Una manipolazione antropologica, un crimine contro l’umanità
Fonte: Adriano Segatori
Pubblico questa considerazione senza alcuna copertura mediatica: in eventuali azioni legali non voglio che siano implicati direttori di testate, collaboratori o eventuali pubblicitari.
La responsabilità è tutta dello scrivente, che se la assume in termini etici e penali.
Quanto sta accadendo a contorno del Decreto di legge Zan supera ogni aspetto di carattere legislativo e normativo legato all’abusato concetto di discriminazione. Esso si inserisce in una operazione – dal carattere patologicamente perverso – di vera e propria falsificazione della natura e delle soggettività individuali.
I primari sentimenti religiosi, sociologici, politici o di altra natura sono esclusi – o quanto meno risultano come effetti e non come cause – da questa strategia dissolutoria dell’essenza stessa di genere umano.
L’australopiteco chiamata Lucy, scoperta nel 1974, morì per sfinimento e/o annegata mentre era incinta. Questo succedeva tre milioni e duecentomila anni fa. Partiamo da questa “banale” considerazione, e dal fatto che altre femmine prima di lei saranno state le creatrici di quella che è l’attuale umanità.
Creatività, generatività: il processo fondamentale attraverso il quale la razza umana si è riprodotta fino ai nostri giorni.
È inutile tirare in ballo ipotesi teologiche o elucubrazioni filosofiche sul principio primo di questa condizione – che sia nata dal caos primigenio, dalla mano di Dio o dalla volontà di un Demiurgo poco conta. Noi, che viviamo in questo millennio di decadenza, deriviamo da un atto di natura: l’incontro fisico, materiale tra due entità diverse – il maschio e la femmina.
Poi, certo, la cultura, lo sviluppo del pensiero, le competenze psichiche, le capacità evolutive hanno fatto la loro parte, migliorando le condizioni generali e, per certi versi, rendendole più complesse e complicate.
Tralasciamo, per questioni di tempo e di spazio, tutte le argomentazioni dell’etnologia e puntiamo al tanto deprecato argomento del maschio e della femmina, nonché delle sue naturali funzioni.
Fisiologicamente diversi, i due soggetti mantengono il ruolo di fecondatore e di generatrice, condizionati da elementi connaturati e vincolanti, quali il sistema genitale, quello ormonale, quello genomico fino al fenotipo esteriore. Su questo ogni opinione non solo è inutile, ma è priva di senso.
Entra in gioco, a questo punto, la questione della complementarità delle funzioni: quello accudente della madre e quello direttivo del padre. La prima preposta alla sopravvivenza, alla cura e alla formazione emotiva del bambino; il secondo investito della presentazione del limite, del tabù, della realtà. La faccenda è complicata, e migliaia di volumi delle scienze -psi la stanno a documentare.
L’azione in atto contro i bambini e la famiglia è criminale. <>, afferma un grande psicoanalista come Charles Melman, quando si pretende fluidità. <> e anche <<l’indegnità è divenuta norma>>, nel momento in cui l’Altro è materia da manipolare.
Siamo alla rivendicazione di un soggetto informe e variamente sperimentabile. L’irreale, corrispondente al contro naturale, è diventato l’incubo transumanista. <>, sottolinea Melman, e la manomissione identitaria, con il <>, con le <> ci pone davanti alla scelta <>. Decodificando questo concetto psicoanalitici, dobbiamo decidere se combattere per la verità – sempre più contrastata – o cedere alla menzogna – sempre più agevolata.
Che si sia alla fine di una civiltà e alla prevaricazione del Kali Yuga poco importa. Chi si trova davanti ad un crimine e non interviene è complice, indipendentemente dall’esito della sua azione.
Fonte: Adriano Segatori
Pubblico questa considerazione senza alcuna copertura mediatica: in eventuali azioni legali non voglio che siano implicati direttori di testate, collaboratori o eventuali pubblicitari.
La responsabilità è tutta dello scrivente, che se la assume in termini etici e penali.
Quanto sta accadendo a contorno del Decreto di legge Zan supera ogni aspetto di carattere legislativo e normativo legato all’abusato concetto di discriminazione. Esso si inserisce in una operazione – dal carattere patologicamente perverso – di vera e propria falsificazione della natura e delle soggettività individuali.
I primari sentimenti religiosi, sociologici, politici o di altra natura sono esclusi – o quanto meno risultano come effetti e non come cause – da questa strategia dissolutoria dell’essenza stessa di genere umano.
L’australopiteco chiamata Lucy, scoperta nel 1974, morì per sfinimento e/o annegata mentre era incinta. Questo succedeva tre milioni e duecentomila anni fa. Partiamo da questa “banale” considerazione, e dal fatto che altre femmine prima di lei saranno state le creatrici di quella che è l’attuale umanità.
Creatività, generatività: il processo fondamentale attraverso il quale la razza umana si è riprodotta fino ai nostri giorni.
È inutile tirare in ballo ipotesi teologiche o elucubrazioni filosofiche sul principio primo di questa condizione – che sia nata dal caos primigenio, dalla mano di Dio o dalla volontà di un Demiurgo poco conta. Noi, che viviamo in questo millennio di decadenza, deriviamo da un atto di natura: l’incontro fisico, materiale tra due entità diverse – il maschio e la femmina.
Poi, certo, la cultura, lo sviluppo del pensiero, le competenze psichiche, le capacità evolutive hanno fatto la loro parte, migliorando le condizioni generali e, per certi versi, rendendole più complesse e complicate.
Tralasciamo, per questioni di tempo e di spazio, tutte le argomentazioni dell’etnologia e puntiamo al tanto deprecato argomento del maschio e della femmina, nonché delle sue naturali funzioni.
Fisiologicamente diversi, i due soggetti mantengono il ruolo di fecondatore e di generatrice, condizionati da elementi connaturati e vincolanti, quali il sistema genitale, quello ormonale, quello genomico fino al fenotipo esteriore. Su questo ogni opinione non solo è inutile, ma è priva di senso.
Entra in gioco, a questo punto, la questione della complementarità delle funzioni: quello accudente della madre e quello direttivo del padre. La prima preposta alla sopravvivenza, alla cura e alla formazione emotiva del bambino; il secondo investito della presentazione del limite, del tabù, della realtà. La faccenda è complicata, e migliaia di volumi delle scienze -psi la stanno a documentare.
L’azione in atto contro i bambini e la famiglia è criminale. <>, afferma un grande psicoanalista come Charles Melman, quando si pretende fluidità. <> e anche <<l’indegnità è divenuta norma>>, nel momento in cui l’Altro è materia da manipolare. Siamo alla rivendicazione di un soggetto informe e variamente sperimentabile. L’irreale, corrispondente al contro naturale, è diventato l’incubo transumanista. <>, sottolinea Melman, e la manomissione identitaria, con il <>, con le <> ci pone davanti alla scelta <>. Decodificando questo concetto psicoanalitici, dobbiamo decidere se combattere per la verità – sempre più contrastata – o cedere alla menzogna – sempre più agevolata.
Che si sia alla fine di una civiltà e alla prevaricazione del Kali Yuga poco importa. Chi si trova davanti ad un crimine e non interviene è complice, indipendentemente dall’esito della sua azione.
(fonte: https://www.ariannaeditrice.it/articoli/una-manipolazione-antropologica-un-crimine-contro-l-umanita)