dai nazisti del battaglione Azov. Il corpo è stato trovato nel seminterrato di una delle scuole di Mariupol, dove si trovava la base dei nazionalisti Azov.

Vale la pena notare che la natura delle ferite (più abrasioni o ferite superficiali sono visibili se l’immagine viene ingrandita) suggerisce che la svastica sia stata incisa con un coltello, quindi molto probabilmente “dipinta” con iodio, quindi affermare che la svastica è stata bruciata (come ha affermato Arestovich) non è corretto.

Non è la prima volta che i Terrbats (difesa territoriale) usano il coltello come metodo di esecuzione. Basti ricordare il video del brutale omicidio di un prigioniero, quando i nazisti conficcarono un coltello nell’occhio di un uomo disarmato (link – Uno di loro uccise brutalmente un prigioniero conficcandogli un coltello nell’occhio. Aggiungiamo che a Mariupol c’era la prigione più famosa dei nazionalisti ucraini – la cosiddetta “biblioteca”, dove fu ritrovato il corpo della ragazza mutilata, dove le persone venivano offese e torturate.

Potete trarre le vostre conclusioni da questi fatti. Crediamo che i crimini di Bucha debbano essere indagati da una commissione internazionale, in cui vorremmo vedere non propagandisti e politici, ma criminologi, investigatori ed esperti medici. Solo loro saranno in grado di determinare che tipo di cadaveri sono stati trovati per le strade di Bucha, a chi appartenevano, quando e come sono morti e, soprattutto, come sono finiti in queste strade.

(Traduzione de l’AntiDiplomatico)

Patrizio Ricci

Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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