Cultura Cattolica socio di SamizdatOnLine
È da tempo che si parla di Internet, e l’occasione non è più una semplice curiosità, o la ricerca di un episodio eccezionale (che ormai sembra diventato ordinaria amministrazione; penso ad esempio al “male” che la rete può fare ai giovani…). È di poco tempo fa la notizia che una famosa e bella donna di spettacolo voleva limitare l’accesso alla rete alla propria figlia e togliersi lei stessa dai social-network.
Il libro di Stoll, “Confessioni di un eretico high-tech” e lo straordinario “Il profumo dei limoni” di Jonah Lynch costituiscono due pietre miliari per chi voglia ragionare su questi argomenti.
Desidero però affrontare la questione da un altro punto di vista.
Ho letto l’articolo di Francesco Diani su Avvenire del 10 aprile 2012 «I siti Web, “luoghi” di missione» e mi ha positivamente colpito la riflessione finale. Dopo una analisi, per quanto sommaria, del rapporto delle varie realtà ecclesiali con la rete (ove si evidenzia un interesse più motivato, finita la ubriacatura del voler essere presenti ad ogni costo in Internet) così conclude: “La tara concettuale che probabilmente pesava fin dalla genesi su molti siti cattolici era quella di non ammirare oltre l’orizzonte circoscritto del territorio locale e di un affezionato gruppo. Uno strumento che, per definizione, a vocazione planetaria si ritrovava utilizzato da alcuni «già evangelizzati» a vantaggio di altri «già evangelizzati»”.