Cronache dal futuro / Quella provocazione dell’Etero Pride

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È stata davvero una giornata di fuoco. L’Etero Pride ha raccolto centinaia di partecipanti. Guardati a vista dagli agenti della polizia sociale, hanno sfilato lungo la via principale della città. Da una parte persone vestite in completo blu, dall’altra persone in abito bianco. Le prime (e ci scusiamo con i lettori se usiamo queste espressioni)  hanno preteso di definirsi “uomini”, le seconde “donne”.

La bandiera dell’orgoglio etero (di nuovo ci scusiamo, ma siamo costretti a descriverla: è bianca, con le figure stilizzate di un “uomo” e di una “donna” che si tengono per mano) è stata sventolata a lungo sia dagli “uomini” sia dalle “donne”. In testa al corteo uno striscione recava lo slogan “Via la polizia! No all’eterofobia!”.

A lungo in discussione, la manifestazione si è tenuta, come sapete, per una concessione delle autorità, le quali, pur consapevoli della forte provocazione insita nel corteo, hanno ritenuto così di dar prova di magnanimità e disponibilità al dialogo.

Per gran parte della manifestazione, in effetti, tutto si è mantenuto entro i limiti di una certa decenza. Certo, vedere tante persone che si sono autodefinite “uomini” e tante che si sono autodefinite “donne”, e vederle, oltretutto, procedere ordinate e silenziose, senza mostrare nemmeno una porzione di pelle scoperta, ha costituito un duro colpo al comune senso del pudore. Inoltre assistere alla rivendicazione tanto sfacciata della condizione di eterosessualità ha provocato allarme e anche disgusto, tanto che molte famiglie hanno deciso di non far uscire di casa i bambini, onde evitare loro lo choc di uno spettacolo incompatibile con le regole della civiltà. Tuttavia fino all’arrivo del corteo nella Piazza dei Nuovi Diritti non ci sono stati momenti di particolare tensione.

All’improvviso, però, alcuni manifestanti hanno incominciato a srotolare uno striscione o, meglio, una sorta di stendardo, sul quale campeggiava l’immagine della Madonna. Una Madonna detta “di Lourdes”, per la precisione, in abito bianco e fascia celeste.

E subito dopo ecco comparire un altro stendardo, questa volta con l’immagine detta “del Sacro Cuore di Gesù”.

Quando gli ispettori, prontamente, si sono portati nelle vicinanze del corteo, non hanno creduto ai loro occhi. Quegli stendardi! Un atto di blasfemia inaudita!

Immediatamente il capo della polizia sociale ha avvertito la prefettura, dove l’unità di crisi era in seduta permanente. Vi sono stati momenti di incertezza: che fare? Tollerare un simile affronto oppure reagire e imporre la ragione della legge?

In un crescendo di tensione, i responsabili dell’ordine pubblico si sono consultati a lungo, poi la decisione, inevitabile. Ai sensi della normativa sull’esposizione di immagini sacre, secondo la quale, come ben sapete, le immagini di contenuto religioso possono essere utilizzate in pubblico soltanto allo scopo di denigrare e irridere la religione stessa, il primo reparto mobile della polizia sociale si è posto proprio di fronte alla testa del corteo, impedendo la prosecuzione della manifestazione. Nello stesso tempo, altri reparti hanno circondato gli attivisti etero, in modo tale da chiudere ogni via di fuga.

Per alcuni minuti è sembrato che tale manovra fosse sufficiente per riportare i manifestanti a più miti consigli, ma quando gli agenti hanno cercato di afferrare gli stendardi blasfemi allo scopo di sequestrarli, alcuni degli “uomini”, e anche qualche “donna”, hanno difeso quelle loro immagini ponendosi in formazione di scudo.

Alla polizia sociale non è restata altra scelta che attaccare. E quando sia gli “uomini” sia le “donne”, nonostante tutto, hanno continuato ad opporre resistenza passiva, i rappresentanti dell’ordine pubblico hanno estratto i manganelli laser.

Il bilancio è quello che abbiamo già fornito nelle precedenti edizioni e che la polizia sociale ha confermato.

Ora, inevitabile, si impone una domanda: le autorità hanno fatto bene a consentire lo svolgimento dell’Etero Pride? Dimostrare magnanimità e comprensione ha pagato in termini di sicurezza e, soprattutto, di educazione alla legalità?

Lasciamo la risposta ai nostri lettori. Quel che è certo è che per lungo tempo le strade della nostra città non rivedranno più un Eetero Pride. Al momento infatti tutti i superstiti sono rinchiusi nei centri di ripensamento, dove potranno meditare sulla loro iniziativa e dove speriamo possano essere presto rieducati mediante gli appositi programmi di formazione alla sessualità fluida.

Resta inoltre lo sconcerto per l’uso distorto di immagini a contenuto religioso, quando è ormai ben noto (lo ribadiamo, su richiesta delle autorità, a scopo terapeutico) che tali immagini possono essere utilizzate durante pubbliche manifestazioni solo nella misura in cui siano ritenute efficaci per screditare la religione, al fine di sradicare ogni sentimento religioso.

Dobbiamo a questo punto confessare il nostro sconcerto. Davvero non pensavamo che qualcuno potesse spingersi a utilizzare in pubblico immagini sacre non screditanti. Un motivo in più per riflettere sulla necessità di inasprire le norme di controllo, intensificare i programmi di educazione e, ovviamente, rafforzare la polizia sociale.

Ecco perché, alla fine, possiamo dire che da un male, quale l’Etero Pride, potrà venire un bene.

Aldo Maria Valli

 

 

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