Cina: Borrel, rimani a casa nel tuo meraviglioso ‘giardino fiorito’

La Cina ha annullato un viaggio programmato per la prossima settimana dal capo della diplomazia europea Borrell. Non è stato fornito alcun motivo per la cancellazione, scrive Reuters.

Inoltre, non vengono inoltre fornite le date stimate di una possibile visita. Josep Borrell avrebbe dovuto visitare Pechino il 10 luglio per incontrare il ministro degli Esteri cinese Qin Gang e discutere di “questioni strategiche”, tra cui i diritti umani e la guerra russo-ucraina.

A proposito del modo di intendere le suddette ‘questioni strategiche’, è bene ricordare che Borrell, come pure Stoltenberg e praticamente l’intera amministrazione statunitense parlano di infliggere una “sconfitta strategica” alla Russia sul campo di battaglia. In altri termini, non stanno parlando di una soluzione diplomatica da ricercarsi tramite negoziati, ma di una soluzione finale da ricercarsi nel ‘campo di battaglia’ che deve non più decidere le sorti della guerra ma deve portare ad una sconfitta totale della Russia. Questi funzionari pretenderebbero di dare lezioni di diplomazia alla Cina.

Comunque, è già la seconda volta quest’anno che la visita di Borrell in Cina viene cancellata. In un discorso preparato per essere pronunciato a Pechino ad aprile (si era ammalato di COVID e non era partito), Borrell  affermava che l’UE non può fidarsi della Cina se Pechino non cerca la pace in Ucraina. Questo è veramente singolare, dato che mentre la UE non si è fatta promotrice di alcun piano di pace, mentre la Cina lo ha fatto.

Poco prima della cancellazione del viaggio, la Cina ha comunicato di restrizioni di materie prime rare

Secondo quanto riportato da South China Morning Post, lunedì, come rappresaglia alle nuove sanzioni occidentali sulla sua industria dei semiconduttori, la Cina ha emesso restrizioni all’esportazione di due elementi tecnologici critici. A partire dal 1° agosto, queste restrizioni riguarderanno i metalli gallio e germanio e molti dei loro composti, che sono materiali essenziali per la produzione di semiconduttori e altri componenti elettronici.

Il gallio e il germanio sono ampiamente utilizzati in numerosi componenti elettronici. Ad esempio, i radar AESA (array a scansione elettronica attiva) che equipaggiano le moderne navi da guerra e gli aerei da combattimento dipendono da questi metalli, che attualmente sono prodotti principalmente in Cina.

Ci vorranno uno o due anni prima che le scorte di questi materiali al di fuori della Cina si riducano. Inoltre, sarà molto più complicato avviare nuove infrastrutture di estrazione e lavorazione per sostituire la produzione cinese, dato che i processi impiegati sono piuttosto inquinanti e spesso dissuadenti per alcuni Paesi che preferiscono evitarne l’installazione. Ciò dimostra che la politica occidentale delle sanzioni è permanentemente auto-lesionista.

Per Borrel i partner europei devono adottare “un atteggiamento corretto e responsabile”, ovvero quello del magnifico ‘cortile europeo’

Su un post del blog del Servizio europeo per l’azione esterna (disponibile qui: https://www.eeas.europa.eu/), Josep Borrell ha sottolineato la necessità per il blocco dei 27 Stati membri di assumere un ruolo di rilievo e agire come un polo di potere. Per ottenere ciò, ha suggerito l’adozione di una visione globale e integrata della sicurezza.

Il ministro degli esteri europeo ha evidenziato che è importante prendere in considerazione i fattori che stanno plasmando il nuovo panorama globale, come la competizione strategica bipolare tra Stati Uniti e Cina, che si sta estendendo a vari settori, insieme a una crescente e sempre più assertiva “multipolarità caotica” che riduce i rischi per i paesi emergenti.

L’UE sta ‘assistendo’ a diverse forme di guerre, sia tradizionali che emergenti, come guerre brutali ad alta intensità alle porte dell’Europa e una corsa globale agli armamenti. Inoltre, c’è una crescente competizione per le materie prime critiche, in particolare quelle necessarie per la transizione ecologica. La tecnologia è diventata sia uno strumento di lotta che un’arena di scontro.

Questa è la visione di Borrell condivisa anche dal ministro degli Esteri tedesco Annalena Berbock, che a maggio ha dichiarato: “Abbiamo visto in passato che non abbiamo trovato l’unanimità quando necessario, quindi non abbiamo fatto progressi come attore politico globale”. Tuttavia, è opportuno ricordare che la UE   -essendo un organismo burocratico amministrativo – ha del tutto oltrepassato le sue funzioni, assumendo decisioni e linee politiche dettate dalla NATO, salvo poi farle approvare ai paesi membri con vari strumenti di pressione, come l’instaurazione di finte emergenze come la pandemia a cui far seguire la condizionalità degli aiuti, fino al blocco di fondi o le sanzioni per la non rispondenza ai ‘nuovi diritti’ ed affini.

Nessuno nell’UE vuole separarsi completamente dalla Cina, ma solo perché il commercio tra le due parti è di 2,3 miliardi di euro al giorno

Il rappresentante dell’UE ha sottolineato che l’Unione ha una vasta gamma di strumenti a sua disposizione, ma talvolta agisce in gruppi separati e ‘può essere lenta’ a causa delle necessità di unanimità. Tuttavia, ha citato alcuni successi dell’UE nel contrastare la dipendenza energetica dalla Russia e nel combattere interferenze straniere e manipolazioni delle informazioni.

Mentre Borrell si posiziona in modo ostile nei confronti della Russia, come dimostrato dall’utilizzo improprio del fondo per la pace per fornire armi sempre più offensive all’Ucraina e dall’allineamento di Bruxelles alle posizioni della NATO, si adotta invece un atteggiamento più cauto verso la Cina. La Cina viene riconosciuta come un avversario in competizione, ma troppo grande per richiedere un approccio eccessivamente aggressivo da parte dell’UE.

Questa ambiguità nelle relazioni con la Cina ha sollevato dubbi e diffidenza da parte della nazione asiatica riguardo alla fiducia ed alla possibilità di un percorso a lungo termine. Inoltre, l’estrema dipendenza dell’UE dalla volontà degli Stati Uniti ha portato alla cancellazione delle possibilità per diversi paesi UE, inclusa l’Italia, di annullare o ridimensionare l’iniziativa cinese della Via della Seta, un progetto che avrebbe potuto comportare risultati economici di reciproco interesse.

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