Benedetto XVI: intervista durante il viaggio verso il Libano

trascrizione dell’intervista in aereo: Santo Padre, in questi giorni ci sono anniversari terribili, come quello dell’11 settembre o quello del massacro di Sabra e Chatila. Alle frontiere del Libano c’è una sorta di guerra civile e noi vediamo anche nei nostri Paesi il rischio della violenza sempre presente. Con quale sentimento affronta questo viaggio? È …

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Siria: ipocrisia e (tanti) interessi

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fonte: http://www.geopolitica-rivista.org/18818/siria-ipocrisia-e-tanti-interessi/

Si è parlato più volte del fatto che la Siria non era la Libia, perché alcuni paesi in Libia hanno avuto campo libero, mentre sulla strada di Damasco potenze come la Russia, la Cina e l’Iran non sono disposte a lasciar libero il passaggio. Le possibilità che Bashar lasci il potere sembrano minime e la caduta del suo regime non è prevista in tempi brevi. Al-Asad non getta la spugna e resiste nonostante gli scontri e i profughi, ed è deciso a portare avanti il suo compito nonostante il paese sia nel caos e recentemente ci siano stati attentati che hanno colpito al cuore il regime1, destabilizzandolo.

Le dinamiche non sono ben chiare e non si capisce se sia stato una bomba o un kamikaze. In un primo momento la tv di Stato ha riferito che un kamikaze si è fatto esplodere nel palazzo della Sicurezza, nel quartiere di Abu Roummaneh, dove era in corso un vertice tra i responsabili della sicurezza, le figure più importanti del regime di Al-Asad. Nell’esplosione rimangono uccisi il ministro della Difesa, generale Dawoud Rajha, il suo vice, Assef Shawkat, cognato del presidente siriano, e il generale Hassan Turkmani, capo della cellula di crisi che coordina le azioni contro i ribelli, mentre il capo dei servizi segreti, Hisham Bekhtyar, e il ministro dell’interno, Mohammad Ibrahim Al-Shaar, rimangono feriti. Inoltre si verifica anche una seconda esplosione che ha colpito l’edificio del comando della Quarta divisione dell’esercito siriano. Quello che prima sembrava un kamikaze, secondo altre fonti, sarebbe stato un attentato proveniente dall’”interno”, una bomba piazzata nel palazzo da qualcuno che potesse avervi accesso nonostante i controlli, probabilmente un personaggio appartenente al gruppo ristretto delle guardie del corpo degli alti gerarchi del regime. L’attacco, viene rivendicato un po’ da tutti, dalle milizie anti Al-Asad alle organizzazioni terroristiche. Sicuramente è stato un durissimo colpo messo a segno da “ignoti”2, molto significativo per Al-Asad, ma è proprio qua che il Rais fa vedere la sua forza: immediatamente convoca una riunione, senza scomporsi nomina subito il nuovo ministro della Difesa, Fahd al-Freij3 ,e 5 nuovi ufficiali della sicurezza.

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Le navi militari russe hanno lasciato il porto siriano di Tartus

Le Navi da guerra russe hanno inaspettatamente lasciato il porto siriano di Tartus, nel Mediterraneo, mentre le spedizioni russe di armi alla Siria sono state improvvisamente interrotti. Lo rivelano fonti militari. Questi fatti, e altri, indicano che la Russia si sta rapidamente allontanando dalla scena siriana, per evitare di essere coinvolti nei combattimenti che si …

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La brigata internazionale in Siria

La storia del piccolo esercito formato anche da veterani libici che combatte in Siria e ha misteriosi finanziamenti. fonte: http://www.ilpost.it/2012/07/29/la-brigata-internazionale-in-siria/ La giornalista della CNN Jomana Karadsheh racconta la storia della brigata “Liwaa al-Umma”, un gruppo di ex ribelli libici che dopo essere stati tra i primi a entrare a Tripoli l’anno scorso, hanno attraversato il …

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Patriarca Younan: «In attesa del Papa, la nostra angoscia per la Siria»

(Beirut) – La prossima visita del Papa al Paese dei cedri resta confermata, pur nelle convulsioni che dalla Siria stanno tracimando in Libano e sulle quali pesa «l’opportunismo economico» con cui l’Occidente guarda al travaglio che scuote il mondo arabo. Così il patriarca dei siro-cattolici Youssif III Younan parla dell’imminente viaggio papale a Beirut dalla sede del patriarcato a Charfat, dove si terrà l’incontro ecumenico con Benedetto XVI il 16 settembre.

 syrian christians 008intervista di  Manuela Borraccino | 27 agosto 2012

Beatitudine, a che punto è la guerra in Siria?
Siamo molto preoccupati per il Paese e in particolare per Aleppo, dove continuano i combattimenti tra l’esercito regolare e i ribelli, anche in centro città, con i cittadini che restano rintanati in casa, senza poter sfollare. L’unica via di fuga sarebbe l’aeroporto di Aleppo, ma anche la strada per raggiungerlo è divenuta pericolosissima per via dei check-point del cosiddetto Libero esercito siriano. Le ultime settimane sono state drammatiche per la sicurezza, i rifornimenti alimentari ed energetici.
Che cosa pensate di fare?
Gli sviluppi sono imprevedibili, ed è difficile anche pensare a cosa fare. Il regime dice di essere pronto al dialogo, i ribelli e l’opposizione hanno messo come condizione, per sedersi al tavolo del negoziato, la rinuncia di Bashar al-Assad al potere, una richiesta inaccettabile per il presidente. Perciò siamo ad un punto morto.

Come giudica l’atteggiamento della comunità internazionale?
Uno dei paradossi della crisi siriana è che le monarchie del Golfo, che sono a maggioranza sunnita, intendono rovesciare anche per ragioni confessionali il regime siriano, e i Paesi occidentali anziché rifiutare il confessionalismo e tentare una mediazione appoggiano, per via del petrolio, i Paesi del Golfo. Abbiamo il dovere di chiederci come mai l’Occidente – una comunità di Paesi che si definiscono laici e con società civili basate sui diritti umani, che prescindono dalla fede dei singoli cittadini – accetti senza riserve che nel Ventunesimo secolo l’Organizzazione della Conferenza islamica, che riunisce 57 Paesi musulmani, tenga un vertice in Arabia Saudita sotto l’egida della comune appartenenza a una religione per prendere decisioni politiche!

Lei ha parlato di «opportunismo economico»…
Certamente: perché il linguaggio dell’Occidente è politicamente corretto mentre le grandi potenze non vogliono affrontare le contraddizioni di quei Paesi che siedono alle Nazioni Unite e che rifiutano di dare gli stessi diritti a tutti i cittadini, indipendentemente dalla religione a cui appartengono. Si critica la Cina ad esempio per il trattamento riservato ai dissidenti politici, ma non una parola viene spesa sull’Arabia saudita, per via del petrolio. Questo è un atteggiamento che non esito a definire economicamente opportunista.

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Siria, la voce della maggioranza silenziosa – ‘Mussalaha’ o riconciliazione – Daniel Maes

“La maggioranza silenziosa del popolo siriano desidera LA PACE, la pace e la riconciliazione. Tutto il resto è manipolazione e menzogna. In questo desiderio di vivere attraverso tutto nella tolleranza reciproca con l’altro si esprime la vera grandezza del popolo siriano.” Testimonianza del sacerdote Daniel Maes, che vive in Siria http://www.voxclamantis.info/Photos.html I nostri media solitamente …

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