Da Bin Laden a al-Jolani: il miracolo americano dei terroristi progressisti

Voglio riproporre alla vostra attenzione un analogo espisodio avvenuto parecchi anni fa: l’assimilazione di Bin Laden come progressista, allo stesso modo di al Jolani oggi.

La vicenda dello “sdoganamento” di Osama Bin Laden da parte degli Stati Uniti risale agli anni ’80, durante la guerra sovietico-afghana (1979-1989). In quel contesto, gli Stati Uniti perseguivano una strategia globale di contenimento del comunismo, in particolare contrastando l’espansione dell’Unione Sovietica.

L’invasione sovietica dell’Afghanistan (1979): L’URSS intervenne militarmente in Afghanistan (su richiesta) per sostenere il governo filo-sovietico contro una crescente insurrezione islamista. Questo conflitto divenne rapidamente un campo di battaglia della Guerra Fredda.
Il ruolo degli Stati Uniti: La dottrina Carter e successivamente la dottrina Reagan spinsero gli USA a intervenire indirettamente nel conflitto, sostenendo i gruppi di mujahideen che combattevano contro l’occupazione sovietica. Gli Stati Uniti, tramite la CIA e l’operazione “Cyclone”, finanziarono e addestrarono i ribelli afghani, destinando miliardi di dollari in aiuti militari, intelligence e armamenti.
Bin Laden e la rete dei mujahideen: Osama Bin Laden, proveniente da una ricca famiglia saudita, si unì al movimento dei mujahideen, contribuendo con finanziamenti, reclutamento e logistica attraverso la sua rete, conosciuta come Maktab al-Khidamat. Sebbene il rapporto diretto tra la CIA e Bin Laden sia stato oggetto di dibattito, è chiaro che il sostegno statunitense ai gruppi islamisti abbia indirettamente favorito la crescita del suo ruolo nel conflitto.

La decisione di sostenere gruppi armati, alcuni dei quali abbracciavano ideologie radicali, solleva questioni morali significative. Sebbene il fine dichiarato fosse combattere un’occupazione considerata illegittima, l’uso di alleanze tattiche con figure come Bin Laden ha favorito l’ascesa del terrorismo globale. Si configura una classica tensione tra etica dei fini (sconfiggere l’URSS) e etica dei mezzi (collaborare con estremisti violenti).

Il sostegno statunitense ai mujahideen è in realtà una violazione della sovranità afghana, in quanto mirava a destabilizzare un governo riconosciuto internazionalmente. Il principio di non intervento, sancito dalla Carta delle Nazioni Unite, fu compromesso. Tuttavia, gli USA giustificarono l’azione come un supporto alla legittima resistenza contro un’invasione straniera.

La Costituzione degli USA conferisce al Congresso il potere di dichiarare guerra e autorizzare spese militari, ma il finanziamento delle operazioni clandestine della CIA è spesso avvenuto senza un chiaro mandato legislativo o trasparenza, come in questo caso. Inoltre, il sostegno a figure come Bin Laden è in contrasto con i principi fondanti americani che valorizzano la libertà e la democrazia, considerato il successivo ruolo di Bin Laden come nemico degli stessi Stati Uniti.

In definitiva, il sostegno a Bin Laden e ai mujahideen,  rappresenta un esempio di realpolitik privo di considerazioni a lungo termine. Sul piano morale, è discutibile favorire chi condivide ideologie contrarie ai diritti umani universali. Sul piano del diritto internazionale, la coerenza con i principi di sovranità e non intervento risulta compromessa. Infine, la Costituzione americana impone ai governanti un’etica di responsabilità che sembra essere stata accantonata in favore di obiettivi strategici immediati.

Questa vicenda sottolinea i rischi di scelte politiche che sacrificano i principi per obiettivi di breve periodo, creando spesso problemi più grandi in futuro, come l’ascesa di reti terroristiche globali.

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Ma non è stato un errore, il tutto è stato ripetuto, anche in modo peggiore. Questa volta in Siria non c’è stata alcuna invasione.

Oggi gli USA hanno deciso di togliere il gruppo Tharir al Sham dalla lista dei gruppi terroristi, così al Jolani entra come progressista nel club dei buoni e riceve legittimazione. E’ stato fatto già una volta, in verità, come potete vedere nell’immagine che allego.

La gente non ha memoria e tutta l’informazione mainstream si basa sulla dimenticanza e la alimenta.

Middle East Eye (https://www.middleeasteye.net/news/us-wont-pursue-10m-bounty-htss-ahmed-al-sharaa-after-diplomats-visit-syria) riporta:

GLI USA RIMUOVONO LA TAGLIA DA 10 MILIONI DI DOLLARI AL JOLANI DOPO L’INCONTRO CON II DIPLOMATICI: “È UN UOMO PRAGMATICO”

Una delegazione di diplomatici americani ha tenuto il suo primo incontro di persona con i rappresentanti di Hay’at Tahrir al-Sham (HTS) a Damasco venerdì, mentre Washington intensifica l’impegno con il gruppo terroristico designato dagli Stati Uniti dopo il rovesciamento del governo di Bashar al-Assad all’inizio di questo mese.

La delegazione comprendeva Barbara Leaf, il principale diplomatico del Medio Oriente del Dipartimento di Stato; Roger Carstens, l’inviato presidenziale per gli affari degli ostaggi; e il consulente senior Daniel Rubinstein, che ora sta guidando gli sforzi di impegno del dipartimento in Siria.

Dopo l’incontro con il leader di HTS Ahmed al-Sharaa, meglio noto con il suo nome di battaglia Abu Mohammed al-Jolani, Leaf ha detto che Washington rimuoverà la taglia da 10 milioni di dollari posta sulla testa di Sharaa più di un decennio fa.

La pagina web per la taglia di 10 milioni di dollari di Sharaa era disponibile sul sito web del Dipartimento di Stato fino al 17 dicembre, secondo una versione archiviata del sito vista da Middle East Eye. La pagina web non è più disponibile.

Leaf ha descritto Sharaa come “pragmatico” e ha detto che la delegazione statunitense ha avuto un incontro positivo, produttivo e dettagliato con il leader di HTS per discutere del futuro politico della Siria dopo Assad”

Al Jolani era un terrorista ed è cambiato. Invece Assad che ha rilevato e modernizzato un paese difficilissimo da governare non era “pragmatico” …vero? In realtà ad Assad non hanno dato nessuna alternativa.

Un’altra scelta di terzi che sarà imposta a Trump.

 

 

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