Diffido sempre di messaggi che sollecitano soprattutto a condividere. Cito in particolare, un messaggio che mi è appena arrivato su whatsup up da un’amica.
E’ questo (non lo riporto tutto perchè è stato messo dentro un po’ di tutto dalle teorie malthusiane al 5G, tutto….):
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Prendo spunto quindi dal suddetto messaggio per fare un breve punto della sperimentazione clinica di nuovi farmaci
Sebbene è vero che esiste ancora oggi in Italia una circolare che sconsiglia di fare autopsie su deceduti per coronavirus e che questo è veramente sorprendente (i virus, a differenza dei batteri, non sopravvivono nelle cellule morte) e sebbene è vero che si sono verificati casi di errate pratiche mediche (come l’intubare o curare una polmonite mentre si trattava di una trombosi interstiziale), gran parte delle deduzioni avanzate contenute nel messaggio whatsup sono esagerate.
Soprattutto vorrei richiamare la vostra attenzione sulla ‘miracolosa’ cura fornita a base di antifiammatori e paracetamolo. Beh, in proposito, senza essere ‘esperti’, la maggior parte di noi ha sperimentato che l’aspirina ed il paracetamolo – nei casi più gravi in cui ricorrono complicanze – non bastano neanche per le comuni influenze.
E’ vero anche che tra i tanti pareri che ho letto, tratti da interviste di ‘esperti’ uno in particolare diceva che se l’infezione è trattata immediatamente, prima che si diffonda può essere sufficiente anche il tipo di farmaci elencato. Ma appunto solo quando l’infezione si sviluppa in maniera blanda ed il sistema immunitario funziona correttamente.
Delle poche cose certe che abbiamo appreso, c’è infatti che il covid -19 non colpisce tutti allo stesso modo. Ciò vuol dire che in alcuni purtroppo, insorgono particolari complicanze.
Perciò sono in corso molte sperimentazioni per testare farmaci efficaci per il trattamento del covid-19.
Circa i trattamenti risolutivi all’infuori del plasma nei casi più gravi, esiste un aggregatore di prove cliniche COVID-TRIALS ( https://www.covid-trials.org/ ) in cui potete visionare costantemente questi farmaci in sperimentazione.Dalla pagina risulta in questo momento che sono in corso ben 1304 prove di farmaci.
Questo vuol dire che se la cura sarebbe così semplicistica come presentata dal messaggio che vi ho postato, tutti questi studi effettuati da eminenti centri di ricerca sarebbero inutili. Ma questo è ovviamente poco plausibile.
Vi potrà sembrare che il numero di farmaci testati è molto alto ma – come accade spesso – la stragrande maggioranza di questi test si concluderà in un nulla di fatto (spesso sono mal programmati, non hanno controlli adeguati e vengono eseguiti su un numero molto piccolo di soggetti).
Infatti i primi resoconti sui test dicono che i loro risultati non sono molto incoraggianti. Le speranze di clorochina e idrossiclorochina con antibiotici macrolidi non si sono concretizzate. Ciò vuol dire che troppo spesso svolgono solo effetti placebo.
Remdesivir
La “speranza principale” di molti è remdesivir ma non è una cura ‘miracolosa’. Non sono un medico ma ciò è dimostrato dai risultati di una sperimentazione clinica pubblicata qui: https: //www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJ Moa2015301
Remdesivir è attualmente disponibile solo come farmaco per la somministrazione endovenosa. Ciò rende praticamente impossibile utilizzarlo in modo massiccio per la chemioprofilassi dell’infezione da SARS-CoV-2.
Interferone beta-1c
Un’altra notizia sul fronte della cura sono i risultati degli studi clinici sull’interferone beta-1c, condotto a Hong Kong. L’articolo originale è qui: https://www.thelancet.com/pdfs/journals/lancet/PIIS0140-6736(20)31042-4.pdf
Il vantaggio di questo studio clinico sono i gruppi randomizzati di soggetti. Svantaggi:
– mancanza di un controllo placebo (i pazienti nel gruppo di controllo hanno ricevuto lopinavir / ritonavir)
– la molteplicità dei farmaci nel gruppo sperimentale (interferone + lopinavir / ritonavir + ribavirina)
– campioni relativamente piccoli (86 persone nel gruppo sperimentale e 41 persone nel controllo).
Il trattamento con una combinazione di farmaci che includeva l’interferone era chiaramente più efficace del solo lopinavir / ritonavir. Tuttavia, in precedenza e in altri studi clinici è stato dimostrato che lopinavir / ritonavir nel trattamento di COVID-19 funziona a livello di placebo. L’analisi dei sottogruppi all’interno del gruppo sperimentale ha mostrato che quasi l’intero effetto positivo (rispetto al gruppo di controllo) è associato all’interferone. Nel trattamento dell’interferone beta-1B (alle dosi e alla frequenza di somministrazione utilizzate), non sono stati osservati effetti collaterali. I risultati di questo test possono essere riassunti come segue: l’efficacia di lopinavir / ritonavir e ribavirina non sono mostrati con il COVID-19, l’interferone-beta non è inutile, ma in quali casi è indicata la sua somministrazione deve essere chiarita.
Il problema del covid -19 è che in alcuni pazienti si scatena una tempesta di citochine, ovvero il sistema immunitario risponde in maniera abnorme , quindi questo uccide. I media hanno molte dichiarazioni sull’efficacia dei farmaci che sopprimono la tempesta di citochine”. Fondamentalmente, stiamo parlando di farmaci a base di anticorpi monoclonali che inibiscono interoeuchina-6, ma ci sono altre opzioni. Tuttavia, nella letteratura scientifica non ci sono quasi risultati pubblicati di studi clinici controllati in questo settore. Sembra che esista solo una recente pubblicazione di una sperimentazione clinica di un farmaco nel contesto della soppressione di una tempesta di citochine (prestampa qui: https://www.jacionline.org/article/S0091-6749(20)30738-7/pdf).
Per concludere, l’analisi dei sottogruppi all’interno del gruppo sperimentale, allo stato attuale che quasi tutti i risultati con effetti positivi sono associati all’interferone.
Questo sarebbe il modo di dare correttamente una notizia 😉
Se la fonte non è diretta, il mio consiglio, è esigere riferimenti ed autorevoli. Direi che questo, quasi sempre , è un criterio irrinunciabile.
patrizioricci by @vietatoparlare