[su_heading style=”modern-2-blue” size=”19″ align=”left”]L’Arabia Saudita è una monarchia assoluta che attua una politica duramente repressiva al suo interno e influenza negativamente tutta l’area mediorientale.[/su_heading]
(articolo contiene brani tratti da ‘Wikileaks’ ‘Buying Silence: How the Saudi Foreign Ministry controls Arab media’ i commenti evidenziati sono di Vietato Parlare).
Significative della durezza del regime saudita sono le 100 condanne a morte tramite decapitazione eseguite finora dall’inizio dell’anno. Questo dato non è mai stato reso pubblico dai media arabi nonostante la sua circolazione sulle agenzie di stampa.
Anche i media internazionali sono stati relativamente muti rispetto alla risonanza data per eventi simili in paesi diversi.
[su_heading style=”modern-2-blue” size=”19″ align=”left”]Perché una storia così è passata inosservata?[/su_heading]
La risposta ci è data dalla pubblicazione da parte di WikiLeaks* di documenti riservati del Ministero degli Esteri Saudita.
La petrol-monarchia saudita adotta un approccio sistematico per mantenere un’immagine positiva del paese sulla scena internazionale. Per raggiungere questo obiettivo è fondamentale controllare la sua immagine. Ciò avviene attraverso le pubbliche relazioni con i governi esteri e attraverso il monitoraggio dei media e l’acquisto di asset in Australia, Canada e ovunque (vedi qui e qui in Australia l’Arabia Saudita controlla gli studenti di nazionalità saudita e le loro tendenze, inoltre invia in tutti il mondo i suoi imam radicali ndr)
I documenti rivelano i grandi sforzi per controllare e cooptare i media arabi, avendo cura di correggere eventuali ‘deviazioni’ dalla linea ufficiale dell’Arabia Saudita. La strategia di Arabia Saudita assume due forme, corrispondente all’approccio del “bastone e alla carota”.
I docuemnti di WikiLeaks dimostrano che questo avviene su due direttrici: “neutralizzasione” ed il “contenimento”. L’approccio è personalizzato in funzione della situazione e dei media in questione.
[su_heading style=”modern-2-blue” size=”19″ align=”left”]”Contenere” e “Neutralizzare”[/su_heading]
Alla copertura negativa dei media regionali si risponde con la “neutralizzazione” di essi. Il termine è quello usato spesso nei cablogrammi e attiene ai singoli giornalisti e ed ai media il cui il silenzio e la cooperazione viene acquistata.
I giornalisti e le istituzioni “Neutralizzati” non dovrebbero tanto lodare e difendere il Regno quanto solo non pubblicare notizie che si riflettono negativamente sul Regno, o sollevare qualsiasi critica alle proprie politiche .
L’approcciodi “contenimento” è invece utilizzato quando è necessario uno sforzo di propaganda più attivo. In questo caso, ai giornalisti e ai media è chiesto un’azione appunto di “contenimento”: in questo caso, non si prevede solo di decantare le lodi del Regno, ma anche di condurre attacchi diretti contro chiunque osi criticare.
Tali metodi di ”neutralizzazione” e di “contenimento” sono garantiti dall’ l’acquisto di centinaia o migliaia di abbonamenti di pubblicazioni mirate. Queste pubblicazioni sono poi tenute ‘a restituire il favore’ e diventano di fatto un “asset” nella strategia propagandistica del regno. Un documento che elenca le richieste di rinnovo degli abbonamenti entro il 1° gennaio 2010 contiene dettagli di una serie di significativi contributi per due dozzine di pubblicazioni di Damasco, Abu Dhabi, Beirut, Kuwait, Amman e Nouakchott .
Le somme vanno da $ 500 a 9.750 dinari kuwaitiani ($ 33,000).
Un esempio di queste pratiche captative in azione sono dimostrate in uno scambio di corrispondenza tra il Ministero degli Esteri saudita e la sua ambasciata al Cairo. Il 24 Novembre 2011 la stazione radio in lingua araba dell’Egitto ONTV ha ospitato l’esponente dell’opposizione saudita Saad al-Faqih, che ha indotto il ministero degli Esteri di incaricare l’ambasciata ad agire in secondo i soliti sistemi per eliminare le critiche alle politiche del Regno.
E’ andata a finire così: il documento riferisce che il proprietario miliardario della stazione, Naguib Sawiris, non ha voluto essere “contrario alle politiche del Regno”, ed ha rimproverato il direttore del canale radio, chiedendogli “di non ospitare più al-Faqih”. Infine Naguib Sawiris ha chiesto all’ambasciatore se gli sarebbe piaciuto essere “ospite nello show”.
I messaggi sauditi trapelati sono pieni di esempi simili, compresi particolari sui dettagli e sulle modalità di pagamento. Si tratta di piccole somme di circa $ 2000 / anno per lo sviluppo di mezzi di comunicazione minori – ma anche di grandi somme come nel caso della Guinea News Agency “che avrebbero risolto i problemi che l’agenzia sta affrontando “- in questi casi si tratta di milioni di dollari, come nel caso di libanesi stazione televisiva MTV .
[su_heading style=”modern-2-blue” size=”19″ align=”left”]Confronto[/su_heading]
L’approccio del ‘problema’ della libertà di parola tramite la ” neutralizzazione” ed il “contenimento” non sono le uniche tecniche che il Ministero saudita è disposto a impiegare. Nei casi in cui il “contenimento” non riesce a produrre l’effetto desiderato, il Regno passa ad altro.
E’ il caso del tentativo di rimozione della nuova rete di notizie in lingua araba in Iran, Al-Alam, dalla sede a Riyadh tramite l’operatore satellitare comunicazioni regionali principale, Arabsat .
Il piano fallì MA Saud Al Faisal ha cercato ugualmente di “indebolire la trasmissione del segnale “.
I documenti mostrano preoccupazioni all’interno dell’amministrazione saudita per gli sconvolgimenti sociali del 2011, che divennero noti ai media internazionali come la “primavera araba”. I messaggi documentano la preoccupazione dei Saud dovuta al fatto che, dopo la caduta di Mubarak, nella copertura degli avvenimenti i media egiziani erano “guidati dall’ opinione pubblica e non guidavano più l’opinione pubblica”.
Per questo motivo, il Ministero degli Esteri Saudita ha deciso “di dare sostegno finanziario ai media più influenti della Tunisia “, il luogo ‘di nascita’ della” primavera araba “.
I cablogrammi rivelano che il governo saudita si avvale di un approccio diverso per i propri media nazionali. Lì, l’attenzione è volta nel regolare i media direttamente da parte dello stato. Una denuncia da parte dell’ex primo ministro libanese (e cittadino saudita) Saad Hariri, relativamente ad articoli critici su di lui sui giornali di proprietà saudita Al-Hayat giornali e Asharq Al-Awsat ha indotto una direttiva per “fermare questo tipo di articoli ” da parte del Ministero degli Esteri.
Questa è una panoramica generale della strategia del Ministero degli Esteri saudita a trattare con i media. CaviI cablogrammi sauditi di WikiLeaks ‘contengono numerosi altri esempi che formano un atto d’accusa sia del Regno e sia sullo stato dei mezzi di comunicazione a livello globale.
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Questo approccio è usato purtroppo a 360 gradi: l’Arabia Saudita fa parte della coalizione anti-ISIS nonostante sia uno degli stati maggiormente responsabile dell’appoggio alle forze fondamentaliste islamiche che operano in Siria contro il governo legittimo di Assad.
L’Arabia Saudita ha messo in atto una clamorosa ‘false flag‘ : quella dell’attacco chimico a Ghouta (Damasco) con lo scopo era indurre gli USA a intervenire direttamente nel conflitto e risolvendolo a suo favore, secondo i suoi progetti egemonici .
Nonostante queste evidenze, Ryad intrattiene ottimi rapporti con gli USA e con tutti i paesi occidentali.
Inoltre l”Arabia Saudita attende di prendere la presidenza della Commissione dei diritti umani dell’Onu.
Alla luce di questi fatti è lecito domandarsi quali mezzi di ‘neutralizzazione e contenimento’ l’Arabia Saudita abbia adottato verso i media italiani. Ma siccome l’albero si riconosce dai frutti e visto l’univocità dell’informazione (e il posto che occupiamo nella classifica internazionale della libertà di informazione), sicuramente l’Italia non si è sottratta alla ‘regola generale’.
VietatoParlare.it
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[su_heading style=”modern-2-blue” size=”19″ align=”left”]Note a margine[/su_heading]
nota *: il mese scorso la rete informatica del Ministero degli Esteri Aaudita è stata violata. Oltre mezzo milione di messaggi riservati e altri documenti sensibili sono stati copiati da un gruppo di hacker che si autodefinisce la yemenita Cyber Army. Di questi documenti ne sono stati pubblicati su Wikileaks 61.195. L’Arabia Saudita attualmente sta conducendo una dura campagna aerea contro lo Yemen.
vedi anche: l’Arabia Saudita nella Commissione per i diritti umani
vedi anche: Wikileaks svela i piani dell’Arabia Saudita contro la Siria.
vedi anche: l’Arabia Saudita e Qatar dietro la guerra di Siria
vedi anche: il Qatar interessato alle TV europee
vedi anche: Siria – rivelata una campagna di manipolazione mediatica pro-ribelli gestita dal governo inglese
[su_heading style=”modern-2-blue” size=”19″ align=”left”]Infografiche[/su_heading]