Delegazione turca a Mosca: un riavvicinamento necessario alla pace

Mercoledì il comandante dell’esercito turco Hulusi Acar si è incontrato a Mosca con i suoi omologhi russi per discutere sulla lotta contro lo “Stato islamico” (Daesh) e trovare convergenze sulla città di Aleppo. Il colloquio è stato definito “costruttivo”.

di Patrizio Ricci – LPL News 24

Il comandante delle forze armate Acar è arrivato in Russia martedì, accompagnato dal capo dei servizi segreti (Mit), per discutere di cooperazione militare e sviluppi regionali. Al termine del colloquio, un portavoce dell’esercito turco ha dichiarato a Reuters che “le questioni affrontate nei colloqui includono un accordo sugli scontri in Siria e per la normalizzazione della situazione in Aleppo , nonché l’ulteriore sviluppo di un coordinamento tra i due paesi, volto a porre fine alla minaccia rappresentata da Daesh”.

Il ministro degli Esteri turco Mouloud Jawish Ihsanoglu alcuni giorni prima dell’incontro aveva dichiarato che  “la Russia e la Turchia hanno istituito uno studio congiunto militare e di intelligence, su tutte le questioni siriane”, sottolineando la necessità del dialogo turco/russo per il ritorno della stabilità in Medio Oriente.

Il primo passo per la normalizzazione dei rapporti bilaterali tra Mosca e Ankara è avvenuto lo scorso agosto. Il riavvicinamento è stato possibile dopo che Putin ha ricevuto un messaggio dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan, in cui chiedeva formalmente scusa per l’abbattimento del bombardiere russo Su -24  avvenuto il novembre scorso.

I forti attriti tra Russia e Turchia erano sorti perchè quest’ultima pur facendo parte della coalizione anti-Isis, acquistava ingenti quantità di petrolio a prezzo fortemente decurtato dallo “Stato islamico” (Daesh ). Inoltre, Ankara ha sostenuto e finanziato le fazioni armate dell’opposizione, mettendo loro a dosposizione il proprio territorio come base di addestramento e reclutamento e fornendo rifugio sicuro ai gruppi terroristi. Le attività dell’Isis sono diminuite drasticamente dopo la discesa in campo di Mosca che ha interrotto ‘i cortei’ di autobotti cariche di petrolio che transitavano verso il confine turco.
Le posizioni, successivamente, si sono pragmaticamente riavvicinate per la perdita di fiducia di Erdogan verso l’occidente (dopo il tentativo di colpo di stato ai suoi danni orchiestrato dagli Stati Uniti e dalla Nato).

Attualmente il passaggio di terroristi dal confine turco è diminuito considerevolmente. Secondo la CIA, nel 2014 e nel 2015 gli afflussi in Siria attraverso il confine turco constavano mediamente di 2.000 miliziani jihadisti che ogni mese si univano alle forze ribelli. Da gennaio di quest’anno, grazie alla copertura aerea russa, il numero è sceso ad appena 200 unità al mese. Resta da vedere se realmente la Turchia abbia avuto un qualche ruolo in questa diminuzione.

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