Ci piace questa Europa? Spunti di riflessione…

Diceva Krugman Premio Nobel per l’economia: …  nulla è stato fatto per rimuovere le vere radici del problema, anzi si è aggravata la situazione elevando la fiscalità e aumentando così la crisi di liquidità. L’alternativa di Krugman al suicidio economico, la condizione essenziale per il recupero “sarebbe l’uscita dall’euro, e il ritorno alle valute nazionali”, …

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La nuova ricetta anti-crisi giapponese

FONTE: http://lemieconsiderazioniinutili.blogspot.it/2013/01/la-nuova-ricetta-anti-crisi-giapponese.html Le elezioni in Giappone di qualche settimana fa hanno riportato al governo il partito liberaldemocratico, che aveva governato il paese più a lungo che la Dc qui da noi, con un quasi egual numero di scandali. Dopo una breve pausa nel 2009, coincisa con la vittoria dei Democratici (quasi più timidi del Pd …

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A cosa serve la politica di rigore se soffoca l’economia reale?

Krugman: “Le misure di austerity non migliorano le dinamiche dei debiti”di Patrizio Ricci Il Premio Nobel per l’economia Paul Krugman è intervenuto sul New York Times per commentare l’articolo apparso sabato scorso sul Times “Suicidi da crisi economica”. Si parlava della Grecia, che, come sappiamo, pur avendo fatto esattamente tutto ciò che è stato chiesto […]

Il BRICS sfida l’ordine mondiale

fonte:  Strategic Culture Foundation,      di Melkulangara Bhadrakumar La vista dei BRICS è stato un pugno nell’occhio per i paesi sviluppati sin dal principio. Il senso di irritabilità sta ora sta cedendo il passo ad un’inquietudine che rasenta l’ostilità. C’è la pressante necessità che il BRICS acquisisca una fissa dimora e un nome. È vero, dal …

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Alle radici della crisi, seguendo i derivati

piazza affari1Fonte: brucialanotizia di Gaetano Colonna

Il prolungarsi della crisi economico-finanziaria fa affiorare molte informazioni su cosa è realmente successo a nostra insaputa negli ultimi venti anni di globalizzazione finanziaria. Siamo quindi molto vicini alla verità ed il fatto positivo è che ci stiamo avvicinando ad essa facendo a meno di quegli “esperti” economisti che, come di recente ha denunciato efficacemente Le Monde Diplomatique, sono molto spesso a libro paga proprio di quei centri della speculazione sui quali vengono loro richiesti pareri obiettivi (1).

Questa verità fattuale è essenziale per il futuro: infatti, chiunque pensasse di poter cambiare le cose senza conoscerle, si troverebbe immediatamente a servire gli stessi master of the universe, i padroni dell’universo, di cui abbiamo spesso parlato.

Come nel caso dei mutui subprime americani, abbiamo pensato di seguire la pista degli ormai famosi “derivati”, vale a dire quei titoli finanziari il cui valore si basa e quindi “deriva” da un qualsiasi cosiddetto “sottostante”, che può essere qualsiasi cosa abbia un valore: un bene materiale o una materia prima, un titolo finanziario, una valuta o persino un altro derivato.

Con quello che abbiamo trovato, possiamo porre alcune semplici ma fondamentali domande e cercare delle risposte.

Perché i politici non mettono fine alla speculazione dei “mercati” semplicemente vietando o regolamentando severamente i suoi principali strumenti?

L’agenzia di stampa specializzata americana Bloomberg lo scorso gennaio ha diffuso la notizia secondo cui la banca d’affari Morgan Stanley, uno dei “padroni dell’universo”, ha deciso di ridurre la propria esposizione in derivati basati su titoli di Stato italiani da 4,9 a 1,5 miliardi di dollari: 3,4 miliardi di dollari di nostri titoli non sono stati quindi collocati, con l’assenso del Tesoro italiano, che ha lasciato scadere questo contratto, pagando intorno ai 2,5 miliardi di euro (2).

Si è poi appreso che lo swap, vale a dire un derivato fuori dal mercato regolamentato, risale al 1994 e lasciava alla banca d’affari americana la facoltà di rescinderlo unilateralmente, una clausola che ovviamente poneva lo Stato italiano in una posizione di debolezza. Altro però non ci è stato detto sulle modalità e finalità di questa operazione. Giustamente Umberto Cherubini nel suo blog, si interroga sullo scopo di questa operazione: “Coprire il rischio di tasso? Coprire il rischio derivante dai cambi? Allungare le scadenze dei pagamenti di interesse? Vendere assicurazione a Morgan Stanley per fare cassa?” (3).

Non è dato saperlo, e così scopriamo che di queste operazioni sul nostro debito pubblico, vale a dire sul debito di tutti noi cittadini di questa Repubblica, i nostri organi di governo non hanno mai dato informazione ai più diretti interessati. E non basta, perché solo dopo alcune interrogazioni parlamentari, successive alla notizia dell’agenzia americana, il Tesoro è stato costretto a comunicare che il debito pubblico italiano è per ben 160 miliardi di euro costituito da strumenti “derivati”, quindi uguali o assimilabili a quello da cui Morgan Stanley ha voluto sfilarsi nelle scorse settimane.

Tutte le maggiori banche d’affari sono attive in questo tipo di operazioni sull’Italia: Goldman Sachs, Morgan Stanley, Bank of America, Citigroup e JP Morgan.

Lavorando sulle informazioni di stampa, troviamo anche che, oltre al livello centrale, ben 664 enti pubblici, tra cui 18 regioni, 42 province, 45 capoluoghi e 559 comuni avrebbero in pancia “derivati” per oltre 35 miliardi di euro, circa 1/3 del debito complessivo accumulato dagli enti locali ai dati 2009. Le perdite conseguenti all’adozione di questi strumenti finanziari per i soli enti pubblici appena ricordati potrebbero arrivare a superare i 10 miliardi di euro, su di un totale complessivo che, ad ottobre 2011, era stimato per l’Italia in 52,2 miliardi, una cifra equivalente a oltre il 60% del costo delle pesantissime manovre cui gli Italiani sono stati sottoposti nel 2011 (4).

Per la banca d’affari le cose sono andate diversamente: “Morgan Stanley – riferisce sempre Bloomberg, ha guadagnato 600 milioni di dollari nel terzo trimestre [2011] in conseguenza dello scioglimento dei contratti con l’Italia. Il guadagno è dovuto all’annullamento dei costi sostenuti in precedenza nel corso dell’anno a causa del rischio che il Paese non pagasse l’intero importo del debito, ha dichiarato il 19 gennaio in un’intervista Ruth Porat, direttore finanziario”.

Si comprende a questo punto benissimo perché la cosiddetta politica non è in grado di mettere al bando questi strumenti finanziari dall’effetto devastante sull’economia reale: semplicemente perché le classi politiche europee attuali sono “garanti” delle migliaia di contratti di questo tipo che, almeno a partire dagli anni Novanta, sono stati stipulati con i “padroni dell’universo”.

Le politiche di rigore nei confronti dei cittadini sono proprio ciò che, dopo avere evitato loro le perdite dovute alle speculazioni sui subprime, consente ancora lauti guadagni alle grandi banche d’affari.

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Le Banche dichiarano guerra al denaro contante: cerchiamo di capirne di più

denarodi Massimo Costa*
*(docente di Economia Aziendale presso la Facoltà di Economia e Commercio dell’Università degli Studi di Palermo)

Leggo su La Repubblica del 20 giugno scorso un bell’articolo sul No Cash Day: un’iniziativa promozionale nella quale tutti gli aderenti cercano di usare, almeno per un giorno, strumenti di pagamento elettronico (carte di credito, di debito, bancomat) e di non usare il portafoglio con banconote e monetine.
L’articolo, giustamente, evidenzia tutti i limiti del buon vecchio denaro circolante. In sintesi:
– è costoso, anche se nessuno parla del costo della tenuta dei conti correnti bancari;
– è poco pratico,
– è a rischio di essere smarrito o derubato;
– è sporco (non nel senso morale, ma perché sarebbe portatore di terribili batteri, di cocaina, etc…);
– favorisce l’evasione fiscale e il riciclaggio di denaro sporco (questa volta nel senso morale);
– e soprattutto è antiquato.

Non ci credete? Basta vedere che l’Italia, tipicamente antiquata, si ostina ad usare il contante, mentre nella civilissima Svezia lo usano solo per il 5 % delle transazioni, in pratica le vecchine e i malfattori (ma come? Nella civilissima Svezia non si sono ancora liberati dei malfattori?). E, poi, ovviamente, il massimo uso di contante si registra nel disgraziato Sud e nelle Isole, terre abitate da popoli notoriamente incivili, retroguardie per definizione della magnifica e progressiva civiltà europea.
E quindi,… via monete e banconote! Ai lavavetri al semaforo chiederemo se hanno un POS per donare con il bancomat qualche decina di centesimi. Devo anche spiegarlo all’ambulante che viene sotto casa e dal quale regolarmente mi approvvigiono per la frutta di famiglia, ma vedrete che capirà, soprattutto quando gli avrò girato tutte le motivazioni di cui sopra.

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Mai così ricchi: la finanza scommette sulla nostra rovina

Quello che il mondo chiama “crisi”, per loro è il paradiso: “loro” sono quelli che moltiplicano favolosi profitti, proprio mentre noi stiamo affondando. Mai come oggi la casta finanziaria del pianeta ha realizzato guadagni stellari, puntualmente sorretta dalla Federal Reserve che negli Stati Uniti ha pompato dollari nei serbatoi di Wall Street salvando dalla bancarotta …

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