Wall street Journal riporta un episodio apparentemente marginale ma che è significativo perché palesa l’opacità del potere negli Stati Uniti e solleva un allarme anche per l’Europa, dove alcune decisioni cruciali sembrano scaturire più da dinamiche nascoste che da una reale democrazia rappresentativa.
La scena nello Studio Ovale
Nel cuore della politica americana, nello Studio Ovale, si è consumato un episodio emblematico. Durante un incontro, il presidente della Camera, Mike Johnson, ha chiesto al presidente Joe Biden conto di un ordine esecutivo che sospendere le esportazioni di gas naturale liquefatto (GNL).
Biden, con evidente sorpresa, avrebbe risposto di non ricordare di aver firmato alcun documento del genere. Solo l’intervento dei suoi assistenti, che hanno mostrato il documento in questione, ha permesso al presidente di riconoscerlo, riducendo però la portata della decisione a un semplice “studio preliminare.”
Johnson, incredulo, ha sottolineato l’impatto della scelta, dichiarando: “Signor Presidente, si rende conto di cosa implica questa decisione? Penalizza i nostri alleati, rafforza la Russia e danneggia la nostra economia!” Da questo episodio, Johnson ha tratto una domanda inquietante che continua a riecheggiare: “Chi sta realmente governando il Paese?”
Il potere dietro il potere
L’episodio non è solo un esempio di confusione politica, ma rivela un sistema decisionale che sembra sfuggire al controllo delle istituzioni democratiche. La domanda di Johnson su chi abbia “messo quel documento sulla scrivania” del presidente non è retorica. Essa punta il dito verso quello che spesso viene definito il Deep State: una rete di influenze composta da burocrati, lobbisti e attori economici che operano nell’ombra, al di fuori della supervisione pubblica e politica.
Questa dinamica non è però esclusiva degli Stati Uniti. Anche in Europa si assiste a un fenomeno simile, dove decisioni cruciali in ambiti come energia, economia e politica estera sembrano prese da élite tecnocratiche o sovranazionali, lontane dalla volontà popolare. I cittadini partecipano alle elezioni, ma le scelte decisive sembrano provenire da organismi ristretti e poco trasparenti.
Scelte controproducenti e i loro beneficiari
La sospensione delle esportazioni di GNL è un caso emblematico. In un momento in cui l’Europa cerca disperatamente alternative al gas russo, questa decisione appare controproducente, rafforzando la posizione strategica della Russia e indebolendo gli alleati occidentali. Tuttavia, non si tratta di semplice confusione: la decisione solleva il sospetto di essere il risultato di interessi strategici che favoriscono determinati gruppi, come il complesso militare-industriale e i grandi attori dell’energia, piuttosto che rispondere al bene comune.
La situazione in Europa: un sistema scollegato dai cittadini
Anche in Europa si intravede una governance sempre più distante dai bisogni reali delle persone. Politiche energetiche ed economiche, spesso presentate come inevitabili in nome della “transizione verde” o di obiettivi sovranazionali, stanno mettendo in difficoltà intere economie. La domanda su chi prenda realmente queste decisioni diventa inevitabile, poiché i leader eletti sembrano avere un ruolo sempre più marginale.
La crisi della democrazia rappresentativa
Ciò che emerge da questi episodi è un quadro preoccupante: la democrazia rappresentativa rischia di trasformarsi in un sistema in cui il potere reale è detenuto da pochi, lontano dallo sguardo pubblico. Le figure dei leader politici, un tempo simbolo di autorità e guida, appaiono sempre più come figure di rappresentanza, mentre le scelte chiave vengono prese in stanze chiuse, prive di trasparenza.
Un futuro incerto
L’episodio dello Studio Ovale non è un’anomalia isolata, ma il sintomo di una crisi sistemica che attraversa le democrazie occidentali. La domanda di Johnson – “Chi sta realmente gestendo il potere?” – non è solo un grido d’allarme per gli Stati Uniti, ma una riflessione valida anche per l’Europa. La posta in gioco è alta: se le decisioni cruciali continueranno a essere prese lontano dal controllo democratico, il rischio è quello di una progressiva erosione della fiducia nelle istituzioni, con conseguenze imprevedibili per l’ordine globale.
Ora più che mai, è necessario interrogarsi su chi detenga il vero potere e agire per riportare trasparenza e responsabilità nelle decisioni che determinano il futuro delle nostre società.
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