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Chatcontrol: il pericolo di usare la norma senza coinvolgimento della magistratura

La pubblicazione Wired riporta che nelle ultime settimane, l’Italia è stata teatro di manifestazioni pubbliche organizzate da Privacy Pride contro il regolamento europeo Chatcontrol, che sarà valutato il 28 settembre. Questo regolamento mira a proteggere i minori online, ma ha sollevato preoccupazioni legate alla privacy, poiché autorizza il controllo e l’intercettazione automatica di tutte le chat e le email dei cittadini europei senza la necessità di un mandato giudiziario.

Chatcontrol

Chatcontrol è un regolamento proposto dall’Unione europea con l’obiettivo di combattere gli abusi sui minori online. La sua intenzione è nobile e mira a proteggere i bambini da contenuti dannosi e illegali online. Tuttavia, il rischio concreto che di eccezione in eccezione si giunga ad una società interamente controllata digitalmente. Inoltre, visti i precedenti non è detto che la norma sia usata per scopi legittimi ma venga usata per scopi estesi, sempre per la tutela della collettività. In definitva, la preoccupazione è che questa norma potrebbe aprire la porta a un sistema di sorveglianza massiccia, con implicazioni potenzialmente oppressive.

Privacypride

Privacy Pride è uno dei principali movimenti che ha organizzato proteste contro Chatcontrol in Italia. I membri del movimento sostengono che l’approccio di Chatcontrol, che prevede l’intercettazione indiscriminata di chat e email senza un mandato giudiziario, rappresenti una minaccia alla privacy dei cittadini europei. Essi sottolineano che la lotta contro gli abusi sui minori dovrebbe concentrarsi più sull’intervento sulle cause sottostanti, come il degrado sociale ed economico delle famiglie, piuttosto che sulla sorveglianza di massa.

L’importanza del mandato giudiziario

Inoltre, L’assenza di un mandato giudiziario per l’intercettazione solleva domande sulla legalità e la giustizia del processo. La protezione della privacy è una pietra angolare delle democrazie moderne, e qualsiasi misura che la minacci dovrebbe essere attentamente valutata.

L’argomento richiederebbe una riflessione approfondita e un coinvolgimento democratico per trovare un equilibrio appropriato. Le prossime settimane saranno cruciali per vedere come questa controversia si sviluppa e quale sarà l’esito finale per la privacy e la sicurezza digitale in Europa.

L’obbligo di ottenere l’autorizzazione della magistratura dovrebbe costituire una condizione imprescindibile ogni volta che si tratta della tutela della privacy dei cittadini. L’assenza di un coinvolgimento da parte dell’autorità giudiziaria può comportare rischi concreti e rilevanti, soprattutto alla luce dei precedenti in cui misure inizialmente volte a scopi legittimi hanno segretamente superato i limiti, venendo utilizzate a fini terzi sotto l’influenza del potere politico.

Analogie

Queste preoccupazioni non sono peregrine ma si basano su esperienze. Ad esempio, negli Stati Uniti, ci sono state controversie legate alla privacy dei cittadini, in particolare per quanto riguarda il Foreign Intelligence Surveillance Act (FISA) e il Patriot Act. Queste leggi hanno permesso al governo degli Stati Uniti di raccogliere dati personali in larga scala per scopi di sicurezza nazionale a seguito degli attentati dell’11 settembre. Ma, casi come le rivelazioni di Edward Snowden nel 2013 hanno messo in luce il fatto che le agenzie di intelligence statunitensi hanno raccolto enormi quantità di dati personali senza adeguata supervisione e controllo. Questi eventi hanno portato a forti preoccupazioni sull’equilibrio tra sicurezza e privacy individuale ed il rischio di abusi dietro il paravento della legittima preoccupazione di proteggere dagli abusi.

 

Patrizio Ricci

Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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