Il video clip “Katy Don’t Go to the Supermarket” del 1985 predice la dittatura digitale in arrivo

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Canale Italia ha recentemente riproposto una canzone emblematica del 1985, “Katy Don’t Go to the Supermarket”, che risuona con sorprendente attualità nel contesto del 2024. La canzone, un tempo considerata una semplice opera di fantasia, oggi assume un significato più profondo, riflettendo le preoccupazioni contemporanee riguardo alla sorveglianza, al controllo sociale e alle trasformazioni nella società quotidiana.

Già nel 1985, la canzone anticipava temi che sono diventati centrali nel nostro tempo, come l’uso della tecnologia per monitorare e influenzare le abitudini di consumo. Il brano fa riferimento a tecniche come il riconoscimento facciale nei supermercati, utilizzate per tracciare la frequenza delle visite dei clienti e i loro acquisti, un concetto che oggi risuona con la realtà di una società sempre più digitalizzata.

Il video della canzone tocca anche l’argomento della digitalizzazione del denaro e della società, citando l’esempio dell’Islanda, dove i pagamenti avvengono principalmente tramite carte di credito e app, riducendo drasticamente l’uso del contante.

In studio, si discute anche dell’importanza dei simboli e del loro potere di comunicare messaggi o influenzare la società. Vengono citati testi come “Psicologia delle masse” di Gustave Le Bon e “Il campo dei santi” di Jean Raspail, che offrono una prospettiva più approfondita sugli sviluppi attuali nella società moderna.

“Katy Don’t Go to the Supermarket” non è solo una canzone, ma una potente metafora che presenta i temi di controllo sociale e perdita di libertà individuale in un’era caratterizzata da una crescente digitalizzazione e sorveglianza. Questa canzone riflette le preoccupazioni di un’élite che, attraverso tali strumenti, cerca di consolidare il proprio potere e lo status quo.

ARRIVA L'”ECCEZIONE” DALL’UE PER GLI AGRICOLTORI FRANCESI ▷ “BLOCCARE ROMA? SIAMO PRONTI A TUTTO”

  • 🇮🇹 Oggi ci sono ancora manifestazioni riguardo alle problematiche agricole in Italia.
  • 🇮🇹 Il governo francese chiede delle deroghe per salvare gli agricoltori francesi.
  • 🇮🇹 Si chiede perché il governo italiano non faccia lo stesso.
  • 🇮🇹 Ci sono crescenti presidi e manifestazioni in Italia in sostegno agli agricoltori.
  • 🇮🇹 A Grosseto, un corteo è stato bloccato dai cittadini, mostrando un forte sostegno.
  • 🇮🇹 Si spera in un cambiamento epocale nell’Unione Europea riguardo alle politiche agricole.
  • 🇮🇹 Si critica il fatto che i fondi pubblici per l’agricoltura vengano gestiti da enti privati e sindacati.
  • 🇮🇹 Si evidenzia la necessità di regole più equilibrate nel commercio con paesi extracomunitari.
  • 🇮🇹 Il governo francese ha ottenuto lo stop agli accordi con il Mercosur, che viene visto come un esempio da seguire.
  • 🇮🇹 Si esprime speranza che altri paesi seguano l’esempio francese per proteggere gli agricoltori europei.
  • È positivo per gli agricoltori francesi, ma rappresenta un problema per tutti noi, poiché la situazione degli agricoltori mette in luce una difficoltà più ampia: la mancanza di movimenti o forze che riconoscano e affrontino le problematiche su una scala più vasta. In particolare, è la struttura stessa dell’Unione Europea e le sue priorità errate che necessitano di un’urgente revisione e correzione.

La Corte internazionale di giustizia rigetta le accuse dell’Ucraina nei confronti della Russia

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Sul riconoscimento da parte della Corte internazionale di giustizia dell’assenza di discriminazione nei confronti dei tartari di Crimea e degli ucraini in Russia e sul rifiuto totale all’Ucraina di qualsiasi risarcimento per le sue pretese (https://www.mid.ru/ru/foreign_policy/news/1928849/) Il 31 gennaio, la Corte internazionale di giustizia ha emesso una decisione definitiva sul procedimento avviato dall’Ucraina nel gennaio …

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Il “Fact Checker” tedesco che ha ricevuto finanziamenti dal governo, da Facebook, dalla rete Omidyar e dalla Open Society Foundations di George Soros, liquida gli agricoltori tedeschi come “teorici della cospirazione”

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Nel suo reportage su Public, l’autore americano Gregor Baszak mette in luce come il governo tedesco, attualmente sotto pressione, stia adottando misure che potrebbero essere considerate antidemocratiche. Baszak sottolinea la preoccupante tendenza del governo tedesco a contemplare idee che sfiorano l’antidemocratico, come il possibile divieto dell’opposizione politica. Baszak fa riferimento a un articolo di Correctiv …

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Ancora svendita di aziende strategiche italiane per fare cassa, senza lungimiranza

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Ancora svendita di aziende strategiche italiane per fare cassa, senza lungimiranza

Esistono alternative più efficaci per risolvere i problemi economici dell’Italia, ma sembra che il governo Meloni preferisca non deviare dalla linea imposta dall’Unione Europea, per non contrariare coloro che detengono il vero potere decisionale nel nostro paese. Questa scelta di conformità sta progressivamente rafforzando un potere esterno, a cui ci si sottomette sempre più. È davvero questo il futuro che vogliamo per l’Italia? Un paese che segue ordini anziché perseguire il proprio benessere e indipendenza?

Borgonovo e Gabriele Guzzi esplorano il tema delle privatizzazioni in Italia. Nel video essi pongono particolare attenzione alle recenti decisioni governative relative alla vendita di asset statali, come nel caso di Poste Italiane. Viene evidenziato come il governo stia procedendo alla cessione di una porzione di questi beni pubblici, sollevando interrogativi su tale scelta: è una mossa dettata dalla necessità, data la situazione economica, o rappresenta una strategia potenzialmente dannosa?

L’analisi si estende anche al contesto storico delle privatizzazioni italiane, con un focus sugli anni ’90, un periodo cruciale per l’ingresso dell’Italia nell’euro. Queste decisioni vengono criticate, sostenendo che abbiano portato a conseguenze negative sotto molteplici aspetti, sia economici che strategici.

Si conclude sottolineando come 20 miliardi di euro derivanti dalle privatizzazioni in due anni, finalizzati alla riduzione del debito pubblico, possano in realtà impoverire il paese. Si argomenta che il valore di alcune aziende strategiche tende ad aumentare nel tempo, rendendo il loro mantenimento più vantaggioso rispetto alla vendita. Emergono dubbi sulla comprensione di questa dinamica da parte del governo, interrogandosi sulla saggezza di tali scelte politiche.

Giudicare la realtà secondo la totalità dei suoi fattori e non per modelli mentali pre-costituiti – video di Dario Fabbri

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Non è vero che tutti coloro che credono di partire dalla realtà lo facciano poi veramente.

Giudicare a partire dall’osservazione della realtà significa basare le proprie opinioni, decisioni e valutazioni su fatti concreti e verificabili che hanno un riscontro oggettivo, ovvero che possono essere osservati misurati e documentati. In altre parole, si tratta di formare giudizi in base a ciò che effettivamente avviene, piuttosto che basarli su supposizioni, opinioni preconcette o convinzioni personali.

Questo approccio implica una ricerca accurata di informazioni oggi resa difficile perchè l’informazione è informazione che si cura soprattutto di orientare il consenso rispetto agli obiettivi del potere. Mentre l’informazione dovrebbe basarsi su una valutazione obiettiva dei dati disponibili e una considerazione attenta dei contesti in cui si verificano gli eventi.

Inoltre, una conoscenza reale comporta la capacità di separare i fatti oggettivi dalle interpretazioni soggettive o dalle percezioni distorte. Con questo non metto in dubbio l’intenzione sincera di chi crede di basarsi sulla totalità dei fattori reali nel giudicare. Ma in realtà avviene spesso il contrario.

In definitiva, molti miei amici, giudicano correttamente solo per il livello esperienziale più stretto famiglia , lavoro, valori cristiani. Ciò non avviene però nel giudizio più diffuso. Non avviene spesso per i fatti di cronaca o di politica, ad esempio. Fatti che comunque influenzeranno ed hanno effetto nella nostra vita. Per questi il giudizio è spesso emotivo e le decisioni sono prese in base ad elementi insufficienti e non significativi.

Ad esempio, quando sentiamo dire “la guerra di Putin” , la maggior parte delle persone non solleva nessuna obiezione, neanche come difesa mentale da qualcosa che è evidente che è una pura caricatura della realtà.

Ebbene questo è un primo livello di aggressione a cui siamo sottoposti e che ci trova indifesi. Accettare che esiste “una guerra di Putin” ci porta ad accettare una serie di convinzioni per cui non è il popolo che genera i suoi leader, ma sono i leader che governano, senza il supporto del popolo. Questo non è vero e quindi ci si trova in una situazione di debolezza, ove non si parte dalla realtà per giudicare al di fuori dello stretto ambito più prossimo.

In merito vi propongo l’interessante disamina di Dario Fabbri (video). Ascoltate almeno i primi 10 minuti (dopodiché probabilmente sarà difficile non ascoltare tutto).