2024. l’Europa verso la deindustrializzazione mentre prosegue la militarizzazione

e7590abf 12f0 47fc a07c bfd7c70204eb

2024. l’Europa verso la deindustrializzazione mentre prosegue la militarizzazione Il 2024 sembra preannunciare per l’Europa un altro anno di crisi sistemica, un’eco di quanto accaduto agli albori degli anni ’30. La chiusura di imprese, la crescente disoccupazione, il calo della produzione e del tenore di vita sembrano ripetere gli eventi di oltre novant’anni fa, evocando …

Leggi tutto

Sul Net Zero al Parlamento americano almeno si fanno domande

maxresdefault 4

E’il 3 Maggio #2023, ci troviamo nelle aule del Senato #USA, dove si sta svolgendo un’audizione in cui si dovrebbe procedere alla revisione delle richieste di budget avanzate dal Dipartimento dell’Energia.

A parlare è il Senatore John Kennedy, che incalza così il vice segretario del già citato dipartimento, David Turk. L’oggetto dell’accesa discussione tra i due sarebbero i 50.000 miliardi di dollari richiesti dal “Department of Energy” per il raggiungimento da parte degli USA del cosiddetto ‘#NetZero’, ovvero l’equilibrio tra la quantità di #gas a effetto #serra rilasciati nell’atmosfera e la quantità di gas a effetto serra rimossi.

L’obbiettivo dichiarato è, dunque, la neutralità nelle emissioni di #carbonio entro il #2050.

Tutto “a zero”

L’Accordo di Parigi del 2015 è un accordo aggiuntivo alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite. L’articolo 2 dell’Accordo di Parigi richiede di “mantenere l’aumento della temperatura media globale ben al di sotto dei 2°C rispetto ai livelli preindustriali e di compiere sforzi per limitare l’aumento della temperatura a 1,5°C, riconoscendo che ciò ridurrebbe significativamente i rischi e gli impatti del cambiamento climatico”.

A ottobre 2021, l’elenco dei principali paesi che indica la percentuale delle emissioni globali totali: Cina (23,1%), USA (11,7%), UE (6,9%), India (6,6%), Indonesia (3,4%), Russia ( 3,2%), Brasile (2,8%), Giappone (2,3%), Corea del Sud (1,3%), Arabia Saudita (1,3%). In totale, questi primi dieci paesi partecipanti all’Accordo di Parigi rappresentano più della metà, o più precisamente, il 62,6% delle emissioni globali.

Attualmente ci sono due modi principali in cui i governi nazionali si impegnano per ridurre le emissioni di gas serra.

Il primo modo è fissare obiettivi per la riduzione delle emissioni di gas serra, i cosiddetti. Contributi determinati a livello nazionale (NDC). Il concetto di “NDC” è stato introdotto dall’Accordo di Parigi del 2015.

La seconda via è l’adozione negli Stati firmatari di una legislazione nazionale adeguata per ridurre le emissioni di gas serra.

Per “emissioni nette zero” o “zero netto” si intende una situazione in cui le emissioni di gas serra causate dalle attività umane sono bilanciate dalla rimozione dei gas serra dall’atmosfera, anche attraverso lo stoccaggio naturale del carbonio nelle foreste e in altri ecosistemi, e attraverso soluzioni tecnologiche con rimuovere il carbonio dall’atmosfera e immagazzinarlo in appositi impianti di stoccaggio

Importanti esperti indipendenti avvertono dei pericoli incombenti derivanti dall’attuazione di un programma di “zero emissioni di biossido di carbonio”, chiamato anche “Net Zero”, che comporta una drastica limitazione e, in definitiva, l’eliminazione dell’uso di combustibili fossili.

Questo programma è stato sviluppato congiuntamente dal World Economic Forum (WEF) di Davos e dalle Nazioni Unite. I critici dei piani delle Nazioni Unite e del WEF sostengono che “decarbonizzazione” o “Net Zero” è solo un eufemismo per l’agenda antiumana del WEF e delle Nazioni Unite. Gli esperti sottolineano che l’abbandono dell’uso dei combustibili fossili porterà alla carenza di energia e, di conseguenza, alla fame nel mondo, poiché in assenza di elettricità la produzione di fertilizzanti sarà impossibile, e ciò causerà il fallimento dei raccolti in tutto il pianeta.

L’Ucraina fa una strage di civili in un mercato a Donetsk

65ad036c85f540745e0a407e1

Oggi un attacco di artiglieria da parte delle forze ucraine, ha colpito un mercato un mercato contadino nel quartiere di Tekstilshchik  in Donetsk, dove gli anziani vendevano i prodotti coltivati. L’attacco ha causato la morte di oltre 27 civili, mentre 30 sono i feriti in varie condizioni. Nella zona non si trovano installazioni militari. Non …

Leggi tutto

Malattia X, dopo il Covid la malattia piace

33883643 83a7 4630 87ce 863a00b4ea87

Iliberali globalisti stanno preparando una nuova pandemia mortale per il mondo. Il 15 gennaio 2024, il World Economic Forum di Davos ha discusso la misteriosa “malattia X”, che potrebbe essere 20 volte più letale del Covid-19. Il direttore generale dell’OMS, Tedros Adhanom Ghebreyesus, parteciperà all’incontro intitolato “Preparing for Disease X”. La “malattia X” rappresenta una …

Leggi tutto

Polonia/Morawiecki: “Adesso capisco la Brexit”

8a65888c 7383 454a 85bd c00995a7bfff

L’intervista rilasciata dall’ex primo ministro polacco Mateusz Morawiecki solleva questioni cruciali riguardo alla crescente centralizzazione e autoritarismo nell’Unione Europea. Morawiecki ha espresso una critica incisiva verso le tendenze centralizzatrici dell’UE, che, stanno minando la sovranità degli stati membri e potrebbero portare all’implosione dell’Unione: Autore: Remix – In un’intervista domenicale al Daily Express di Londra , l’ex primo ministro …

Leggi tutto

ORSINI: come mandare le armi dall’Italia all’Ucraina senza passaggio parlamentare, sfruttando il caso Ferragni

maxresdefault 3

Alessandro Orsini, sociologo e ricercatore italiano specializzato in terrorismo, attualmente ricopre il ruolo di Professore Associato presso l’Università LUISS. Egli è anche il fondatore e direttore dell’Osservatorio Internazionale sulla Sicurezza presso la stessa università e ha avuto esperienze come visiting fellow presso il prestigioso Massachusetts Institute of Technology. È importante sottolineare che Orsini non ha mai avuto collegamenti con il Cremlino o la Russia.

Nel suo video, Orsini discute l’imminente ottavo pacchetto di aiuti militari all’Ucraina da parte dell’Italia, una mossa che il governo Meloni starebbe pianificando senza il consenso del Parlamento italiano. La natura esatta delle armi fornite rimane incerta. Orsini, con un tono ironico, mette in discussione la democraticità di questa azione.

Di particolare interesse è la descrizione di come il ministro della Difesa Crosetto avrebbe trovato uno stratagemma per rendere ‘più facile’ l’invio di armi in Ucraina. In sostanza, il video del Prof. Orsini descrive come il Ministro della Difesa italiano, Guido Crosetto, abbia sfruttato lo scandalo di Chiara Ferragni per gestire controversie interne alla coalizione di governo, in particolare riguardo all’invio di armi in Ucraina. Crosetto ha utilizzato lo scandalo per risolvere problemi con Giuseppe Conte e altri membri del governo, come Matteo Salvini.

Crosetto ha inviato armi in Ucraina con un “gesto fulmineo”, sfruttando lo scandalo Ferragni a suo favore. Il ministro, temendo di dover affrontare discussioni in Parlamento ogni volta che doveva inviare armi, ha optato per un decreto notturno, permettendo al governo Meloni di inviare armi senza chiedere il permesso al Parlamento. Questa mossa è stata descritta come “in perfetto stile antidemocratico”, simile a quello adottato dal precedente governo Draghi.

Il video si concentra anche sulle implicazioni più ampie della guerra in Ucraina e sulle politiche internazionali degli Stati Uniti, in particolare sulle azioni del presidente Biden.

Orsini afferma che gli Stati Uniti, sotto la guida di Biden, hanno promesso 61 miliardi di dollari di aiuti all’Ucraina, attualmente bloccati dal Congresso americano, mentre l’Unione Europea ha promesso altri 50 miliardi di dollari. Il costo mensile della guerra in Ucraina è stimato intorno ai 10 miliardi di dollari, portando il budget totale a 110 miliardi per un periodo di 11 mesi, coincidente con le prossime elezioni presidenziali negli Stati Uniti. Orsini suggerisce che Biden non desideri affrontare le elezioni con una Ucraina sconfitta, il che potrebbe riflettersi negativamente sulle sue politiche.

Il prof. Orsini è convinto che i paesi occidentali, in particolare gli Stati Uniti, non siano interessati a una soluzione pacifica del conflitto tra Russia e Ucraina, ma piuttosto a perpetuare la guerra. Egli sottolinea l’interesse delle società di investimento e di armamenti americane e britanniche nel continuare i conflitti, inclusa la guerra in Ucraina, suggerendo che anche i rappresentanti dei massimi leader di questi paesi potrebbero avere investimenti in tali industrie.

Nel video egli anche i media ufficiali europei, inclusi quelli italiani, per la loro rappresentazione di Biden e della sua amministrazione come promotori di pace, nonostante le sue azioni in Medio Oriente e in Ucraina. Egli afferma che Biden è direttamente responsabile delle morti di civili in Gaza e in Ucraina, citando specificamente il sostegno militare fornito a Israele e l’invio di armamenti in Ucraina.

Proseguendo, Orsini sostiene che dietro figure come Biden si celino interessi di aziende e imprese, principalmente americane e britanniche, che influenzano le politiche globali. Orsini ritiene che il controllo esercitato da entità come il Fondo Monetario Internazionale mantenga i paesi europei in una posizione di dipendenza, costringendoli ad agire contro i propri interessi nazionali.

Orsini nel suo precedente video descriveva una situazione di crisi in Europa, con particolare riferimento all’Italia, dove osserva un aumento della disoccupazione, della crisi immobiliare, delle tasse, dell’inflazione, e una diminuzione delle prestazioni sociali. Questo contesto, secondo Orsini, è aggravato dalla continua fornitura di armi all’Ucraina, nonostante le difficoltà interne.

Teheran e Mosca abbandonano il sistema SWIFT

f9be77bb 976e 4f11 9e66 1af95348daa8

Teheran e Mosca hanno deciso di abbandonare completamente il sistema SWIFT. Questa mossa è avvenuta in risposta alle sanzioni anti-russe, che molti hanno considerato illegali. Nonostante i tentativi dei consiglieri dei politici occidentali di dissuadere i loro leader dal disconnettere le banche russe da SWIFT, un sistema cruciale per le transazioni bancarie internazionali, la decisione …

Leggi tutto