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Damasco: dall’attacco all’Ambasciata russa ai razzi sparati contro il nostro albergo.

La testimonianza dell’amico  Vittorio Gigliotti che come Presidente di “Cantiere Laboratorio”, era presente alla Conferenza Internazionale contro il terrorismo “Step for Syria” che si è tenuta a Damasco, capitale siriana dal 20 al 24 settembre 2015.. – Lamezia Live:

Come Presidente di “Cantiere Laboratorio”, presente alla Conferenza Internazionale contro il terrorismo “Step for Syria” che si è tenuta nella capitale siriana dal 20 al 24 settembre 2015. La mia testimonianza.

L’arrivo a Damasco è preceduto da una serie di controlli smorzati dal fatto di partecipare alla Conferenza internazionale “Step for Syria” che si è tenuta nella capitale siriana dal 20 al 24 settembre presso l’Hotel Yafour e che ha visto la partecipazione di rappresentanti da 29 Paesi e dove si è parlato dell’attuale situazione in Siria con particolare attenzione al conflitto tra religione e politica, di terrorismo e conseguenze, delle sanzioni economiche. L’eccellente servizio di sicurezza messo a disposizione dei partecipanti accompagnati con una professionalità superlativa, hanno agevolato gli spostamenti  degli ospiti.

Mi ha colpito la bellezza di Damasco dove la vita scorre nella sua quotidiana normalità; i mercati ed i negozi aperti fino a notte, le pizzerie ed i ristoranti affollati, il traffico intenso. Ma i check point dell’esercito, in ogni angolo di strada, ci ricordano che la Siria è un Paese in guerra e che il pericolo può essere in agguato in ogni istante ed in ogni luogo.

L’infame guerra d’aggressione non risparmia le famiglie nelle loro case, i bambini a scuola, evidenze confermate dalle testimonianze durante la nostra visita ad un ospedale di Damasco. Il racconto delle mogli che hanno perso i mariti, le madri che hanno perso i loro figli, famiglie che hanno perso tutto e vivono in alloggi di fortuna ci riporta alla cruda realtà della guerra ed alle sue conseguenze.  Ma nel dolore non hanno perso la speranza di un futuro in Siria, perché prima di tutto sono e si sentono siriani. Nessuno vuole abbandonare la propria terra.

Uno studente al sesto anno di Medicina mi dice che le appartenenze religiose non hanno mai rappresentato un ostacolo alla convivenza ed alla amicizia con i suoi coetanei. Un giovane militare che ha perso il braccio sinistro, nella sua toccante testimonianza durante la conferenza, dice che continuerà a combattere con un braccio solo per difendere la Patria siriana.

La storia di Damasco è di accoglienza; le chiese, le moschee e gli altri luoghi di culto sono testimoni di quel mosaico di convivenza di 23 confessioni religiose, di etnie diverse: tutto ciò non può morire, ma merita di essere salvato.

 Ma è tutto questo che si sta cercando di distruggere per interessi economici, commerciali o geopolitici. Si  baratta la libertà di un popolo e il suo diritto all’esistenza per un pozzo di petrolio o un carico di armi, per realizzare un progetto di dominio in Medio Oriente si è scatenata una guerra esterna ed estranea al popolo siriano ed ai suoi interessi.

Maaloula, con le sue case nelle rocce ci appare nella sua bellezza, nonostante sia stata sfregiata , bombardata ed occupata dai jihadisti e poi liberata dall’esercito siriano con l’appoggio di Hezbollah. E’ l’unica cittadina al mondo dove si parla l’aramaico, l’antica lingua di Gesù; abbiamo osservato la brutalità degli occupanti, la loro volontà di distruggere in odio alla fede: immagini sacre distrutte o danneggiate a colpi di arma da fuoco, portoni divelti dalle cannonate, la vecchia biblioteca completamente bruciata, molte case distrutte dalle bombe, altre seriamente danneggiate. Si ricostruisce, ma nulla sarà come prima se non l’affetto delle suore del convento di Santa Tecla e dei bambini che ci offrono dolci fatti in casa sotto lo sguardo curioso degli abitanti, di fronte ai visitatori scortati dai militari.

A Damasco, la sera il tuono delle cannonate dell’esercito siriano, che risponde a quello dell’artiglieria dei cosiddetti “ribelli”, si fa più insistente, il fronte dista solo pochi chilometri. La mattina, puntualmente alle 4:45, la voce del muezzin della moschea vicina all’albergo rompe il silenzio. E’ l’alba di un nuovo giorno per Damasco, per la Siria un altro giorno di guerra, di morti, di feriti.

Il colpo di mortaio che domenica 20 settembre alle ore 9.00 locali ha colpito l’Ambasciata Russa, alzando al cielo una nuvola bianca di fumo, ed i razzi partiti da un RPG, martedì sera 22 settembre, uno dei quali ha colpito l’albergo, vicino al centro di Damasco, dove eravamo alloggiati all’altezza del quarto piano, mi induce a fare una considerazione.

L’RPG ha una gittata massima di 1 chilometro, dunque i razzi sono stati lanciati dall’interno di Damasco, quindi i ribelli sono in città. Spero di essere smentito ma questo è il preludio ad una stagione di autobombe e azioni terroristiche in città per creare terrore e panico nella popolazione civile.

D’altronde l’esercito siriano, che nel corso della guerra ha perso circa un terzo dei suoi effettivi che difficilmente potranno essere rimpiazzati, è allo stremo e solo un massiccio invio di soldati da parte dell’Iran ed un invio di istruttori militari ed armi (già in corso) da parte della Russia o una forte azione diplomatica da parte di quest’ultima, potranno salvare la Siria. In caso contrario, assisteremo alla “libicizzazione” del Paese, ad una carneficina che peserà ancora una volta sulla coscienza (ammesso che ne abbiano una) delle nazioni che sostengono i jihadisti.

“Step for Syria”, “Un passo per la Siria” è stato fatto! Rimane da fare il resto, che sintetizzo con un passo del discorso del Gran Mufti di Siria, Ahamad Badreddin Hassaoun, durante la conferenza:

“So bene che non è stato facile, molti vi avranno scoraggiati, i vostri amici, i vostri parenti, tutti vi avranno detto che non era il caso di venire in Siria proprio adesso. Eppure voi, malgrado tutto, siete qua e state vedendo con i vostri occhi. Ringrazio di cuore tutti voi per essere venuti e vi prego, dite la verità a coloro che incontrerete una volta tornati a casa. Dite che la Siria è una nazione libera e che stiamo lottando contro il male del terrorismo, non solo per il nostro popolo, ma per tutti gli uomini liberi. Qua, dove da più di 2mila anni abbiamo accolto il messaggio di Gesù Cristo e da più di mille quello di Muhammad, qua dove sorgono da sempre Chiese e Moschee, qua dove 23milioni di persone hanno sempre vissuto rispettandosi reciprocamente. Perché la Siria è il cuore della spiritualità mondiale, l’epicentro di tutte le religioni. E adesso è in atto un attacco contro i fedeli di tutte le confessioni. Perché coloro che uccidono cristiani e musulmani, professandosi a loro volta musulmani, in realtà sono terroristi. Ed è per questo che vi chiediamo di non lasciarci soli a combattere questo male.”.

Patrizio Ricci

Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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