Aleppo muore. A chi importa?

Aleppo sta morendo, strangolata dalle forze ribelli al governo di Damasco nell’indifferenza delle potenze, mediorientali e occidentali, che sostengono economicamente e finanziariamente la guerra contro il regime. Pubblichiamo dal sito “Ora Pro Siria”, che segue con particolare attenzione il dramma siriano e cerca di battersi per una soluzione di pace, una testimonianza drammatica. autore Marco …

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notizie di Padre Daniel da Qara: al momento stiamo tutti bene e non siamo più stati attaccati.

la torre della speranzafonte  Ora Pro Siria

Padre Daniel da Qara: al momento stiamo tutti bene e siamo ancora qui nel monastero e fino ad oggi non siamo più stati attaccati.
Sta arrivando, certamente, il tempo che tutte le fazioni, comprese le potenze esterne, si calmino e cerchino la strada della riconciliazione e della pace, cioè, la “mussalaha”.
Noi supportiamo pienamente questo movimento.

Mar Yakub

mercoledì 28 giugno – venerdì 5 luglio 2013

Dopo i bombardamenti sul monastero della scorsa settimana, parliamo un po’ a tavola di come ognuno in Comunità ha trasformato in modo originale il suo rifugio in un nido. Infatti, usiamo tanti materassini di spugna, che prima erano usati per gli ospiti. Adesso, ognuno ne prende due e eventualmente ancora un altro a destra e a sinistra. Altri materassi ci coprono in caso che crollano pezzi …. Quando sentiamo il rumore di un elicottero, ci copriamo tutti con i materassi. Nel frattempo, la piccola Fadia, la bebè della famiglia sunnita rifugiata presso di noi, porta gradita distrazione alle suore: sostituisce la sveglia .

Sabato si celebra nell’ Oriente e nell’Occidente la festa degli Apostoli Pietro e Paolo. Pietro e Paolo sono morti per martirio durante l’impero di Nerone. Pietro ha fondato la chiesa di Antiochia in Siria (adesso Antakia in Turchia) dove è stato Vescovo per 7 anni, prima di andare a Roma. In Antiochia la Chiesa era UNA nella sua diversità, con credenti circoncisi e credenti delle nazioni dei gentili. Qui sono stati chiamati per la prima volta “cristiani”. Per la restaurazione di questa Unità, si impegna uno dei più promettenti movimenti mondiali e cristiani dei nostri tempi : Sulla strada del Secondo Concilio… (vedi : www.tjcii.be ). La visione di Paolo nei Romani 11 si sta attuando, perché ci sono sempre più Ebrei che riconoscono Gesù come il Messia, il Figlio di Dio e il Salvatore del Mondo. Questo è anche un nuovo compito sia per i cristiani sia per i credenti del popolo ebraico. Paolo ha vissuto la sua conversione in Damasco e ha organizzato le sue missioni da Antiochia. In Antiochia ha incontrato la Chiesa che era UNA nella sua diversità. La nostra comunità è nata proprio come “L’ Ordine dell’unità di Antiochia” e per quello vogliamo pregare, vivere e lavorare.

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Il caso degli “spioni americani”: cosa c’è di strano?

Il Guardian rivela che i servizi di intelligence americani spiavano tutti. Tuttavia, la cattiva notizia non è che spiavano ‘governi amici’, ma che è illegale farlo con chiunque! In ogni caso, è un’evidenza che la Cia ha decuplicato mezzi e organici, e non certo per dare una risposta alla disoccupazione… di Patrizio Ricci (fonte La …

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ASIA/SIRIA – Il “califfato” di Saraqib, dove è stato ucciso p. Murad

Idlib (Agenzia Fides) – Il governatorato di Idlib è diventato “il califfato di Saraqib”. La regione di Idlib, nel Nordovest della Siria, fra Aleppo e Hama, controllata da fazioni islamiste dei ribelli siriani, è il territorio dove si trova la Chiesa latina Sant’Antonio da Padova di Ghassanieh, nel villaggio di Jisr el –Choughour, dove è …

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Combattere in Siria: Dalla Tunisia al jihadismo

Si calcola che 3.500 tunisini siano partiti per combattere in Siria al fianco di gruppi salafiti. Nella cittadina di Hergla, i familiari si ribellano a questa realtà.

Hergla, 28 giugno 2013, Nena News – fonte Nena News

“Dove sono i nostri figli?”, gridavano cinque famiglie tunisine per le strade della municipalità di Hergla lo scorso marzo, per poi scoprire che i giovani erano stati reclutati clandestinamente per andare a combattere in Siria. Non erano i primi e non sarebbero stati nemmeno gli ultimi. Si calcola che almeno 3.500, il 40% dei combattenti stranieri in Siria, siano tunisini che sono stati reclutati principalmente dai salafiti jihadisti del Fronte Al-Nusra.

“In seguito alla rivoluzione sono state prese le moschee di Hergla: Ennahdha (il partito islamista al potere, ndr) ne ha presa una e i salafiti l’altra. Esiste un accordo tra di loro – ci spiega Safa, una ragazza che faceva parte di un’associazione culturale della cittadina e che si è trovata costretta a porre fine alla sua attività a causa delle minacce ricevute – Nelle moschee della Tunisia arrivano sheikh da Qatar, Kuwait, Arabia Saudita”. E proprio il ministro degli Affari Religiosi, Noureddin Khadmi, ha ammesso l’anno scorso che i salafiti controllano 400 delle 5.000 moschee del Paese e che “la situazione é grave in 50 di esse”.

Mohamed, nome fittizio del padre di uno dei cinque ragazzi che sono partiti, ci spiega come avviene il reclutamento: “Iniziano nella moschea salafita e lì scelgono i giovani che andranno in un centro dove alcuni sheikh danno loro lezioni. Questo è grave perché non sappiamo che succeda lì. Sono loro che scelgono le proprie vittime: non tutti i giovani vanno in questi centri”. Enrico, un italiano residente a Hergla, spiega che “in tutti i villaggi in cui ci sono solo una caffetteria e una scuola, il salafismo prende piede molto rapidamente. È un problema di mancanza di servizi. A Hergla non c’é nulla”.

Nella cittadina negli ultimi mesi sono stati distrutti otto marabutti (mausolei della tradizione islamica sufi e patrimonio culturale del Paese), alcuni dei quali risalenti al XII secolo. Si calcola che siano 40 i santuari distrutti in tutto il Paese, in quanto considerati un’eresia dai salafiti.

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Combattere in Siria 2: Gli iracheni a fianco di Assad

iraqdi Giorgia Grifoni fonte Nena News

Roma, 28 giugno 2013, Nena News – Non si tratta più solo di Assad, in Siria. In realtà, per alcuni, non è mai stato lui il vero problema, ma piuttosto i “nemici”, quelli che appartengono all’altra corrente dell’Islam. “È mio legittimo dovere andare lì e lottare per difendere il santuario di Sayyida Zeinab. Dovremmo forse accettare di vedere Zeinab, la nipote del Profeta Mohammad, essere catturata di nuovo?”. A parlare alla Reuters è Ali, uno dei combattenti sciiti iracheni che, nella hall dell’aeroporto di Baghdad, aspetta di imbarcarsi per Damasco.

E improvvisamente sembra di non essere più nel 2013, ma piuttosto nel 680. Quando a Kerbala, in Iraq, l’ultimo figlio del califfo ‘Ali, Hussein, trovò la morte nella seconda guerra civile che la Umma – la comunità di fedeli musulmani – ricordi. E sua sorella Zeinab, la cui tomba è custodita in una moschea alle porte di Damasco, fu fatta prigioniera da quelli che oggi conosciamo con il nome di Sunniti.

La voce che gruppi di sciiti iracheni entrassero in Siria per combattere al fianco delle truppe del regime circolava già da almeno un anno. Ora stanno uscendo dalla loro clandestinità, rilasciando interviste ad alcuni grandi media e fornendo nomi e numeri che superano di gran lunga le stime. Dichiarano che almeno 50 combattenti alla settimana si uniscono all’esercito di Assad nella guerra contro i ribelli sunniti. Partono tranquillamente dall’aeroporto di Baghdad o da quello di Najaf, una delle due città sante dello sciismo. Volano in piccoli gruppi da 10-15 miliziani, spesso sotto le sembianze di pellegrini diretti al santuario di Sayyida Zeinab. Nelle loro borse ci sono però uniformi, equipaggiamento militare e a volte anche armi. Spesso vengono scortati ai checkpoint dai loro comandanti che, grazie alle loro conoscenze e alla loro influenza tra le autorità irachene, li fanno passare con il loro equipaggiamento.

Molti dei giovani volontari vengono reclutati e addestrati dagli ex-miliziani dell’esercito del Mahdi, la rete di guerriglieri sciiti guidata da Moqtada al-Sadr in azione contro le truppe di occupazione americane tra il 2003 e il 2008. Abu Zeinab, un ex comandante sadrista, ha raccontato alla Reuters che i leader iracheni della nuova rete anti-sunnita si occupano, oltre che del reclutamento, anche dei biglietti aerei, delle spese e dei permessi dal governo siriano. Spesso, ha aggiunto, coordinano anche i vari gruppi di miliziani sciiti che, oltre agli ex sadristi, comprendono anche l’organizzazione Badr (o brigata Badr, fondata dal leader sciita al-Hakim negli anni ’80 per combattere Saddam Hussein), il gruppo Asa’ib Ahl al-Haq (o Lega dei Giusti, che nel 2007, all’apice della guerriglia, contava più di 3.000 miliziani) e le Kata’ib Hezbollah, uno dei gruppi dell’universo sciita iracheno attivi contro l’occupazione occidentale. Tutti finanziati e addestrati dall’Iran e fedeli alla guida suprema della Repubblica islamica, Ali Khamenei.

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