Il cardinale Raymond Burke e il vescovo Athanasius Schneider hanno rilasciato una dichiarazione in cui affermano perché credono di avere il dovere in coscienza di pronunciarsi contro una “confusione dottrinale quasi generale” nella Chiesa di oggi, e perché tale critica è fatta di “grande amore per le anime” e per Papa Francesco.
Riprendo nella mia traduzione la dichiarazione come pubblicata da Edward Pentin sul National Catholic Register
Card. Burke e il vescovo Schneider (foto: Edward Pentin)
Nessuna persona onesta può più negare la confusione dottrinale quasi generale che regna nella vita della Chiesa ai nostri giorni. Ciò è dovuto in particolare alle ambiguità circa l’indissolubilità del matrimonio, che viene relativizzata attraverso la pratica dell’ammissione alla Santa Comunione di persone che convivono in unioni irregolari, a causa della crescente approvazione di atti omosessuali, che sono intrinsecamente contrari alla natura e contrari alla volontà rivelata di Dio, a causa di errori riguardanti l’unicità del Signore nostro Gesù Cristo e la sua opera redentrice, che viene relativizzata attraverso affermazioni erronee sulla diversità delle religioni, e soprattutto a causa del riconoscimento delle diverse forme di paganesimo e delle loro pratiche rituali attraverso l’Instrumentum Laboris per la prossima Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi per la Pan-Amazzonia.
Di fronte a questa realtà, la nostra coscienza non ci permette di tacere. Noi, come fratelli nel Collegio dei Vescovi, parliamo con rispetto e amore, affinché il Santo Padre possa respingere inequivocabilmente gli evidenti errori dottrinali dell’Instrumentum Laboris per la prossima Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi per la Pan-Amazzonia e non acconsentire l’abolizione pratica del celibato sacerdotale nella Chiesa latina attraverso l’approvazione dell’ordinazione dei cosiddetti “viri probati“.
Con il nostro intervento, noi, come pastori del gregge, esprimiamo il nostro grande amore per le anime, per la persona di papa Francesco stesso e per il dono divino dell’Ufficio petrino. Se non lo facessimo, commetteremmo un grande peccato di omissione e di egoismo. Perché se tacessimo, avremmo una vita più tranquilla, e forse riceveremmo anche onori e riconoscimenti. Tuttavia, se tacessimo, violeremmo la nostra coscienza. In questo contesto pensiamo alle note parole del futuro cardinale san John Henry Newman (che sarà canonizzato il 13 ottobre 2019): “Brinderò – al Papa, se volete, – tuttavia, prima alla Coscienza, e poi al Papa” (Lettera indirizzata al Duca di Norfolk in occasione della recente rimostranza di Gladstone). Pensiamo a queste memorabili e appropriate parole di Melchiorre Cano, uno dei più dotti vescovi durante il Concilio di Trento: “Pietro non ha bisogno della nostra adulazione. Coloro che difendono ciecamente e indiscriminatamente ogni decisione del Sommo Pontefice sono quelli che più minano l’autorità della Santa Sede: distruggono, invece di rafforzarne le fondamenta”.
In tempi recenti, si è creato un clima di quasi totale infallibilità delle affermazioni del Romano Pontefice, cioè di ogni parola del Papa, di ogni pronunciamento e di documenti meramente pastorali della Santa Sede. Non c’è più, in pratica, l’osservanza della regola tradizionale di distinguere i diversi livelli dei pronunciamenti del Papa e dei suoi uffici con le loro note teologiche e con il corrispondente obbligo di adesione da parte dei fedeli.
Nonostante il fatto che il dialogo e i dibattiti teologici siano stati incoraggiati e promossi nella vita della Chiesa negli ultimi decenni dopo il Concilio Vaticano II, ai nostri giorni non sembra esserci più la possibilità di un onesto dibattito intellettuale e teologico e dell’espressione di dubbi su affermazioni e pratiche che offuscano e danneggiano seriamente l’integrità del Deposito della Fede e della Tradizione Apostolica. Tale situazione porta al disprezzo per la ragione e, quindi, per la verità.
Coloro che criticano le nostre espressioni di preoccupazione utilizzano sostanzialmente solo argomenti sentimentali o argomenti di potere. Sembra che non vogliano impegnarsi in una seria discussione teologica sull’argomento. A questo proposito, sembra che spesso la ragione sia semplicemente ignorata e il ragionamento soppresso.
Una sincera e rispettosa espressione di preoccupazione su questioni di grande importanza teologica e pastorale nella vita della Chiesa di oggi, rivolta anche al Sommo Pontefice, viene immediatamente schiacciata e messa in cattiva luce con rimproveri diffamatori di “seminare dubbi”, di essere “contro il Papa”, o addirittura di essere “scismatici”.
La Parola di Dio ci insegna, attraverso gli Apostoli, ad essere certi, fermi e intransigenti riguardo alle verità universali e immutabili della nostra Fede e a custodire e proteggere la Fede di fronte agli errori, come scrisse San Pietro, il primo Papa: “Fate attenzione, per non lasciarvi trascinare dall’errore dell’iniquo, cadendo dalla vostra stessa fermezza” (2 Pt 3,17). S. Paolo scrisse anche: “Questo affinchè non siamo più come fanciulli sballottati dalle onde e portati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, secondo l’inganno degli uomini, con quella loro astuzia che tende a trarre nell’errore. Al contrario, vivendo secondo la verità nella carità, cerchiamo di crescere in ogni cosa verso di lui, che è il capo, Cristo,” (Ef 4,14-15).
Bisogna tener presente che l’apostolo Paolo rimproverò pubblicamente il primo Papa ad Antiochia in una questione di minore gravità, rispetto agli errori che ai nostri giorni si diffondono nella vita della Chiesa. San Paolo ha pubblicamente ammonito il primo Papa a causa del suo comportamento ipocrita e del conseguente pericolo di mettere in discussione la verità che dice che le prescrizioni della legge mosaica non sono più vincolanti per i cristiani. Come reagirebbe oggi l’apostolo Paolo, se leggesse la frase del documento di Abu Dhabi che dice che Dio vuole nella sua saggezza anche la diversità di sessi, nazioni e religioni (tra cui ci sono religioni che praticano l’idolatria e bestemmiano di Gesù Cristo)! Tale affermazione comporta, infatti, una relativizzazione dell’unicità di Gesù Cristo e della sua opera redentrice! Cosa direbbero san Paolo, sant’Atanasio e le altre grandi figure del cristianesimo, leggendo una frase del genere e gli errori espressi nell’Instrumentum Laboris per la prossima Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi per la Pan-Amazzonia? È impossibile pensare che queste figure rimarrebbero in silenzio, o si lascerebbero intimidire da rimproveri e accuse di parlare “contro il Papa”.
Quando Papa Onorio I nel VII secolo mostrò un atteggiamento ambiguo e pericoloso riguardo alla diffusione dell’eresia del monotelitismo, che negava che Cristo avesse una volontà umana, San Sofonio, patriarca di Gerusalemme, mandò un vescovo dalla Palestina a Roma, chiedendogli di parlare, pregare e non tacere fino a quando il Papa non condannò l’eresia. Se San Sopronio vivesse oggi, sarebbe certamente accusato di parlare “contro il Papa”.
L’affermazione sulla diversità delle religioni nel documento di Abu Dhabi e soprattutto gli errori nell’Instrumentum Laboris per la prossima Assemblea speciale del Sinodo dei vescovi per la Pan-Amazzonia contribuiscono a tradire l’incomparabile unicità della persona di Gesù Cristo e dell’integrità della fede cattolica. E questo avviene sotto gli occhi di tutta la Chiesa e del mondo intero. Una situazione simile esisteva nel IV secolo, quando con il silenzio di quasi tutto l’episcopato, la consustanzialità del Figlio di Dio fu tradita in favore di ambigue affermazioni dottrinali di semi-Arianesimo, tradimento al quale partecipò per un breve periodo anche papa Liberio. Sant’Atanasio non si stancò mai di denunciare pubblicamente tale ambiguità. Papa Liberio lo scomunicò nell’anno 357 “pro bono pacis”, cioè “per la pace”, per avere la pace con l’imperatore Costanzo e i vescovi semiariani d’Oriente. Sant’Ilario di Poitiers riportó questo fatto e rimproverò Papa Liberio per il suo atteggiamento ambiguo. È significativo che Papa Liberio, a differenza di tutti i suoi predecessori, sia il primo papa il cui nome non è stato incluso nel martirologio romano.
La nostra dichiarazione pubblica corrisponde alle seguenti parole del Santo Padre nostro Papa Francesco: “Una condizione generale e fondamentale è questa: parlare onestamente. Che nessuno dica: ‘Non posso dire questo, penseranno questo o questo di me…..’. Bisogna dire con parresia tutto quello che si prova. ….. Un Cardinale mi ha scritto, dicendomi: che peccato che alcuni Cardinali non abbiano avuto il coraggio di dire certe cose per rispetto del Papa, forse credendo che il Papa potrebbe pensare ad altro. Questo non è buono, questa non è sinodalità, perché bisogna dire tutto ciò che, nel Signore, si sente il bisogno di dire: senza educata deferenza, senza esitazione”. (Saluto ai Padri sinodali durante la Prima Congregazione Generale della Terza Assemblea Generale Straordinaria del Sinodo dei Vescovi, 6 ottobre 2014).
Affermiamo alla presenza di Dio che ci giudicherà: siamo veri amici di papa Francesco. Abbiamo una stima soprannaturale della sua persona e del supremo ufficio pastorale del Successore di Pietro. Preghiamo molto per Papa Francesco e incoraggiamo i fedeli a fare altrettanto. Con la grazia di Dio, siamo pronti a dare la nostra vita per la verità della fede cattolica sul primato di San Pietro e dei suoi successori, qualora i persecutori della Chiesa ci chiedano di negare questa verità. Guardiamo ai grandi esempi di fedeltà alla verità cattolica del Primato petrino, come San Giovanni Fisher, vescovo e cardinale della Chiesa, e San Tommaso Moro, un laico, e molti altri santi e confessori, e invochiamo la loro intercessione.
Quanto più fedeli laici, sacerdoti e vescovi tengono e difendono l’integrità del deposito della fede, tanto più essi, infatti, sostengono il Papa nel suo ministero petrino. Perché il Papa è il primo nella Chiesa a cui si applica questo ammonimento della Sacra Scrittura: “Prendi come modello i sani insegnamenti che hai udito da me con la fede e l’amore, che sono in Cristo Gesù. Custodisci, mediante lo Spirito Santo che abita in noi, il bene prezioso che ti è stato affidato.” (2 Tm 1, 13-14).
Raymond Leo Leo Cardinale Burke
Il vescovo Athanasius Schneider
24 settembre 2019
Festa della Madonna del Riscatto
L’articolo Cardinale Burke, vescovo Schneider: La critica degli errori è fedeltà al Papa proviene da Il blog di Sabino Paciolla.
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