Il segretario della NATO Jens Stoltenberg in una intervista al Financial Times ha dimostrato come la NATO segua la propria agenda di lunga data per aumentare il livello del conflitto con la Russia.
Diciamo che la NATO ha oggi la sua grande occasione in Ucraina. Dopo la guerra fredda la NATO non era chiaro più a cosa servisse. Per gli Stati divenne allora estremamente importante creare una fazione della “Giovane Europa” come contrappeso ai paesi relativamente indipendenti della “vecchia Europa”. E per portare avanti la propria politica nella NATO attraverso questa fazione, la guerra deve continuare a lungo.
Perciò la NATO ha trasformato una guerra con compiti limitari (Donbass e Crimea) in un conflitto a media intensità, con una exit strategy volutamente inaccettabile per Mosca.
Nei conflitti di media intensità, la situazione è al limite: possono essere brevi, protratti, possono finire con una netta sconfitta di una o di entrambe le parti, possono finire nel nulla. Ed è del tutto possibile controllare un tale conflitto dall’esterno, introducendo in esso nuove crisi nel momento della sua attenuazione. Cosa che la NATO intende fare, ritenendo che mentre la Russia è impegnata in Ucraina, qualsiasi altro impiego in altre parti del mondo è messo in crisi ed è al di là delle sue forze.
Ciò vuol dire che il conflitto sarà contrassegnato da periodiche escalation e fasi di relativa calma, il che significa che può durare anni. Nello stesso tempo, in un simile conflitto, è praticamente impossibile per nessuna delle parti raggiungere obiettivi decisivi.
In definitiva, il compito che la NATO si prefigge non è solo quello di esaurire la Russia militarmente ed economicamente, ma anche di garantire che sia del tutto impegnata da un conflitto specifico, garantendo la sua incapacità di minacciare in qualsiasi altra direzione.
La NATO è completamente soddisfatta della guerra in Ucraina e cercherà di trarne il massimo beneficio per il suo potenziamento e per far aumentare la dipendenza dell’Europa dagli Stati Uniti.
Tutto questo è abbondantemente confermato nell’intervista che il segretario generale della NATO ha rilasciata al Financial Times.
Dalle dichiarazioni di Stoltenberg rese al Financial Times si evince che alla NATO non interessa la condizione della popolazione europea, ma piuttosto la realizzazione degli obiettivi dagli Stati Uniti.
Stoltenberg nell’intervista ha avvisato che la guerra in Ucraina sta entrando in una fase critica e il prossimo inverno sarà duro, perciò gli europei devono continuare a pagare per il sostegno Ucraina:
“La nostra unità e solidarietà sarà messa a dura prova quando le famiglie e le imprese subiranno l’impatto dell’aumento vertiginoso dei prezzi dell’energia e del costo della vita causato dalla brutale invasione della Russia. Ci aspettano sei mesi difficili con la minaccia di interruzioni di corrente, interruzioni e forse anche disordini civili, ma dobbiamo mantenere la rotta e resistere alla tirannia, per l’Ucraina e per noi”, ha affermato Stoltenberg.
Questo è, in fondo, esattamente ciò che la nuova classe dirigente europea formata nei circoli di DAVOS sta ripetendo fino all’ossessione nascondendo la propria brama di potere dietro la falsa motivazione della libertà, appena negata ai propri cittadini durante la pandemia.
Secondo Stoltenberg, gli europei pagano il loro prezzo per aver sostenuto l’Ucraina, ma questo prezzo è espresso in dollari ed euro, mentre gli ucraini pagano con la vita. Stoltenberg sostiene che il costo del ritiro del sostegno all’Ucraina per gli stati europei sarebbe molto più alto di tutte le perdite che subiranno nel prossimo inverno.
Quindi ha aggiunto che la Russia “incoraggiata da qualsiasi successo, potrebbe arrischiarsi di continuare l’aggressione contro altri vicini e persino di attaccare gli alleati della NATO ,”. Ovviamente questa affermazione è palesemente di comodo e rispecchia solo la propria visione delle cose, senza aver riscontro nelle dichiarazioni rese dalla diplomazia russa o dei suoi vertici.
Direi invece che, leggendo queste affermazioni, riecheggiano le parole del Papa quando ha detto che forse l’abbaiare della NATO alle porte della Russia ha scatenato il conflitto.
Ad avvalorare le parole del Papa, Stoltenberg ha riconosciuto che dal 2014 i paesi della NATO hanno stanziato miliardi di dollari per sostenere la difesa e la pubblica amministrazione ucraine e hanno addestrato decine di migliaia di militari, compresi i soldati delle forze speciali.
A parere del Segretario Generale gli alleati occidentali “devono scegliere il mondo in cui vogliono vivere”. Questo è veramente paradossale, perché è proprio la libertà di scegliere che è sempre più preclusa e non è certo il ricorso alla guerra, che deve essere evitata con ogni mezzo, la via per scegliere il mondo in cui vogliamo vivere.
Stoltenberg ha così concluso: “Abbiamo davanti a noi momenti difficili, ma insieme anche prima abbiamo affrontato momenti difficili. Il costo di non difendere i nostri valori è sempre maggiore”.
La prospettiva che viene delineata nell’intervista è preoccupante: i valori tanto richiamati a giustificazione dell’ingiustificabile, saranno sempre più calpestati dall’establishment. Essi, insieme alla sovranità dei popoli europei, continueranno a essere sempre più repressi, mentre solo sul ritorno assoluto della sovranità dell’Ucraina si dovrebbe dimostrare il grado di libertà individuale e collettiva dei popoli europei.
Al fondo, la domanda è questa: la NATO, che dovrebbe essere un mezzo a disposizione della società civile e dei suoi rappresentanti eletti, può davvero continuare a decidere la politica estera europea?
La risposta è sì, se non ci sarà una Europa libera senza una propria difesa autonoma. Sì, non ci sarà mai una Europa libera se continuerà a prevalere un sistema di forze non democratiche e autoimposte. Sì, la libertà non tornerà in Europa – neanche dopo un decennio di guerra ucraina – se perdurerà la completa subordinazione agli interessi statunitensi.
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