‘Torture da parte del governo siriano’ (ma si ha la memoria corta) e la foto non è di un carcere siriano ma turco.
Rete siriana per i diritti umani , amnesty etc tutti insieme alla riscossa: è da quando sono cominciati (il 4 maggio) i negoziati di pace a Ginevra che attribuiscono al governo siriano ogni genere di nefandezze. Tutte le Ong dei ribelli (portavoce dei terroristi) danno i loro dispacci e report a media occidentali ed ad Ong che a loro volta sono ben felici di fare da sponda.
L’obiettivo, come sempre, è il discredito del governo siriano per far fallire (o almeno influenzare negativamente) i negoziati e con essi, ogni barlume di speranza di pace. E’ già successo in corrispondenza dei negoziati precedenti.
Hanno i mezzi e i soldi per dirigere l’opinione pubblica e non lesinano farlo. Ma tanto per cominciare la foto che correda l’articolo (a fondo pagina di Blitz quotidiano) non è di un carcere siriano ma è del carcere di Diyarbakir, in Turquía.
Il governo ci teneva i prigionieri del PKK ma la Turchia è stata condannata da Strasburgo per quel carcere e i detenuti sono stati trasferiti nel 2013 in altri carceri e il carcere verrà demolito.
Se è vero che alcune carceri siriane sono dure (come quella di Tedmor nel deserto), è vero pure che nella classifica delle 10 carceri più dure del mondo c’è Guantanamo e il carcere di massima sicurezza americano’ADX Florence’ in Colorado. Insomma in molti paesi ci sono carceri dure e non solo in Siria. Per altro, in guerra, in un paese dove la gente non ha più nulla, la situazione non può che peggiorare.
Inoltre le torture per avere informazioni sono in uso non solo in Siria ma in tutti i paesi arabi. Tanto che la CIA (dopo l’11 settembre) portava in Egitto, in Siria (ed altrove) membri di al Qaeda (o anche solo sospetti) per carpire informazioni. Lo stesso Colin Powell, allora segretario di Stato, e altri rappresentanti dell’amministrazione Bush avevano espresso la loro gratitudine nei confronti del governo Assad, per «avere contribuito a salvare vite americane».
Assad , come altri capi di stato, aveva accettato di collaborare alle cosiddette ‘extraordinary rendition’, ossia i trasferimenti extragiudiziali di individui sospettati di terrorismo, catturati in Iraq, Afghanistan o nelle nazioni occidentali dove vivevano, a Paesi terzi, prevalentemente Paesi arabi, che avevano un forte interesse a reprimere al-Qaeda e dove i metodi di interrogatorio sono molto duri (tralasciamo che la Corte di Strasburgo giudichi persino il nostro paese un luogo ove il reato di tortura è praticato in modo ‘strutturale’, reato inesistente nella legislazione italiana).
E’ evidente che accompagnare la notizia con questo semplice dato provoca riflessioni e ridimensiona i fatti. Ma si tace perchè ciò non deve accadere. E infatti la foto a corredo dell’articolo la dice lunga sulla ns ‘informazione’…
Essa induce un certo messaggio nonostante sia decontuestalizzata.
Non è una cosa nuova. Succede spesso che foto che suscitano scalpore non sono ciò che si dice siano. E’ la misura del grado di disonestà.
Se si deve fare una campagnia contro le torture si cominci altrove, non in Siria: quotidianamente tutti i cittadini siriani sono sottoposti alla tortura della guerra inflitta dalla Comunità Internazionale ‘che conta’.
Questo particolare evidente da la misura dell’esercizio quotidiano della manipolazione delle informazioni cui anche noi siamo ‘bombardati’.
Per convincere la gente e giustificare la guerra o un intervento contro ‘il tiranno’ in questo caso si usa il metodo più subdolo e meschino: si cerca di toccare i sentimenti della gente per imporre la propria retorica ed una visione falsata della posta in gioco.
Vietato Parlare
vedi anche: comitati degli attivisti antiregime