Crolla la popolarità di Macron mentre il ministro dell’interno predice la guerra civile

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L’ho detto prima e lo dico ancora: Emmanuel Macron, l’attuale presidente della Repubblica Francese, è un tipo strano. Ora, dopo 18 mesi di incarico, è anche un tipo molto impopolare. I media francesi non stanno facendo molto caso al fatto che in alcuni sondaggi il Primo Ministro di Macron, Édouard Philippe, abbia leggermente superato in popolarità il presidente. In realtà però quello a cui stiamo assistendo è quasi un perfetto collasso parallelo della popolarità di entrambe le personalità.

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Che i presidenti francesi siano impopolari non è una novità. Ma c’è una tendenza secolare nel fatto che diventano sempre più rapidamente impopolari da quando sono incarica. E’ vero: dopo 18 mesi Macron non è così impopolare come lo era lo sfortunato e appiccicoso François Hollande, che non ha praticamente realizzato nessuna delle promesse economiche dei Socialisti. Ma Macron è crollato in popolarità più velocemente di quanto abbia fatto Nicolas Sarkozy, che è stato presidente per un solo mandato.

L’anglofono Macron ha detto che voleva trasformare la Francia in una “nazione di start-up”. Un’audace ambizione, ma vale la pena ricordare che il 90% delle start-up fallisce.

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Personalmente su queste cose non capisco l’elettorato francese. In particolare, Macron non ha promesso null’altro che fare ancora la stessa politica, benché con più gioventù e con più vigore, come uno schietto globalista. Chi, esattamente, era eccitato alla sua elezione e ora invece è deluso? Le persone con una scarsa capacità di attenzione o sensibilità ai trucchi di marketing, presumo.

E’ difficile parlare dei media francesi senza diventare un po’ complottisti, intendo per lo meno “complotti strutturali”. Lo sfrenato e “modernizzatore” globalismo di Macron corrisponde certamente al profilo delle elite dei media francesi e al 20% dell’elettorato, diciamo, la quinta parte più dotata. Lui è stato capace di spezzare il vecchio sistema bipartitico francese, annientando il Partito Socialista ed estromettendo i conservatori. I media hanno certamente aiutato, preferendolo sia al conservatore François Fillon che alla nazionalista Marine Le Pen.

Ma i media hanno in una qualche misura criticato Macron, forse perché lui ritiene che i suoi “pensieri complessi” non possano essere afferrati dai giornalisti, con la loro capacità cognitive certamente limitate [in inglese]. Accendete la radio francese e sentirete storie su come la cosiddetta “Gioventù con Macron”, i cui venti/trentenni erano stati invitati a tutti i talk show proprio prima che Macron diventasse il candidato principale, erano in realtà trucchi dell’ex partito socialista senza radici. Erba sintetica. Questo lo sapevo anche io.

Macron ha fatto una serie di ciò che i media definiscono “gaffes”. Quando una signora anziana aveva espresso preoccupazione riguardo al futuro della sua pensione, lui aveva risposto [in francese]: “lei non ha il diritto di lamentarsi”. Ha fatto anche molte cose delle quali chiunque con un minimo senso del decoro si sarebbe disgustato. Il quarantenne Macron, che è sposato con una donna di 65 anni e dichiara di non essere omosessuale, ama essere fotografato in mezzo ai corpi sudati di ragazzi di colore.

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21 giugno 2018: il palazzo dell’Eliseo diventa una discoteca afro-gay per un giorno, con la benedizione presidenziale. Il palazzo fu all’origine costruito nel 1721 per il comandante militare Louis Henry de La Tour d’Auvergne. Una profanazione.

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Macron insieme al vivace “futuro Montaignes” dei Caraibi

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Macron mentre condivide un momento eterosessuale con la cosiddetta gioventù francese

 

Mentre Macron si gode i fisici di colore, dice alcune cose ragionevoli. Ha un certo realismo. Macron ha affermato che l’instabilità politica africana, la povertà e l’emigrazione verso l’Europa non sarà mai controllata, a meno che le donne africane non facciano meno figli [in inglese]: “Quando ci sono paesi in cui le donne fanno sette/otto figli a testa, puoi anche decidere di spendere miliardi di euro, ma non puoi stabilizzare alcunché”. Macron ha fatto più di una volta questo tipo di commenti, mostrando di capire – come Bill Gates [in inglese] – che un “pianeta nero” fatto da 4 miliardi di Africani (come attualmente è previsto che succederà in questo secolo, stando alle proiezioni dell’ONU) sarà un grande, ma grande, problema. A tale riguardo Macron è molto audace: neanche Viktor Orbàn è arrivato al punto di dire alle persone di colore come dovrebbero riprodursi.

In un altro recente “scivolone”, Macron ha detto che tutti i marescialli francesi della Prima Guerra Mondiale potrebbero essere commemorati durante le imminenti celebrazione del centenario di quel grande e terribile conflitto. Incluso, ha affermato, il maresciallo Philippe Pétain perché, malgrado le sue “terribili scelte” nella Seconda Guerra Mondiale, è stato un “grande soldato” nella Prima. E’ oggettivamente vero, sebbene Macron sia stato costretto a fare marcia indietro a seguito della “protesta dei media”.

Macron avrebbe dovuto saperlo. Aveva avuto precedentemente dei guai quando durante una visita ufficiale in Algeria aveva detto che la Francia lì aveva commesso dei “crimini contro l’umanità” durante il colonialismo. Come ha sottolineato il suo portavoce Laurence Haïm [in francese], il problema non è stato l’offesa fatta ai nazionalisti francesi, ma alla comunità ebraica.

Il problema è il termine “crimine contro l’umanità”. Esiste un monopolio… Io penso che sia generazionale. In ogni caso, c’è il problema sull’espressione “crimine contro l’umanità” che per molti membri della comunità ebraica può essere riferito solo alla Shoah.

Sullo sfondo si può sentire uno degli assistenti di Macron che si intromette opportunamente e dice “E’ un copyright” (usando il termine inglese, che quindi suona “co-pee-rhaïte“!).

Questo è quanto. Ma in termini di politiche, non posso dire che le persone che hanno sostenuto Macron hanno il diritto di lamentarsi. Lui sta facendo quello che aveva promesso, cioè procedere dritto verso la rotta globalista con un po’ più di schiettezza e, lui spera, competenza rispetto i suoi predecessori socialisti e conservatori.

In verità, non ci sono soluzioni. Non c’è nulla che possa fare per rendere più efficace questa elitaria e bloccata Unione Europea, nulla che possa fare per migliorare il “capitale umano” nelle banlieues afro-islamiche, e non può fare molto per migliorare l’economia che il popolo francese possa considerare accettabile. Un po’ più di flessibilità del lavoro qui, un po’ di sgravi fiscali là, oh aspetta che il deficit sia troppo grande, pure un aumento delle tasse in qualche area, poi. Se non è zuppa, è pan bagnato. Oh, e hanno anche votato una legislazione più stringente sulla censura per combattere le “fake news”, le “ingerenze elettorali” [in francese] e altre patetiche scuse con cui se ne è uscita la classe politica media in tutto l’Occidente per aver perso il controllo sulla loro narrazione

Da quando la Banca Centrale Europea sta facendo prestiti per centinaia di miliardi di euro per stimolare l’economia dell’eurozona, le performance dell’economia francese sono state decisamente mediocri, con bassa crescita, leggero calo della disoccupazione e nessuna riduzione del debito (al momento al 98.7% del PIL). I risultati saranno presumibilmente peggiori se la BCE, come programmato, interromperà questo stimolo alla fine di quest’anno.

C’è una situazione piuttosto strana in termini di immigrazione e diversità. Tutti sembrano essere consapevoli dell’inferno del conflitto etno-religioso che esploderà nella Francia afro-islamica del futuro. Proprio di recente alla commemorazione della battaglia di Verdun, un vecchi soldato francese ha chiesto a Macron: “Quando butterai fuori gli immigranti illegali?… Non stiamo facendo entrare un cavallo di Troia?”.

Più significative sono state un mese fa le dimissioni dalla carica di Ministro dell’Interno di Gérard Collomb, tornato al suo vecchio lavoro di sindaco di Lione, che evidentemente considera più interessante. Collomb è un politico di 71 anni, socialista, che apparentemente sembra essersi risvegliato nei problemi di segregazione e conflitto etnico.  Nel suo discorso di addio ha detto [in francese]:

Sono stato in tutti i quartieri, i quartieri di Marsiglia Nord, di Mirail a Tolosa, fino ad arrivare alla periferia di Parigi, Corbeil, Aulnay, Sevran: la situazione si è fortemente deteriorata. Non possiamo continuare a lavorare singolarmente nelle città, c’è bisogno di una visione complessiva per ricreare un mix sociale. Perché oggi viviamo fianco a fianco e, continuo a dire, temo che domani vivremo faccia a faccia [cioè intendendo le “linee in guerra”].

Non è chiaro quanto Collomb abbia provato ad agire su queste preoccupazioni come Ministro dell’Interno, e si sia sentito frustrato. In ogni caso, lo scorso febbraio ha avuto il coraggio di dar voce alle stesse preoccupazioni alla rivista di estrema destra Valeurs Actuelles [in francese]. Ha dichiarato: “Le relazioni tra le persone sono molto difficili, le persone non vogliono vivere insieme” (usando il termine “vivre-ensemble”, cioè uno slogan idealista). Ha detto che la responsabilità dell’immigrazione in questo è “enorme”, e concorda con il giornalista che “La Francia non ha più bisogno di immigrazione”. Collomb ha poi praticamente predetto una guerra civile:

In Francia le comunità sono sempre più vicine al conflitto, che sta diventando molto violento… vorrei dire che, nell’arco di cinque anni, la situazione potrebbe diventare irreversibile. Sì, abbiamo cinque o sei anni per evitare il peggio. Ma dopo…

Non è chiaro perché “i prossimi cinque o sei anni” debbano essere così cruciali. Da un certo punto di vista, la vecchia Francia è già scomparsa, dal momento che circa un terzo delle nascite sono non-europee [in inglese] e, in particolare, un quinto sono islamiche [in inglese]. I modelli di vita in gran parte della Francia diventeranno probabilmente  quelli dell’Africa e del Medio-Oriente, inclusi violenza arbitraria e fanatismo religioso. Collomb sembra pensare che “il mix sociale” possa evitare tutto questo ma, di fatto, esistono molti “mix” sociali e anche genetici in Brasile e Messico che non hanno eliminato la stratificazione etno-razziale e un estremo livello di violenza.

Temo che sia più o meno lo stesso nella douce France, nella dolce Francia. Su questa strada, Macron farà un solo mandato come hanno fatto Sarkozy e Hollande. Poi, di nuovo, le prossime elezioni ci saranno fra tre anni e mezzo, un’eternità nella politica democratica. Con ogni probabilità, saranno elezioni vinte dalla Destra, con un candidato conservatore e anti-immigrazione. Poche persone del mainstream di destra sono disponibili a lavorare con il Raggruppamento Nazionale della Le Pen, e alcuni hanno anche difeso gli Identitaristi. Poi ancora, non potrei neanche immaginare Macron che fa un’opposizione eroica dell’immigrazione (illegale…) se pensa che potrebbe aiutarlo ad essere rieletto. Rimanete sintonizzati…

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Articolo di Guillame Durocher pubblicato su Southfront.org il 11 novembre 2018
Traduzione in italiano a cura di Elvia Politi per SakerItalia.it

[le note in questo formato sono del traduttore]

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