Cultura Cattolica: ”Non confondiamo fede e politica”

don Gabriele Mangiarotti – Cultura Cattolica

Ho letto un commento su Rossoporpora (che trovate in fondo all’articolo) a proposito della posizione di CL in relazione alla manifestazione del 20 giugno, a cui tra l’altro parteciperò convintamente.
E ho ascoltato la giustificazione di Carrón rispetto alla posizione di CL alla Scuola di Comunità del 17 giugno.

Ho sostanzialmente questi rilievi da fare:

1. Ho detto che a Galantino preferisco Giussani. Non concordo con quanto il segretario della CEI afferma: un cristiano che si mette ‘contro’ qualcuno o qualcosa già sbaglia il passo. Ho imparato da don Giussani quanto sistematicamente ripetuto (ed è una affermazione di Lazzati): Pour se poser il s’oppose. Ma mi pare che anche nostro Signore abbia affermato:

[su_quote style=”grid”]Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada. Sono venuto infatti a separare il figlio dal padre, la figlia dalla madre, la nuora dalla suocera: e i nemici dell’uomo saranno quelli della sua casa. [Mat 10, 34-36].[/su_quote]

In quanti hanno sbagliato il passo!

2. Di fronte all’iniziativa del 20 giugno, intesa come la manifestazione di piazza contro l’imposizione dell’ideologia gender e i disegni di legge antropologicamente sovversivi, quello che desidero non è un giudizio di opportunità (o meno) politica. E quanto affermato rispetto a ciò che è accaduto in tempi più o meno recenti, sia in Spagna che in Italia o in Francia, non può essere inteso come giudizio che nasca dalla fede.

Si può essere d’accordo o meno su uno strumento, ma quello che mi è chiesto è di valutare la sostanza del problema – e qui è evidente che la preoccupazione di Don Giussani ha il suo peso Lasciateci andare in giro nudi, ma non impediteci la libertà di educare –.

Per questo credo che non si possa rimanere inerti di fronte allo sfacelo educativo verso il quale ci stiamo avviando. Ci vuole chiarezza di giudizio e tempestività di azione, che rivestono il volto di una autentica testimonianza, personale e sociale, senza contrapposizioni. Del resto mi pare che il Papa, in tutti gli interventi a proposito della famiglia, abbia con chiarezza invitato ad un impegno, fino all’agire contro e si riferiva a queste colonizzazioni ideologiche che avvelenano l’anima e la famiglia.

3. Se un popolo si desta, come mi pare stia accadendo (e ritengo che sia quello che è accaduto anche in Spagna e in Francia) allora quello che è necessario è che i pastori siano autentici padri. E qui la responsabilità è grave e spesso disertata. Non sappiamo che farcene di pastori che si disinteressano delle domande autentiche di un popolo che chiede ragioni per essere educato e compagnia e sostegno per testimoniare la verità della sua fede.

Già ci siamo addolorati quando abbiamo visto giovani scout manifestare in divisa per i matrimoni omosessuali (e ci pare che anche la CEI abbia avuto preoccupazione per questi episodi). Gesù piangeva di fronte a un popolo di pecore senza pastore. Abbiamo avuto il magistero di san Giovanni Paolo II, di Benedetto XVI e ora, sulla famiglia, di Papa Francesco: non sono parole al vento e ci chiedono testimonianza e condivisione.

4. Faccio comunque mio il richiamo che don Giussani ha fatto agli educatori, tempo fa:

[su_quote style=”grid”]“Solo i codardi chiedono al mattino della battaglia il calcolo delle probabilità; i forti e i costanti non sogliono chiedere quanto fortemente né quanto a lungo, abbiano da combattere, ma come e dove, e non hanno bisogno se non di sapere per quale via e per quale scopo, e sperano dopo, e si adoperano, e combattono, e soffrono così, fino alla fine della giornata, lasciando a Dio gli adempimenti” (Cesare Balbo, Le speranze d’Italia, Torino 1925, 272.) [Giussani, Il rischio educativo, SEI, p. 40][/su_quote]

5. Infine ecco quanto guida i miei passi, pur con tutta la fatica e incoerenza che posso avere: Ci alzeremo in piedi ogni volta che la vita umana è minacciata. Quando il carattere sacro della vita prima della nascita viene attaccato, noi ci alzeremo in piedi per proclamare che nessuno ha il diritto di distruggere la vita prima della nascita.

Quando si parla di un bambino come un peso o lo si considera come mezzo per soddisfare un bisogno emozionale, noi interverremo per insistere che ogni bambino è dono unico e irripetibile di Dio, che ha diritto ad una famiglia unita nell’amore.

Quando l’istituzione del matrimonio è abbandonata all’egoismo umano e ridotta ad un accordo temporaneo e condizionale che si può rescindere facilmente, noi ci alzeremo in piedi affermando l’indissolubilità del vincolo matrimoniale. Quando il valore della famiglia è minacciato da pressioni sociali ed economiche, noi ci alzeremo in piedi riaffermando che la famiglia è necessaria non solo per il bene privato di ogni persona, ma anche per il bene comune di ogni società, nazione e stato.

Quando poi la libertà viene usata per dominare i deboli, per sperperare le ricchezze naturali e l’energia, e per negare agli uomini le necessità essenziali, noi ci alzeremo in piedi per riaffermare i principi della giustizia e dell’amore sociale. Quando i malati, gli anziani o i moribondi sono abbandonati, noi ci alzeremo in piedi proclamando che essi sono degni di amore, di sollecitudine e di rispetto. [Giovanni Paolo II, Omelia a Washington, Capitol Mall, 7 ottobre 1979]

 

[su_quote style=”modern-blue”]RIBELLIONE DENTRO ‘COMUNIONE E LIBERAZIONE’ Sbigottimento dentro e fuori ‘Comunione e Liberazione’ hanno invece provocato i pudicamente chiamati “spunti di giudizio” sulla manifestazione inviati dai vertici al movimento.

Nel testo ci si chiede “quale sia la modalità più adeguata, realistica ed efficace” per testimoniare i valori cristiani. E si postilla: “Fin dall’epoca dei referendum su divorzio e aborto la storia ha mostrato a tutti che l’andare in piazza non produce alcun effetto positivo e non arresta certi processi”.

Proprio così, basta chiedere a Rosi Bindi e a Romano Prodi se il ‘Family Day’ del 2007 non abbia prodotto nessun effetto sul disegno di legge per il riconoscimento delle convivenze… ma forse in quell’anno gli attuali vertici di CL si erano momentaneamente assopiti (ovvero: quando si falsifica la storia). Negli ‘spunti’ graziosamente offerti nel testo dell’11 giugno si legge ancora (e qui si ritrova una citazione ormai celebre… che non poteva mancare): “Non crediamo che in questo momento storico siano le manifestazioni di piazza a cambiare la concezione dell’uomo implicita nei nuovi diritti.

Come ha dichiarato recentemente il Segretario della CEI monsignor Nunzio Galantino, il problema è la ricerca della verità su ciò che riguarda l’uomo. Un cristiano che si mette ‘contro’ qualcuno o qualcosa già sbaglia il passo. A me piacerebbe un tavolo sul quale poniamo le nostre ragioni. Non si tratta di fare a chi grida di più, i ‘pasdaran’ delle due parti si escludono da sé.

Ci vuole un confronto ra gente che vuole bene a tutti”. Insomma, concludono gli odierni vertici di CL: “Per tutte queste ragioni il movimento in quanto tale ha deciso di non aderire all’iniziativa del 20 giugno, che – al di là delle buone intenzioni di tanti che vi parteciperanno (NdR: ma come son buoni Lor Signori!) – non sembra adeguata a favorire il necessario clima di incontro e di dialogo con chi la pensa diversamente.

Questo lascia evidentemente libero di partecipare chiunque lo ritenga opportuno, con l’invito a verificare fino in fondo, nell’esperienza, le ragioni ultime della sua adesione”.

Di tale libertà d’espressione graziosamente concessa dai vertici, hanno subito approfittato numerosi ciellini, che si sono fatti sentire pubblicamente in particolare su La nuova Bussola quotidiana e Il Sussidiario: tra loro Peppino Zola (tra i ciellini della prima ora, già vicesindaco di Milano e marito della voce ‘storica’ Adriana Mascagni) e Robi Ronza (storico portavoce del Meeting di Rimini).

Senza contare l’arcivescovo di Ferrara Luigi Negri, da sempre voce libera che non conosce museruola.

(da ‘Rossoporpora’ di Giuseppe Rusconi – nota di VIETATOPARLARE)[/su_quote]