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Conferenza stampa di Papa Francesco durante il volo da Rabat, Marocco

Di seguito vi propongo il testo integrale della conferenza stampa di papa  Francesco durante il volo di ritorno da Rabat, capitale del Marocco. Ve la propongo nella mia traduzione del testo trascritto da Catholic News Agency.

 

Papa Francesco: Sono grato per la vostra compagnia, il viaggio, il vostro lavoro. E’ stata una sfida perché un giorno e mezzo e tante cose, giusto? E grazie per il vostro lavoro e ora sono al vostro servizio.

Alessandro Gisotti: Chiaramente, come sempre, come da tradizione, si parte dai media locali. Siham Toufiki, vuoi porre la domanda in inglese, come preferisci.

Siham Toufiki, MAP:  Chiederò in francese ….. Ci sono stati momenti molto potenti. Questa visita è stata eccezionale, storica per il popolo marocchino. Quali sono le conseguenze di questa visita per il futuro, per la pace nel mondo, per la convivenza nel dialogo tra le culture?

Papa Francesco: Dirò che ora ci sono i fiori, i frutti arriveranno più tardi, ma i fiori sono promettenti. Sono felice perché in questi due viaggi ho potuto parlare molto di ciò che c’è nel mio cuore: pace, unità, fraternità. Con fratelli e sorelle musulmani, abbiamo suggellato questa fraternità nel documento di Abu Dhabi, e qui in Marocco, con questo abbiamo visto tutti una libertà, un’accoglienza, tutti fratelli con tanto rispetto, e questo bel fiore della convivenza, un bel fiore che promette di dare frutti.  
 

Non dobbiamo arrenderci. E’ vero che ci saranno ancora difficoltà. Ci saranno molte difficoltà perché purtroppo ci sono gruppi fondamentalisti. Anche questo, vorrei dire chiaramente: in ogni religione ci sono sempre gruppi fondamentalisti, che non vogliono andare avanti e che vivono con amari ricordi di lotte passate e cercano più guerra e seminano anche paura; e abbiamo visto che è più bello seminare speranza. Seminare la speranza è tenersi per mano, sempre in avanti.

Abbiamo visto, anche nel dialogo con voi qui in Marocco, che servono ponti, e proviamo dolore quando vediamo persone che preferiscono costruire muri. Perché ci sentiamo tristi? Perché coloro che costruiscono muri finiranno per essere prigionieri dei muri che costruiscono. Coloro che costruiscono ponti, invece, andranno avanti. Costruire ponti, per me, è qualcosa che va quasi oltre l’umano perché richiede un grande sforzo.

Sono rimasto molto colpito da una frase del romanzo “Il ponte sulla Drina” di Ivo Andrić. Dice che il ponte è fatto da Dio con le ali degli angeli affinché gli uomini possano comunicare…..affinché gli uomini possano comunicare.  Il ponte è per la comunicazione umana. E questo è bellissimo e l’ho visto qui in Marocco. È bello. Invece di muri che sono contro la comunicazione – sono per l’isolamento e quelli che li costruiscono diventeranno prigionieri di quei muri. Quindi, un riassunto: i frutti non si vedono, ma vediamo tanti fiori che daranno frutto.  Andiamo avanti così.

Gisotti: Santo Padre Nicolas Seneze di La Croix le farà la sua domanda, forse Cristina Cabrejas può avvicinarsi per risparmiare tempo.

Nicolas Seneze, La Croix: Buonasera, Santo Padre.  Ieri il re del Marocco ha detto che proteggerà gli ebrei marocchini, e i cristiani di altri Paesi che vivono in Marocco. Questo fa sorgere la domanda: che dire dei musulmani che si convertono al cristianesimo? Volevo sapere se Lei è reoccupato per questi uomini e queste donne, che rischiano la prigione, o la morte in alcuni Paesi musulmani, come gli Emirati, che ha visitato. E anche una domanda un po’ subdola, che riguarda il cardinale Barbarin, nato a Rabat, che lei ha visitato per due giorni.

Papa Francesco:  E la domanda?

Seneze:  È un po’ complicato, lo so, ma questa settimana i consigli della diocesi di Lione hanno votato quasi all’unanimità che si trovi una soluzione duratura al suo pensionamento (congedo di assenza). A parte {inaudibile} del cardinale, volevo sapere se è possibile per lei, che è molto legato alla sinodalità della Chiesa, ascoltare questo appello di una diocesi che ha una situazione così difficile?  Grazie.

Papa Francesco: e la prima domanda qual’era?

Seneze:  I musulmani che si convertono al cristianesimo.

Papa Francesco: Posso dire che in Marocco c’è la libertà di culto, c’è la libertà religiosa, c’è la libertà di appartenere a un credo religioso. Poi, la libertà si sviluppa sempre, cresce. Pensate a noi cristiani 300 anni fa, se ci fosse questa libertà che abbiamo oggi. La fede cresce nella consapevolezza, nella capacità di comprendere se stessa. Un monaco tra voi, un francese, Vincenzo di Lérins, nel IX o VIII secolo [Ed. V secolo] ha coniato una bella espressione per spiegare come si può crescere nella fede, spiegare meglio le cose, crescere anche nella morale, ma anche rimanere fedeli alle proprie radici. Ha detto tre parole che segnano precisamente la via. Ha detto che la crescita nella spiegazione e nella comprensione della fede e della morale deve essere “annis scilicet consolidetur, dilatetur tempore, sublimetur aetate”, cioè deve essere rafforzata negli anni, allargata nel tempo, ma è la stessa fede, e sublimata negli anni.

Così, comprendiamo, ad esempio, che oggi nella Chiesa abbiamo rimosso la pena di morte dal Catechismo della Chiesa cattolica. Trecento anni fa, gli eretici sono stati bruciati vivi. Perché la Chiesa è cresciuta nella coscienza morale, nel rispetto della persona e nella libertà di culto. Anche noi dobbiamo continuare a crescere. Ci sono persone, cattoliche, che non accettano ciò che il Concilio Vaticano II ha detto sulla libertà di culto, la libertà di coscienza. Ci sono persone che non lo accettano. Cattolici. Anche noi abbiamo questo problema. Ma, anche i fratelli musulmani crescono in coscienza. In alcuni Paesi, non capiscono bene o non crescono come in altri.

In Marocco, c’è questa crescita. In questo quadro, c’è il problema della conversione, alcuni Paesi ancora non la vedono [in questo modo]. Non so se sia proibito, ma la pratica è proibita. Alcuni Paesi come il Marocco non fanno problemi – sono più aperti, più rispettosi, cercano un certo modo di procedere con discrezione. Altri Paesi con cui ho parlato dicono: “Non abbiamo problemi, ma noi preferiamo che facciano il battesimo fuori dal Paese e che ritornino cristiani”. Ma, ci sono modi per progredire nella libertà di religione e nella libertà di culto.

Ma c’è un’altra cosa che mi sta preoccupando: la regressione di noi cristiani quando ci togliamo la libertà di coscienza. Pensate ai medici cristiani e alle istituzioni ospedaliere che non hanno il diritto all’obiezione di coscienza, per esempio, per l’eutanasia. Come? La Chiesa è andata avanti e voi paesi cristiani tornate indietro? Pensate a questo perché è una verità. Oggi, noi cristiani abbiamo il pericolo che alcuni governi ci tolgano la libertà di coscienza, che è il primo passo verso la libertà di culto. La risposta non è facile. Ma, non accusiamo i musulmani. Accusiamoci anche in quei Paesi dove questo accade. È un peccato.

Poi, sul cardinale Barbarin. Lui, uomo di Chiesa, ha presentato le sue dimissioni, ma moralmente non posso accettarle perché giuridicamente, ma anche nella classica giurisprudenza globale, c’è una presunzione di innocenza durante il tempo in cui la causa è aperta. Ha fatto appello e la causa è ancora aperta. Poi, quando il secondo tribunale emetterà il suo verdetto, vedremo cosa succede. Ma, egli deve sempre avere la presunzione di innocenza. Questo è importante perché va contro la superficiale condanna dei media. Cosa dice la giurisprudenza globale? “Ha fatto questo”. Ma guarda, cosa dice il giudice, cosa dice la giurisprudenza globale?  Che se un caso è aperto, c’è la presunzione di innocenza. Forse non è innocente, ma c’è la presunzione.

Molte volte….. Una volta ho parlato di questo problema riferendomi alla Spagna, di come la condanna mediatica abbia rovinato la vita di alcuni sacerdoti che sono stati poi giudicati innocenti. Prima di fare una condanna mediatica, pensaci due volte. Non so se ho risposto. E, [Barbarin] ha preferito, onestamente….. “Mi ritirerò, prenderò un congedo volontario e lascerò che il vicario generale gestisca la diocesi fino al momento in cui il tribunale prenderà una decisione definitiva”. Capito?  Grazie.

Gisotti: Ok, chiedo a tutti voi la brevità e una sola domanda per rispettare tutti i gruppi linguistici. C’è Cristina Cabrejas dell’EFE che le pone la sua domanda, mentre Michael Schram dell’ARD se è in grado di prepararsi. Per favore, Cristina.

Cristina Cabrejas, EFE: Buonasera, papa Francesco. Farò la domanda in italiano. Nel discorso di ieri alle autorità, lei ha detto che il fenomeno migratorio non si risolve con barriere fisiche, ma qui in Marocco, la Spagna ha costruito due barriere con lame affilate che tagliano chi volesse superarle. Lei ha incontrato alcuni di loro in alcuni incontri e il presidente Trump in questi giorni ha detto di voler chiudere completamente le frontiere e sospendere gli aiuti a tre Paesi centroamericani.

Papa Francesco: Prima di tutto, quello che ho detto poco fa, i costruttori di muri, siano essi fatti di filo spinato che taglia con coltelli o mattoni, diventeranno prigionieri dei muri che fanno. In primo luogo. La storia lo dimostrerà.  
 
In secondo luogo, Jordi Evole, quando mi ha intervistato, mi ha mostrato un pezzo di quel filo con i coltelli. Ve lo dico sinceramente, mi ha commosso. Poi, quando se n’è andato, ho pianto. Ho pianto perché tanta crudeltà non entra nel mio cuore e nella mia testa. Guardare le persone affogare nel Mediterraneo non mi entra nel cuore e la mia testa, bloccare i porti non entra. Non è così che si risolve il grave problema dell’immigrazione.  Capisco, un governo con questo problema abbia una “patata bollente” che deve essere risolta in un altro modo.

Quando ho visto quel filo, con i coltelli, mi è sembrato di non poterci credere. Poi, una volta che ho avuto la possibilità di vedere un video della prigione dei rifugiati che ritornano, che vengono rispediti indietro. Carceri non ufficiali, prigioni tra tanti trafficanti. Se vuoi, posso mandarti [il video]. Ma creano sofferenza, creano sofferenza. Lì vendono donne e bambini, gli uomini rimangono. E le torture che si vedono filmate lì sono incredibili. Era un film fatto in segreto, con servizi [segreti]. Qui non li faccio entrare: E’ giusto perché non ho posto, ma ci sono altri paesi, c’è l’umanità dell’Unione europea. Dobbiamo parlare dell’intera Unione europea.  Non li lascio entrare, né li faccio annegare, né li mando via sapendo che così tanti di loro cadranno nelle mani di questi trafficanti che venderanno donne e bambini, uccideranno o tortureranno per schiavizzare gli uomini. Questo video è a vostra disposizione.

Una volta ho parlato con un politico, un uomo che rispetto e di cui dirò il nome: Alexis Tsipras. E parlando di questo e degli accordi di non far entrare [i migranti], mi ha spiegato le difficoltà, ma alla fine mi ha parlato con il cuore e mi ha detto questa frase: “i diritti umani vengono prima degli accordi”. Questa frase merita il Premio Nobel.

 

Gisotti: Qui, la domanda è ora affrontata da Michael Schramm dell’ARD tedesca, e Cristiana Caricato si prepari, grazie.  
 
Michael Schramm, ARD Roma: Sua Santità, devo scusarmi, il mio italiano non è buono. Mi dispiace.  La mia domanda: Lei ha lottato o ha combattuto per molti anni per proteggere e aiutare i migranti, come ha fatto negli ultimi giorni in Marocco. La politica europea va esattamente nella direzione opposta.  L’Europa diventa come una sbarra contro i migranti. Questa politica riflette l’opinione degli elettori. La maggioranza di questi elettori sono cattolici cristiani. Cosa ne pensa di questa triste situazione?

Papa Francesco:  Vedo che molte persone di buona volontà, non solo cattolici, ma anche brave persone, di buona volontà, sono un po’ prese dalla paura che è il solito sermone del populismo: la paura. Seminare la paura e poi prendere decisioni. La paura è l’inizio delle dittature. Andiamo al secolo scorso, alla caduta dell’impero di Weimar [Repubblica]. Lo ripeto spesso.  La Germania aveva bisogno di una [via] di uscita e, con promesse e paure, Hitler andò avanti. Conosciamo il risultato. Impariamo dalla storia, questo non è nuovo: seminare la paura è fare un raccolto di crudeltà, chiusure e persino sterilità. Pensate all’inverno demografico dell’Europa. Anche noi che viviamo in Italia: sotto zero. Pensate alla mancanza di memoria storica:  L’Europa è stata fatta di migrazioni e questa è la sua ricchezza. Pensiamo alla generosità di tanti paesi, che oggi bussano alle porte dell’Europa, con i migranti europei dall’84 in poi, i due periodi del dopoguerra, in massa, Nord America, Centro America, Sud America. Mio padre ci è andato nel dopoguerra, in segno di benvenuto. Anche l’Europa potrebbe avere un po’ di gratitudine, è vero. vero. Per essere comprensivi dirò due cose. E’ vero che il primo lavoro che dovremmo fare è cercare di garantire che le persone che emigrano per la guerra o per la fame non abbiano questa necessità.  Ma se l’Europa, così generosa, vende armi allo Yemen [usate] per uccidere i bambini, come può essere coerente? Dico: questo è un esempio, ma l’Europa vende armi. Poi c’è il problema della fame, della sete. L’Europa, se vuole essere la madre Europa e non la nonna Europa, deve investire, deve cercare intelligentemente di aiutare a sollevare [la gente] con l’istruzione, con gli investimenti, (questo non è mio, lo ha detto la Cancelliera Merkel). E’ qualcosa che porta avanti abbastanza bene.

Prevenire l’immigrazione non con la forza, ma con la generosità, gli investimenti nell’istruzione, gli investimenti economici, ecc. Questo è molto importante.  Secondo punto: come agire. E’ vero che un paese non può ricevere tutti, ma c’è tutta l’Europa a cui distribuire i migranti, c’è tutta l’Europa. Perché l’ospitalità deve essere di cuore aperto, poi accompagnare, promuovere e integrare. Se un paese non può integrarsi [i migranti] deve pensare subito a parlare con gli altri paesi: quanto si può integrare per dare una vita dignitosa alla gente.

 

Un altro esempio che ho vissuto nella mia carne ai tempi delle dittature, l’operazione Condor a Buenos Aires, America Latina, Argentina, Cile e Uruguay. E’ stata la Svezia ad accogliere la gente, con una generosità impressionante.

Impararono subito la lingua a spese dello Stato, trovarono un lavoro, una casa. Ora la Svizzera si sente un po’ in difficoltà a integrare [i migranti], ma lo dice e chiede aiuto.

Quando sono stato a Lund l’anno scorso, o l’altro anno, non ricordo, il primo ministro mi ha accolto, ma nella cerimonia d’addio è stato un ministro, un giovane ministro, credo nell’istruzione. Era un po’ bruna, perché è figlia di uno svedese e di una migrante africana. Così è come un paese che ho citato come esempio, la Svezia, integra [i migranti]. Ma questo richiede generosità, il desiderio di andare avanti. Con la paura non andremo avanti, con i muri rimarremo chiusi in questi muri.  Faccio un sermone, mi dispiace.

Gisotti: C’è ora la domanda di Cristiana Caricato di TV2000 e vedremo se possiamo fare l’ultima domanda.

Cristiana Caricato, TV2000: Santo Padre, lei ha appena notato le paure e il rischio di dittature che queste paure possono generare. Proprio oggi, un ministro italiano, riferendosi alla conferenza di Verona, ha detto che più che la famiglia, bisogna avere paura dell’Islam. Lei dice qualcos’altro da anni ormai. Secondo lei, siamo a rischio di dittatura nel nostro Paese? Secondo lei, è il risultato di un pregiudizio, di non sapere, cosa ne pensa? E poi una curiosità: spesso lei denuncia l’azione del diavolo, lo ha fatto anche al recente [Vertice vaticano sugli abusi]. Mi sembra che nell’ultimo periodo sia molto attivo, il diavolo si è dato molto da fare ultimamente, anche nella Chiesa. A suo parere, cosa bisogna fare per contrastarlo, soprattutto per quanto riguarda gli scandali di pedofilia? Le leggi sono sufficienti? Perché il diavolo è così attivo in questo momento?

 

Papa Francesco: Molto bene. Grazie per la domanda.  Ha detto un giornale, dopo il mio discorso alla fine del vertice dei presidenti [delle conferenze episcopali]: Il papa è stato subdolo. Prima ha detto che la pedofilia è un problema globale, poi ha detto qualcosa sulla Chiesa, alla fine si è lavato le mani e ha incolpato il diavolo. Un po’ semplicistico, no? Questo discorso è chiaro. Un filosofo francese, negli anni ’70, aveva fatto una distinzione che mi ha dato molta luce. Si chiamava [registrazione poco chiara]. Mi ha dato una luce ermeneutica. Ha detto: per capire una situazione bisogna dare tutte le spiegazioni e poi cercare i significati. Cosa significa socialmente? Cosa significa personalmente o religiosamente?

Cerco di darvi tutte le spiegazioni e anche i limiti delle spiegazioni. Ma c’è un punto che non può essere compreso senza il mistero del male. Pensate a questo: la pornografia infantile virtuale. Ci sono stati due importanti incontri [su questo tema], uno a Roma e l’altro ad Abu Dhabi. Mi chiedo: Perché è diventata una cosa quotidiana? Perché, sto parlando di statistiche serie, come avviene se volessi vedere abusi sessuali su minori, in diretta, ci si può connettere con la pedopornografia virtuale, lo fanno. Guarda, non sto dicendo bugie. È nelle statistiche. Mi chiedo: I responsabili dell’ordine pubblico non possono fare nulla?  Noi della Chiesa faremo di tutto per porre fine con questa piaga, faremo tutto. E in quel discorso ho dato misure concrete. E lo erano già, prima del vertice, quando i presidenti della conferenza mi hanno dato quella lista che ho dato a tutti voi [Si riferisce ai 21 ‘punti di riflessione’]. Ma gli autori di questo sporco sono innocenti? E quelli che guadagnano da questo? A Buenos Aires, con due parlamentari della città, non del governo nazionale, abbiamo fatto un ordine, non è una legge, ma una disposizione non vincolante per gli alberghi di lusso, dove si diceva “messo in reception: in questo hotel non è consentito il divertimento (rapporti) con i minori”. Nessuno voleva metterlo. “No, ma sai, non si può, sembra che siamo sporchi, non lo permettiamo, ma senza il cartello”. Un governo, per esempio, non è in grado di identificare dove si svolge il video di questo abuso, dove vengono fatte queste cose con i bambini?  Tutti filmati in diretta. Questo per dire che il flagello globale è grande, ma anche per dire che questo non si capisce senza lo spirito del male. È un problema concreto. Dobbiamo risolverlo concretamente, ma dire che è lo spirito del male.

E per risolvere questo ci sono due pubblicazioni che consiglio: una è un articolo di Gianni Valente su Vatican Insider dove parla dei donatisti. Il pericolo che la Chiesa oggi rischia di diventare donatista facendo tutto [con] i provvedimenti umani, il che deve essere fatto, ma solo questi, dimenticando le altre dimensioni: la preghiera, la penitenza, l’accusa di sé, che non siamo abituati a fare.  Entrambi! Perché superare lo spirito del male non è “lavarsi le mani”, dicendo “lo fa il diavolo”, no. Anche noi dobbiamo lottare con il diavolo, così come dobbiamo lottare con le cose umane.

 

L’altra pubblicazione è quella che hanno fatto…..tu, La Civilta Cattolica. Ho scritto un libro nel 1987, “Le lettere di tribolazione”, erano lettere dei padri generali gesuiti di allora, quando la società era sul punto di essere sciolta, e ho scritto un prologo. E queste persone hanno studiato questo e hanno trovato uno studio sulle lettere che avevo scritto all’episcopato cileno e al popolo cileno, su come agire in questo, le due parti, la parte umana, la parte scientifica per andare avanti e contro, anche la parte legale, e poi la parte spirituale.

La stessa cosa che ho fatto con i vescovi degli Stati Uniti, perché le proposte erano troppo [basate sulla] organizzazione, metodologie, un po’ senza senso, ma avevano trascurato questa seconda dimensione spirituale, con i laici, con tutti.

Voglio dirvi che la Chiesa non è una chiesa congregazionalista, è una Chiesa cattolica dove il vescovo prende in mano questo come un pastore, “il Papa deve prendere in mano questo”, ma come lo prende in mano? Con misure disciplinari, con la preghiera, la penitenza, l’accusa di sé. In quella lettera che ho scritto loro prima che iniziassero i loro esercizi spirituali, c’era anche questa dimensione ben spiegata.  Vi sarei grato se studiaste entrambe le cose: la parte umana e anche la parte della lotta spirituale.

Gisotti: No, abbiamo davvero superato il tempo, mi dispiace, ma è una conferenza stampa che è diventata più lunga di quello…..

Caricato:  La questione è se anche in Italia siamo a rischio di dittatura.

Papa Francesco: Davvero, non capisco la politica italiana. Non capisco. Ieri passavo [sull’aereo] vicino Franca [Giansoldati]. Avevo letto sull’Espresso di questo Family Day (credo si riferisca al World Congress of Families di Verona, ndr). Ho detto [a Giansoldati] non l’hai scritto tu? Cosa ne pensi del Family Day? Non so cos’è, in realtà so che è uno dei tanti giorni che [gli italiani] hanno. So anche, le ho detto, che ho letto la lettera inviata dal cardinale Parolin e sono d’accordo.  Una lettera pastorale, educata, dal cuore di un pastore. Ma non chiedetemi della politica italiana, non capisco.

Gisotti: Mi dispiace, come ti ho detto, siamo davvero, assolutamente, assolutamente, fuori tempo. C’è solo un minuto per una piccola sorpresa per due colleghi che ieri hanno avuto i compleanni:  Phil Pulella e Gerry O’Connell, due grandi colleghi e questo è un piccolo regalo della comunità dei vostri colleghi e di tutti noi.

Fonte: Catholic News Agency

L’articolo Testo integrale della conferenza stampa di Papa Francesco durante il volo da Rabat, Marocco proviene da Il blog di Sabino Paciolla.

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Patrizio Ricci

Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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