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Il 18 giugno navi da guerra iraniane e cinesi hanno compiuto manovre militari congiunte nello stretto di Ormuz, passaggio strategico posto al sud dell’Iran e a nord degli Emirati Arabi Uniti. Queste esercitazioni avvengono nel pieno dello scontro diplomatico tra Teheran e Washington e di una crisi maggiore che scuote la penisola arabica, e che oppone il Qatar ai suoi vicini, specie l’Arabia Saudita. Il contrammiraglio cinese Shen Hao, citato dall’egenzia iraniana IRNA, ha spiegato che tali manovre congiunte hanno lo scopo di rinforzare la fiducia le due marine militari”.
Nelle stesse ore i Guardiani della rivoluzione iraniani hanno reso noto di aver sparato due missili balistici a medio raggio contro obiettivi ribelli siriani nella zona di Deir ez-Zor: questa è l’enclave leale al governo di Damasco che resta da anni sotto accerchiamento di Isis e altre formazioni terroristiche, e che gli americani hanno bombardato nel settembre 2016, deliberatamente uccidendo 80-90 soldati israeliani là assediati – sia per aiutare l’ISIS (infatti ,lo Stato Islamico ha sferrato un attacco subito dopo il bombardamento, in evidente coordinazione Usa) e per mandare a monte il primo cessate il fuoco imbastito da Mosca fra i belligeranti. Ipotizziamo come più che probabile che fra “il gran numero di miliziani” che l’Iran dice di aver ucciso coi suoi missili, ci siano anche “consiglieri” (leggi commandos) americani, britannici o israeliani. IIIIGli iraniani hanno dichiarato che il lancio è anche una riposta al recente attentato al Parlamento di Teheran e al mausoleo di Khomeini, rivendicato dall’ISIS (o Rita Katz). “Lo spargimento di sangue innocente non resterà senza risposta”, hanno scritto i pasdaran in un comunicato.
Risposta alla risposta, subito dopo, “l’esercito siriano ha confermato che aerei della coalizione a guida USA hanno abbattuto un suo velivolo SU-22 alla periferia di Raqqa. “Questo attacco arriva in un momento in cui l’esercito siriano e i suoi alleati stavano avanzando nella lotta contro i terroristi dell’Isis, i quali sono stati battuti in più di un modo nel deserto”, scrive il portavoce dell’esercito di Damasco.
E’ una vendetta per i rovesci che le forze americane alleate ai “ribelli” hanno subito ad Al-Tanf, posto del confine tra Irak e Siria, dove hanno tentato invano, con attacchi proditori, di impedire alle forze siriane regolari di collegarsi con le forze irachene anti-ISIS. Ad Al Tanf , le forze statunitensi (Berretti Verdi sotto comando CIA) dispiegate all’interno di una base ufficialmente per “preparare” le forze ribelli, ma sono state colte di sorpresa dalla velocità e l’efficienza delle tattiche utilizzate dalle unità delle forze armate siriane .
L’intervento degli F-18 e degli A-10 americani hanno fatto pagare un alto prezzo ai combattenti siriani, privi di copertura aerea e ancor più crudelmente, di anti-aerea: 88 soldati uccisi dai cannoncini di bordo.
E nonostante ciò, una controffensiva sferrata dai ribelli guidati dai Berretti Verdi subito dopo l’attacco aereo, evidentemente coordinata con l’Air Force, è stata fatta fallire dai siriani. Le cui forze speciali “hanno superato sul fianco i ribelli e sono riusciti a condurre una perfetta manovra di accerchiamento”. Si parla di 1300 ribelli perduti per l’America.Le perdite americane non sono dichiarate, come al solito (mica possono confessare che si battono a fianco dei tagliagole), ma non possono esser mancate.
..”I ribelli e le forze Usa con loro si son trovati intrappolati ed hanno dovuto la loro salvezza dall’annientamento solo ad una pressione molto energica dei russi sul comando siriano. Il Pentagono ha riconosciuto il ruolo della Russia nello “acquietamento” di Al Tanf”. Fin qui il comunicato siriano.
https://strategika51.wordpress.com/2017/06/18/le-declin-tactique-dal-tanf/
Ovviamente la Russia non dà agli alleati la copertura aerea per non arrivare ad un confronto diretto con l’aviazione americana. Il Pentagono ha ringraziato, riconosciuto che i suoi soldati sono stati salvati da Mosca, e poi 1) abbattuto il vecchio aereo siriano, e 2) mandato a rafforzare la base di Al Tanf i loro lanciarazzi plurimi su automezzo HIMARS (High Mobility Multiple Advanced Rocket System).
Mosca avvisa: ogni oggetto volante sarà abbattuto
Quindi vogliono la rivincita; siano i russi ad evitare il confronto, a mantenere un senso di responsabilità; loro preparano l’escalation – fin dove, se non verso la guerra mondiale?
A questo punto, Mosca ha interrotto ogni coordinamento con la aviazione americana, ed ha annunciato che “nelle zone d’intervento della flotta aerea russa in Siria, ogni oggetto volanti, droni compresi, della coalizione internazionale [ quella messa insieme dagli Usa] all’ovest dell’Eufrate, saranno considerati come bersagli dalle forze terrestri e aeree russe” (19 giugno).
I comandi regolari siriani, nonostante le perdite, hanno evidenti motivi di soddisfazione: in tre occasioni le loro forze sono riuscite ad accerchiare le forze speciali americane, che hanno rivelato così una palese inferiorità tattica e combattiva; hanno dovuto richiedere l’appoggio aereo; ma intanto i siriani si sono spinti fino alla frontiera con l’Irak – ciò che i brutali interventi americani volevano impedire.
Cosa accadrà adesso è difficile dire. “Alcuni civili pazzi alla Casa Bianca spingono per ampliare il conflitto in una vera e propria guerra Iran-Usa. I comandi militari stanno frenando”, il che non stupisce dopo i rovesci sul terreno, e temendo per le loro truppe nella più vasta area irachena, esposte ad un vero conflitto – – ma ci sono elementi al Pentagono e alla Cia che sono per l’escalation.
https://www.yahoo.com/news/white-house-officials-push-widening-225019128.html?.tsrc=jtc_news_index
Frattanto il Senato Usa ha votato, con una maggioranza di 98 su cento, un vero e proprio atto di guerra contro Teheran. Non solo rimette in vigore le sanzioni già tolte e ne aggiunge di nuove, ma esige dal presidente che dia ordine “di ispezionare sistematicamente navi e aerei iraniani” per impedire ogni assistenza armata ai paesi in preda alla guerra contro(o pro) il terrorismo; per la prima volta, pone le Guardie della Rivoluzione Islamica iraniane nella lista delle “organizzazioni terroristiche”; invita il presidente a “identificare ogni altra azione iraniana suscettibile di essere sottoposta a sanzioni”, e aa studiare modo di impedire all’Iran di finanziare il suo programma missilistico.
Le esercitazioni navali congiunte Pechino-Teheran sullo stretto di Ormuz sembrano essere una risposta, molto cinese, a questa frenesia di rabbia e demenzialità Usa.
L’articolo CINA E IRAN: MANOVRE NAVALI CONGIUNTE AD ORMUZ. Risposta all’Escalation Usa. è tratto da Blondet & Friends, che mette a disposizione gratuitamente gli articoli di Maurizio Blondet assieme ai suoi consigli di lettura.
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