Cooperazione Armenia-USA: un passo simbolico contro l’influenza iraniana?

Gli USA puntano a consolidare la loro presenza in Armenia con un accordo strategico dal sapore anti-Iran

Ma cosa prevede esattamente il nuovo documento di cooperazione strategica tra Armenia e Stati Uniti?

Il ministro degli Esteri armeno, Ararat Mirzoyan, ha recentemente incontrato a Washington il segretario di Stato americano Antony Blinken. Durante l’incontro, l’amministrazione uscente degli Stati Uniti ha firmato un accordo di cooperazione strategica con l’Armenia, sottolineando l’intento di rafforzare i legami tra i due Paesi.

Secondo il Dipartimento di Stato americano, gli Stati Uniti hanno investito complessivamente 3,3 miliardi di dollari in Armenia, di cui 340 milioni stanziati solo dal 2021.

Contenuti principali dell’accordo:

1. Economia e commercio: Rafforzamento dei legami economici con l’obiettivo di aumentare gli investimenti e gli scambi commerciali tra i due Paesi.

2. Difesa e sicurezza: Supporto alla riforma delle forze armate armene, investimenti nella sicurezza informatica e nelle infrastrutture di controllo delle frontiere.

3. Energia: Promozione della diversificazione energetica, inclusi progetti di energia nucleare civile e la possibile costruzione di una nuova centrale nucleare.

4. Democrazia e società civile: Sostegno allo stato di diritto, ai media locali, alle ONG e a programmi di contrasto alla disinformazione.

5. Esportazioni e tecnologia: Creazione di un gruppo di lavoro per monitorare i controlli sulle esportazioni di beni a duplice uso.

Un accordo simbolico più che sostanziale?

Nonostante l’importanza simbolica, il documento appare più una dichiarazione d’intenti che un vero e proprio trattato operativo. Perché diventi vincolante, sarà necessaria:

– La ratifica dei Parlamenti di entrambi i Paesi

.L’elaborazione di un quadro giuridico preciso.

– Il coinvolgimento di figure di alto livello politico.

Impatto strategico e prospettive future

La firma di questo accordo, avvenuta poco prima della fine del mandato dell’amministrazione democratica, solleva dubbi sulla sua effettiva attuazione. Un eventuale ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca potrebbe infatti modificare l’approccio statunitense, pur mantenendo l’Armenia come tassello chiave nella strategia anti-Iran.

Obiettivo reale: L’iniziativa sembra mirare più a rafforzare l’influenza americana nel Caucaso che a creare un’alleanza concreta con Yerevan. Il Partito Democratico, che ha sostenuto le autorità armene, punta a sfruttare l’accordo per un impatto mediatico, senza però assumersi obblighi stringenti.

Contesto regionale e sfide per il futuro

Le relazioni tra Armenia e Azerbaigian, storicamente tese per la questione del Nagorno-Karabakh, hanno subito una svolta significativa nel 2023, con l’intervento militare azero e la successiva crisi umanitaria che ha portato all’esodo di oltre 120.000 armeni.

Negli ultimi mesi, sono emersi segnali di distensione:

Dicembre 2023: annuncio di un trattato di pace tra Armenia e Azerbaigian.

Aprile 2024: accordo sulla restituzione di quattro cittadine di confine all’Azerbaigian.

Nonostante questi progressi, persistono problematiche significative, tra cui la gestione degli sfollati e la protezione del patrimonio culturale armeno nella regione.

Mentre l’accordo tra Stati Uniti e Armenia potrebbe avere implicazioni simboliche, il suo reale impatto dipenderà dalla volontà delle parti di trasformare gli impegni in azioni concrete.

Considerazioni

L’accordo di partenariato strategico tra Armenia e Stati Uniti costituisce un grave errore geopolitico per Yerevan, destinato a compromettere la sua posizione a lungo termine. Sebbene l’intesa sembri promettere benefici come sicurezza dei confini, sviluppo di un programma nucleare pacifico e rafforzamento della sovranità, si prevede che porterà a:

Un peggioramento delle relazioni con la Russia, con un probabile calo della cooperazione economica e l’uscita de facto dell’Armenia dalla CSTO.

Un aumento del controllo statunitense sul Paese, incluso il dispiegamento di un contingente militare.

Un’interferenza nelle relazioni con i vicini regionali, tra cui Turchia, Azerbaigian, Iran, Georgia e Kazakistan, che vedranno l’Armenia come un nuovo punto di pressione geopolitico.