Cultura Cattolica: L’«inoperosità» degli uomini dabbene

l43 benedetto papa libano 120914204646 bigriporto per gentile concessione di Cultura Cattolica: http://www.culturacattolica.it/default.asp?id=3&id_n=31195

«L’inoperosità degli uomini dabbene non deve permettere al male di trionfare. E il non far nulla è ancora peggio.» [Benedetto XVI, in Libano, ai membri del governo, delle istituzioni della repubblica, con il corpo diplomatico, i capi religiosi e rappresentanti del mondo della cultura] Avremo certamente il modo, attraverso il nostro sito, per approfondire il significato di quanto Benedetto XVI ha voluto insegnarci con il viaggio in Libano. Ci auguriamo tutti di cuore che la terra dei cedri e della bellezza, segnata dalla convivenza rispettosa di popoli e religioni, ritrovi il suo splendore. Per questo ci sembra una profonda indicazione di metodo da seguire quanto affermato dal Papa nell’incontro con i membri del governo, delle istituzioni della repubblica, con il corpo diplomatico, i capi religiosi e rappresentanti del mondo della cultura il 15 settembre: «La sedicente tolleranza non elimina le discriminazioni, talvolta invece le rinforza. E senza l’apertura al trascendente, che permette di trovare risposte agli interrogativi del cuore sul senso della vita e sulla maniera di vivere in modo morale, l’uomo diventa incapace di agire secondo giustizia e di impegnarsi per la pace.» Non sarà certo la “sedicente tolleranza” ma la verità a riaprire spazi per l’uomo.

C’è però una affermazione del Papa che è entrata diretta nel cuore, come una spada, e costituisce la sfida che vogliamo raccogliere. Sempre in quel discorso il Santo Padre ha detto: «L’inoperosità degli uomini dabbene non deve permettere al male di trionfare. E il non far nulla è ancora peggio.» Inoperosità e non fare nulla: ecco il terribile cancro della vita, quel cancro che è la condizione che ci fa, ultimamente, conniventi con il male.
Una spada, una sfida, una domanda: perché, anche oggi, sembriamo tutti anestetizzati di fronte al male?
• Hanno assassinato un ambasciatore, e c’è chi ha parlato di offese alle religioni.
• A Venezia hanno applaudito un film disgustoso e blasfemo, e gli hanno assegnato il “premio della giuria”.
• Un vescovo ha affermato di essere “in comunione… di fede” con i musulmani, e c’è chi ha considerato questa affermazione, sostanzialmente eretica, come segno di apertura (magari criticando chi ha reagito, ipotizzando un intervento del Metropolita presso la Santa Sede).
• Abbiamo visto l’Università Cattolica del Sacro Cuore che ha cancellato la propria identità, imponendo a tutti: docenti, studenti e impiegati, un “Codice Etico” che tradisce la storia secolare di questa istituzione, e abbiamo raccontato di tante persone che hanno sottoscritto tale documento senza porsi troppi problemi di coscienza (tranne un piccolo gruppo di studenti e qualche docente).

Sembra l’elenco dei tradimenti. Sarà possibile che rinasca un sussulto di coraggio? Ci sarà ancora qualcuno che avrà la forza di reagire?
Così ancora ci conforta il Papa: «È possibile non lasciarsi vincere dal male e vincere il male con il bene (cfr Rm 12, 21). È a questa conversione del cuore che siamo chiamati. Senza di essa, le liberazioni umane tanto desiderate deludono, perché si muovono nello spazio ridotto concesso dalla ristrettezza di spirito dell’uomo, dalla sua durezza, dalle sue intolleranze, dai suoi favoritismi, dai suoi desideri di rivincita e dalle sue pulsioni di morte. La trasformazione in profondità dello spirito e del cuore è necessaria per ritrovare una certa chiaroveggenza e una certa imparzialità, il senso profondo della giustizia e quello del bene comune. Uno sguardo nuovo e più libero renderà capaci di analizzare e di mettere in discussione sistemi umani che conducono a vicoli ciechi, per andare avanti tenendo conto del passato, per non ripeterlo più con i suoi effetti devastanti. Questa conversione richiesta è esaltante perché apre delle possibilità facendo appello alle innumerevoli risorse che abitano il cuore di tanti uomini e donne desiderosi di vivere in pace e pronti ad impegnarsi per la pace.»

Domandiamo a Dio di essere quegli uomini dabbene che non vogliono permettere al male di trionfare!

Lascia un commento