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Dialoghi damasceni

Pubblico l’intervista a Massimo Granata vice-presidente del Coordinamento Nazionale per la pace in Siria su l”Intellettuale Dissidente’ sulla sua recente partecipazione al convegno di Damasco “Step for Syria”.

Vietato Parlare

Fonte: Intellettuale Dissidente

Abbiamo incontrato Massimo Granata, attivista per la pace in Siria, durante la conferenza internazionale “Step for Syria” svoltasi nella capitale siriana. Sono tanti gli italiani che lavorano per il superamento della crisi siriana. Scopriamo perché in una chiacchierata per le strade di Damasco.

A cura di Sebastiano Caputo

Quali sono le tue impressioni sulla conferenza?

Ti dirò anzitutto che sono stato piacevolmente stupito dal fatto che fossero presenti 38 delegazioni nazionali. Questo vuol dire che il fronte della resistenza al progetto di cui parlavo prima è fortunatamente più vasto di quanto, con il mio pessimismo da ex giovane che ha visto tante illusioni dissolversi, mi aspettassi. Il solo fatto che così tanti giovani, di tanti paesi diversi, abbiano accettato il rischio di recarsi in un paese in guerra, correndo pericoli che abbiamo visto essere concreti, per venire a manifestare la loro solidarietà e portare il loro contributo al tentativo di risolvere i gravissimi problemi dei loro coetanei siriani, mi conforta sulla possibilità che ci siano ancora nel mondo le energie sufficienti per ribaltare il corso degli eventi. Dal mio punto di vista più materialmente immediato, il fatto che la conferenza mi abbia offerto la possibilità di contatti che renderanno straordinariamente più efficace il lavoro di controinformazione che svolgo quotidianamente ne decreta il successo.

Possiamo dire che i nemici della Siria sono gli stessi dell’Italia?

Io credo che sia in corso una aggressione generale contro tutti i popoli. Si vuole che cessino di essere tali per divenire masse omologate fungibili alle necessità del grande capitale finanziario globalizzatore. Le modalità delle aggressioni sono diverse, gli agenti materiali delle stesse sono diversi, ma il progetto che le sottende è lo stesso, scardinare le identità, privare gli uomini delle difese sociali che li salvaguardano dalla sopraffazione dei potentati economici dissolvendo gli enti collettivi che ne organizzano la pacifica convivenza, come gli stati e sino alle famiglie, per creare un caos più che anarchico perché privo anche di quella solidarietà interpersonale che il pensiero anarchico classico preconizzava . Il fenomeno migratorio incontrollato e di massa ne è un aspetto. Si svuotano paesi delle proprie energie umane migliori per impedire che contribuiscano alla costruzione di un ordine sociale migliore e le si trasferisce la dove sono inutili a sviluppi positivi ma eversive nei confronti delle società che loro malgrado ne sono invase. Le modalità di aggressione sono diverse a seconda della volontà di resistenza dei governi e dello spessore identitario dei popoli che vengono aggrediti. La Siria che resiste viene aggredita militarmente, l’Italia che ha un governo connivente e un popolo già largamente globalizzato (le file per l’Iphone6 mentre la crisi economica dilania il paese ne sono il sintomo più eclatante) viene aggredita amministrativamente dall’oligarchia massonica della UE, finanziariamente dall’usura bancaria internazionale e materialmente con le centinaia di migliaia di finti profughi che vengono a d accrescerne le tensioni sociali.

Perchè secondo te l’Italia gioverebbe da una collaborazione con la Siria?

Il solo fatto che l’Italia, secondo partner commerciale della Siria, in un periodo di crisi economica come questo abbia rinunciato ad un mercato d’esportazione come quello siriano con un enorme potenziale espansivo per associarsi ad un embargo illegale e criminale imposto da sedicenti “Amici della Siria” da la misura della stupidità autolesionista del nostro esecutivo. Dopo quello libico abbiamo prodotto un altro remeic dell’8 settembre che i paesi emergenti non dimenticheranno mai. Ma uscendo dallo scontato aspetto commerciale ed economico, nessun paese del mediterraneo, tranne l’entità sionista può trarre vantaggio dall’affacciarsi di un’altra Libia sulle coste del “mare nostrum” e meno che meno l’Italia che del mediterraneo è il centro e il fulcro. Perché la caduta del legittimo e legale governo siriano provocherebbe proprio questo, l’affacciarsi di un nuovo vespaio di stile libico sulle coste prospicienti le nostre con il corredo di altre migliaia di profughi , veri e millantati, che verrebbero ad affollare le nostre strutture già collassate . Se poi affronto questo argomento dal mio peculiare punto di vista di Cattolico, la perdita delle comunità cristiane che ancora sopravvivono nella terra d’origine del cristianesimo e del loro patrimonio culturale millenario sarebbe un disastro di proporzioni apocalittiche. Ribalto quindi la tua domanda: “Quanto sta perdendo l’Italia con la sua politica di aggressione alla Siria?”

Come vedi il futuro della Siria?

Tenuto conto del fatto che la Siria sta subendo una aggressione internazionale finalizzata alla realizzazione di quel progetto di cui accennavo più sopra la sola speranza di sopravvivenza che le rimane è l’intervento a suo fianco di tutte quelle potenze che hanno capito la portata di ciò che è in corso e vogliono opporvisi. Con le sue sole forze la Siria nobile, umana, unita nelle sue differenze confessionali ed etniche che conosciamo non ha speranze. Se mi permetti una piccola digressione di carattere militare, abbiamo subito sulla nostra pelle nei giorni scorsi una piccola dimostrazione di quanto succedere nei prossimi mesi se non nelle prossime settimane. Coloro i quali hanno colpito il nostro albergo con due razzi di RPG7, per farlo, sono dovuti penetrare nella cerchia più ristretta e protetta di Damasco. Ci sono riusciti perché i controlli sono insufficienti . I controlli sono insufficienti perché, dopo quattro anni di guerra d’usura e circa 80.000 morti, l’Esercito Arabo Siriano manca di effettivi. E questi effettivi non possono essere rimpiazzati perché non è possibile effettuare una chiamata di leva perché gli uomini abili o sono già impegnati in milizie locali di autodifesa o sono sfollati o profughi. Irraggiungibili dalla cartolina precetto. Per cui solo l’intervento di molte migliaia di “Scarponi” alleati sul terreno potrebbe ribaltare la situazione. Russi e Iraniani sembrano averlo capito e questo riapre le speranze.

 

Patrizio Ricci

Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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