Molte delle restrizioni a cui siamo confinati non le capiamo ma incidono su di noi e sulle nostre relazioni. La riduzione della realtà che vediamo operata continuamente e scientificamente, ci allontana da noi stessi, dagli altri, ci logora, ci fiacca. Paradossalmente, il potere sostiene questa impasse umana e la gente si sente smarrita ma risponde con gli stessi paradigmi suggeriti dalla propaganda ministeriale.
Ed allora che fare?
La cosa peggiore che possa accaderci è voler scansare la malinconia. Ciò che di veramente negativo ci può accadere è rispondere come sempre.
Oggi è invece una occasione di cambiamento profondo. L’io rinasce quando riparte da una realtà non mediata, da un’affezione, da legami in cui si ridesta.
Invece si vive come in sospensione, in una inimicizia profonda verso i rapporti, pensando che magari il vaccino sia cosi miracoloso da riportarci ‘come era prima’. Quel che è più strano è che ci si divide e ci si scontra su questo, è molto ridicolo e patetico. Addirittura ‘no vax’ e ‘sì vax’ sembrano essere l’occasione più grande di divisione…
Questo fornisce la misura di come si è lontani da una spiegazione efficace e vera di ciò che succede. Ovviamente io assorbo gli scossoni, ma so che tutto questo non è inutile – e forse a differenza di tanti – non desidero che tutto ritorni come prima.
Piuttosto preferirei che tutto continuasse cosi, tra le macerie, per sempre, ma con una vittoria finale. Non ho più tempo per ricominciare ancora un’altra volta come prima, con il rischio di ricadere poco dopo nello stesso inganno.
Dico questo perchè ora giacché le carte sono in tavola, tutti sanno un po’ di più o almeno intuiscono, almeno nello stomaco, qual è l’inganno. Perciò spero solo che tutto ciò che sta avvenendo con la sua dose di assurdo e di sofferenza a palate, almeno serva per rimettere al primo posto i bisogni primari.
Data la meta e la speranza forte e diffusa che questo accada, varrebbe veramente la pena di non fermarsi a metà strada. Naturalmente è abbastanza chiaro che il ‘New Deal’ di cui sento parlare è tutto il contrario del desiderio di una dimora di una casa.
Del resto i primi assaggi di questo New Deal e di questo “come back better“, li vediamo.
Certo mi preoccupa la chiesa, forse ero abituato bene un tempo, abituato all’autorevolezza: sono un incontentabile oppure realmente è più difficile andare avanti con il lumicino. Però sono attaccato troppo al Presente per avere rimpianti.
Forse se avessi incontrato questa chiesa 40 anni fa non avrebbe attirato la mia attenzione. È probabile che avrei optato per prendere altre strade e probabilmente sarebbe stato fatale, probabilmente sarei ancora in una palude a girare in circolo.
Parlo raramente di questo perchè non c’è nessuna vittoria a criticare la chiesa. Ma io sto descrivendo una situazione che non facilita e questo è un dato, inutile disconoscerlo. Come è anche vero che andare oltre nelle obiezioni, sarebbe non sapere leggere la funzione della chiesa nella storia. Ovviamente non mi attardo a fare di queste riflessioni, ma vedo accanto alle difficoltà, c’è una promessa per sempre, e in effetti vedo una fioritura di Grazia.
Poi c’è quell’altra brutta storia dell’autoritarismo che decide per tutti. E’ inutile negare che parole vere in relazione al tempo odierno scarseggiano. Con questo non voglio dire che non ci sono, ma che gli incontri – che per grazia di Dio – non mancano, vanno ricercati e poi bisogna starci. Non basta dire dov’è la luce se poi nei giudizi si fa come gli altri, se poi la luce si evita. Alla luce che attrae ci stai dentro, spostandosi dove si sposta. Negare il riflesso di quella luce equivarrebbe al rimanere impassibili.
E quindi!?
E quindi veramente bisogna che qualcuno reinsegni all’uomo cosa chiedere. Non per nulla don Giussani cominciava la sua catechesi con il senso religioso e la valorizzazione di questo.
Qui è da ricominciare dall’essenziale, dimenticandoci tutte le sovrastrutture di menzogna inutili.
C’è un bel filmato di un po’ di tempo fa su Youtube, che stasera mi è stato riproposto da amici, “LA MOLDAVA”. E’ l’accadere di tutto questo. Parla di un uomo che si rialza, di una speranza che c’è. Bisogna rimettere insieme l’orchestra . Per risentire il fiume che scorre , gli uomini uniti che sono in sintonia, la musica in sintonia, gli uomini in sintonia con il fiume e il fiume che va al mare immenso: così nasce l’opera umana, così si vince il coronavirus. Non importa la nostra condizione. Al direttore Ferenc Fricsay, allora malato terminale, non importò.
Questa è la resistenza più forte: la propria consapevolezza, l’adesione ad una Bellezza che ricostituisce.
patrizioricci by @vietatoparlare
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